Dopo l’anestesia
torni lo sviluppo

Il futuro prossimo della nostra economia oggi boccheggiante viene descritto con il disegnino di una lettera maiuscola. Se sarà una V, cioè una rapida discesa seguita da una pari risalita, vorrà dire che saremo sopravvissuti. Se sarà una L, cioè una caduta drastica seguita da una prosecuzione piatta, sarà la fine di una potenza economica mondiale. Addio G8. Forse per scaramanzia, il Governo prevede una lettera che non c’è nell’alfabeto: una caduta seguita da un rimbalzino, una specie di L che tenta di rialzare la gambetta. Tutti gli osservatori (ultima la stessa Unione Europea che parla di -9,5) sono molto pessimisti e lo stesso ministro Gualtieri indica il -8 e qualcosa, con rimbalzo il prossimo anno del 4% e qualcosa.

Per capirsi, a livello di media mondiale, secondo il Fmi, la caduta dovrebbe limitarsi al 3% e il recupero salire quasi del doppio! Ricordiamoci che dalla crisi del 2008, che segnò una perdita del 10%, l’Italia aveva recuperato, sì e no, l’8%. E con un Pil inferiore del 20% a quello di 11 anni prima, già riteneva di poter elargire redditi di cittadinanza e pensioni anticipate. La ripresa stava faticosamente manifestandosi, ed era il momento per investire non per dare sussidi, poi è venuta la catastrofe.

Oggi, siamo in una fase del tutto anomala, di sospensione non certo dell’austerità (chi era costei?) ma delle regole di base della politica economica e di assenza di vincoli di spesa. Sembra un Bengodi e se non ci stiamo attenti, ci crediamo. Siamo entrati nella pandemia al 137% del Pil, e ci avviamo sopra il 155%, 190 miliardi da aggiungere ai 2.446 esistenti.

Il debito è al momento uno straordinario anestetico, tanto più se siamo autorizzati da Bruxelles a non farci caso. Colti da improvvisa ebbrezza di manovre «mai viste», facciamo persino i difficili sul Mes. Tanto, Francoforte compra i nostri debiti mensili… Quest’anno saranno 550 miliardi lordi, e la dice lunga che il risparmio normale ne finanzierà a fatica il 10%. Stiamo per diventare Bce dipendenti e non ce ne accorgiamo? Intanto, aspettiamo il «Recovery fund» che forse conterrà un’altra possibilità inedita, destinando una (modesta?) percentuale di stanziamenti non a debito ma «a fondo perduto».È il sogno di un momento come questo, in cui la priorità è ricapitalizzare un sistema di imprese piccole, che non hanno liquidità.

Per salvare un sistema economico importante come quello italiano, forte nell’export e nell’originalità dei prodotti, l’eccezione ci può teoricamente stare. È un interesse nazionale, ma anche europeo, che stia in piedi il tessuto della nostra piccola impresa, specie dei servizi (turismo, commercio, ristorazione). Dunque, si giustifica l’eccezione degli interventi pubblici anche «a fondo perduto». Purché siano, come diceva Milton Friedman, abbondanti, immediati e a termine. Meglio direttamente nei conti correnti (come in Usa e a Hong Kong) o con cancellazione di imposte. Così come sono importanti le casse integrazioni straordinarie, per sostenere l’occupazione.

Ma c’è un limite temporale, poi il sistema deve rialzarsi. Non si può andare avanti - questo è il punto fondamentale - a forza di denaro che si spera sia buttato a pioggia dagli elicotteri pubblici. In questo ha ragione il nuovo presidente di Confindustria Bonomi che ricorda una regola elementare: lo sviluppo si fa con gli investimenti, e aiutare le imprese non significa indebitarle sempre più. Così le si consegna al fallimento o ad una nuova proprietà statale.

Deve assolutamente ripartire il dinamismo naturale del mercato. Occorrono investimenti, sgombrando con coraggio il campo dai tanti orpelli burocratici. Le infrastrutture già finanziate o pronte devono partire subito: è lavoro vero, è una macchina che gira. Vedremo presto l’entità di questo «fondo perduto». Il «recovery» sarà avaro, temiamo, specie dopo l’alert della Corte suprema tedesca, mentre resta intatto il giudizio nordico, o il pregiudizio, sull’Italia che spreca, fa regali elettorali, evade le tasse ed è paralizzata dalla burocrazia. E scoraggia, aggiungiamo noi, gli investimenti esteri con una golden power suicida.

Ricordiamoci che l’anestesia toglie il dolore, ma poi devi svegliarti.

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