L'Editoriale
Mercoledì 01 Aprile 2020
Draghi, «ariete»
della Lega
La cautela è d’obbligo e la marcia resta col freno a mano, però è un fatto che il comitato tecnico-scientifico istituito dal governo per affrontare la pandemia ha cominciato a discutere del «dopo», cioè del ritorno alla normalità. Tutti si chiedono quanto tempo dovremo ancora aspettare chiusi in casa, e soprattutto quale sarà la realtà socio-economica dell’Italia nella convalescenza. La Confindustria ieri forniva numeri da bollettino di guerra in una previsione di crollo del Pil di almeno il 6%, mentre per il debito l’ipotesi corrente è di un pesantissimo 150% sul Pil. Dietro i numeri si nasconde l’ansia di chi vorrebbe riaccendere il motore. Il governo, a quanto si capisce, si affida appunto ai tecnici e agli scienziati. I quali ieri, cominciando a parlare del futuro, hanno per prima cosa suggerito che il lock-down sia prorogato fino a Pasqua, e poi si vedrà.
Dipenderà dai numeri dei contagi, ovviamente, e dalla estensione del virus verso il Sud Italia, ma la parola d’ordine resta: gradualità. Molto prudentemente si è evocata la possibilità di riportare in attività alcune filiere industriali come quelle delle macchine agricole e dei ricambi industriali, e non è passato inascoltato l’appello della Federacciai a considerare che, a differenza di noi, le acciaierie francesi e tedesche non si sono fermate.
A Palazzo Chigi e a via XX Settembre dividono il lavoro tra il prossimo decreto «Aprile», che conterrà altre misure di sostegno per almeno 25 miliardi, e la trattativa in corso all’Eurogruppo per arrivare ad una soluzione comune di risposta al Coronavirus superando le cocciute chiusure di tedeschi e olandesi di fronte a qualunque ipotesi di eurobond, anche finalizzati alla pandemia. La quantità di proiettili che possiamo approntare per difendere imprese e famiglie dalla recessione dipende in buona parte dalle decisioni che si prenderanno a Bruxelles.
L’opposizione di centrodestra, in questo contesto, incontrerà questa mattina il presidente del Consiglio: Conte illustrerà a grandi linee il decreto in gestazione mentre Salvini, Meloni e Berlusconi porteranno le loro proposte. È stato proprio il leader della Lega a elencarne alcune che consistono in condoni («pace fiscale ed edilizia»), emissione speciale di titoli di Stato a lunga gittata riservata agli italiani, la distribuzione di 1.000 euro mensili a chi ne faccia richiesta, oltre all’aumento della provvidenza a favore di professionisti e partite Iva. Salvini lamenta che il governo oggi si presenterà a decisioni già prese e torna sulla sua idea di un governo di unità nazionale giustificato dall’emergenza. Questa volta però spunta, per bocca del capogruppo leghista Molinari, una novità importante: nell’idea del Carroccio l’unità nazionale dovrebbe escludere il M5S, ossia il partito che in questa legislatura e in questo Parlamento (nel futuro vedremo) comunque detiene la maggioranza dei deputati e dei senatori. Va da sé che la loro esclusione si porterebbe dietro anche il dimissionamento di Giuseppe Conte considerato da Salvini e Meloni inadeguato ad affrontare gli enormi problemi sul tappeto. Al posto di Conte, Salvini continua a proporre Mario Draghi. Non è chiaro se l’ex presidente della Bce nutra qualche interesse per questo tipo di prospettiva però l’insistenza sul suo nome fa emergere una contraddizione della linea salviniana: quello presieduto da Draghi sarebbe ovviamente un governo europeista, ben lontano dalla linea euro-ostile di Lega e Fratelli d’Italia. Tanto per fare un esempio: anche ieri Salvini e Meloni hanno dichiarato la loro vicinanza al sovranista Viktor Orban, il premier ungherese che ha assunto i pieni poteri secondo la sua idea autoritaria di «democrazia illiberale». Una posizione che porta i sovranisti italiani in conflitto con mezza Europa: come potrebbe proprio Draghi governare da Palazzo Chigi una simile contraddizione?
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