L'Editoriale
Martedì 25 Luglio 2023
Elon Musk, la distanza tra realtà e percezione
IL COMMENTO. Nell’anno di grazia 2023, l’uomo più ricco del mondo - Elon Musk - è anche una delle persone più desiderose di dire la sua nell’agorà mondiale e allo stesso tempo una delle più restie a lisciare il pelo di quello che potremmo definire «l’Opinionista Collettivo».
Una situazione irrituale, a giudicare dai precedenti storici, e non priva di utili spunti di riflessione per noi europei, in queste ore in cui dibattiamo sull’ultimo annuncio del capo azienda di Tesla e SpaceX che adesso intende trasformare la piattaforma social «Twitter» in una nuova creatura di nome «X». Iniziamo osservando che Musk - con la sua ricchezza netta stimata in circa 235 miliardi di dollari - a differenza di tanti suoi colleghi (o predecessori) miliardari non disdegna il ruolo di co-protagonista in quei dibattiti che più scaldano e dividono l’opinione pubblica globale. L’imprenditore statunitense di origini sudafricane, per esempio, nell’autunno del 2022 ha rilevato Twitter per 44 miliardi di dollari motivando la scalata con le sue convinzioni da «assolutista» della libertà d’espressione, costringendo così sulla difensiva una numerosa schiera di concorrenti, pensatori e utenti ormai convinti che il dibattito online sia possibile solo a condizione di una «moderazione» dei contenuti sempre più occhiuta e precisa.
Lo stesso Musk, in modo ovviamente legittimo ma apparentemente inspiegabile per un businessman che dovrebbe essere attentissimo alla propria immagine, si è lanciato in dibattiti infuocati - e non sempre equilibratissimi - sul futuro della guerra russa in Ucraina, sul ruolo dei vaccini e dei lockdown nel periodo della pandemia da Covid, sugli eccessi del politicamente corretto e sui pericoli della denatalità che affligge l’Occidente. Senza contare che il miliardario non disdegna di prendere posizioni nette, anch’esse legittime intendiamoci, sul presente e sul futuro della politica degli Stati Uniti, la prima potenza economica mondiale. Infine, è impossibile soprassedere sul fatto che uno dei più originali innovatori dei nostri giorni abbia promosso di recente un appello a favore di una moratoria su alcuni esperimenti nel campo dell’Intelligenza artificiale, di nuovo alimentando un’accesa discussione in materia. Cui prodest?
Ciascuno di noi potrà farsi la propria idea sulle convinzioni più intime del «Musk-opinionista», ma tutti faremmo bene a tenere distinte certe variopinte prese di posizione - quasi sempre rilanciate e amplificate con toni scandalistici nel circo mediatico - dalle imprese del «Musk-imprenditore». Perché mentre Musk nel mondo virtuale sfida a suon di tweet il concorrente Mark Zuckerberg a raggiungerlo su un ring, nel mondo reale - è notizia di questi giorni - lo stesso Musk convince colossi dell’industria automobilistica come Gm, Ford, Nissan e Mercedes a scegliere lo standard «Nacs» inventato da Tesla per ricaricare le proprie auto negli Stati Uniti, lanciando un guanto di sfida mondiale ben più concreto alle aziende concorrenti di tutto il mondo che sono alle prese con la transizione ecologica. Il maggiore avanzamento tecnologico e la crescente diffusione dei punti di ricarica Tesla, insieme alla più recente scelta di marketing che li ha resi accessibili anche a utenti non-Tesla, hanno contribuito a piegare momentaneamente la concorrenza. Né è finita qui. Se da una parte Musk rende furiosi i sacerdoti del politicamente corretto a suon di «meme» rilanciati sui social, dall’altra parte lo stesso Musk sta distanziando gli inseguitori nella strategica corsa per l’aerospazio. Il miliardario americano, anche in questo campo, accresce il proprio vantaggio a partire da intuizioni imprenditoriali - poi concretamente realizzate - come quella di recuperare i razzi lanciati e ridurre così i costi delle missioni spaziali.
Non a caso oggi le autorità federali americane si rivolgono spesso e volentieri all’azienda SpaceX di Musk per le proprie missioni, e perfino i vertici dell’Agenzia spaziale europea (Esa) sono arrivati ad auspicare l’apparizione di un «Musk europeo» dopo aver registrato battute d’arresto nei progetti pubblici continentali. Invece di perdere tempo a polemizzare su questa o quella sparata di Musk, come europei faremmo bene a trarre qualche utile lezione dalla sua carriera imprenditoriale.
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