L'Editoriale
Venerdì 31 Gennaio 2025
Dieci anni al Quirinale, una parola sola: grazie
ITALIA. Agli inizi del secolo scorso, due contadini in cerca di fortuna s’imbarcarono su un bastimento non molto in arnese diretto nelle Americhe. Mentre uno di loro dormiva nella stiva, l’altro stava sul ponte a guardare l’Oceano in tempesta.
Il piroscafo era sbattuto a destra e a manca da onde altissime, così, in preda alla paura, l’uomo chiese a un marinaio se fossero in pericolo. «Se continua così - fu la risposta - tra mezz’ora la nave affonderà». Il contadino, terrorizzato, si precipita nella stiva, sveglia il compagno di viaggio e gli grida «Beppe, Beppe, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento andrà a fondo». «E che m’importa - rispose l’amico - non è mica mio!».
«La Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune: perché, se va a fondo, va a fondo per tutti, questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta, per ciascuno di noi, della propria dignità d’uomo» diceva Piero Calamandrei
Piero Calamandrei - il grande giurista, scrittore e uomo politico, tra i fondatori del Partito d’Azione e tra gli artefici della nostra Costituzione - raccontava questa storiella agli studenti universitari milanesi nel 1955, per spiegare loro quanto fosse necessario contrastare «l’indifferentismo» alla politica - «così bello, così comodo, quando si vive in regime di libertà» - proprio per non perderla - quella libertà - su cui è necessario vigilare ogni giorno «dando il proprio contributo alla vita politica». «Vedete - disse ancora Calamandrei in quella circostanza - seppur scritta in articoli che dal punto di vista letterario non sono belli, la Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune: perché, se va a fondo, va a fondo per tutti, questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta, per ciascuno di noi, della propria dignità d’uomo».
Una lezione di vita
Sergio Mattarella - che proprio oggi «festeggia» dieci anni da Presidente della Repubblica - non era tra quegli studenti, aveva solo 14 anni, ma quella lezione la conosce benissimo, e non perché l’ha imparata a memoria (o non soltanto), ma perché l’ha fatta propria, l’ha vissuta, l’ha difesa, l’ha «impastata» con la vita di ogni giorno, trasformando la nostra Carta Costituzionale in un vessillo da sventolare con orgoglio, perché simbolo concreto della democrazia e della dignità del nostro Paese. Quella dignità al cui valore sociale deve essere affiancato «un significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società». Quella dignità, ha ribadito più volte il Capo dello Stato, che deve essere «come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile».
Il bastimento Italia
Dovendo mantenere ben salda la rotta del bastimento Italia nel periglioso mare in cui è costretto a navigare nell’ultimo decennio, non sappiamo se oggi Mattarella festeggerà davvero il faticoso anniversario. Certo è che per noi italiani averlo al Colle è garanzia di giustizia, di libertà, di equità. Fin dal suo primo giuramento davanti al Parlamento, ha promesso di essere garante della Costituzione e di rappresentare l’unità nazionale, anche quella «costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini», pur sapendo bene che proprio quest’ultima unità rischiava (e rischia tuttora) «di essere difficile, fragile, lontana».
A distanza di dieci anni, la parola data da Mattarella agli italiani è stata mantenuta, e lo dimostrano la popolarità, l’affetto e i bagni di folla con cui viene accolto in ogni angolo dello Stivale. Che raggiunge senza risparmiarsi, nonostante le 83 primavere che porta sulle spalle, e senza mai far venire meno quelle lezioni di civiltà che ne fanno una sorta di «educatore itinerante» dentro e fuori i confini del Paese
A distanza di dieci anni, la parola data da Mattarella agli italiani è stata mantenuta, e lo dimostrano la popolarità, l’affetto e i bagni di folla con cui viene accolto in ogni angolo dello Stivale. Che raggiunge senza risparmiarsi, nonostante le 83 primavere che porta sulle spalle, e senza mai far venire meno quelle lezioni di civiltà che ne fanno una sorta di «educatore itinerante» dentro e fuori i confini del Paese. A volte tessitore delle migliori strategie, a volte rammendatore (più o meno nascosto) degli strappi tra società e politica, ma sempre con il bene comune come fine, ha costantemente infilato nella stretta cruna dell’ago il robusto filo con cui è intessuta la nostra Carta Costituzionale, letta, riletta e interpretata con rigore e con scrupolo, facendone un’impronta indelebile del proprio essere uomo e cittadino. E chi giustifica le fortune del Presidente con la pochezza dei protagonisti dell’attuale scena politica italiana, ha il fiato corto.
Il prestigio internazionale
Mattarella gode di un prestigio internazionale indiscusso, che mette in campo sia a tutela dell’immagine e degli interessi dell’Italia in Europa e nel mondo (si veda, ad esempio, il caso Fitto) sia a tutela dei valori fondamentali e imprescindibili della dignità umana in ogni angolo del pianeta. Raffinato diplomatico, che trae linfa dalla forza delle sue doti morali e intellettuali, Mattarella è capace di dire ciò che pensa - e con grande autorevolezza - anche se di fronte non ha esattamente un paladino delle libertà di un popolo e di una nazione. L’esempio più recente durante la «Lectio magistralis» che il Capo dello Stato ha tenuto all’università Beida di Pechino.
La diplomazia internazionale
Sulla scia di Marco Polo e Matteo Ricci, ha saputo elaborare un capolavoro di diplomazia capace di tenere in campo temi sensibilissimi quali la pace, il dialogo, i rapporti con la comunità internazionale, la guerra in Ucraina e in Medio Oriente. «Un dialogo tra Pechino e l’Unione Europea fluido, responsabile e approfondito anche in ambito politico e strategico - ha detto tra l’altro Mattarella -, rappresenterebbe un valore. Lo richiedono, del resto, questioni complesse che riguardano tutti noi. Tra queste non è in secondo piano la tutela e la promozione della dignità di ogni persona. Ribadire principi che rappresentano un presidio di civiltà, indipendentemente dai contesti politici, economici o culturali, non esprime interferenza nei confronti di alcuno. È, piuttosto, un invito – di valore universale, fatto innanzitutto a sé stessi – per comportamenti coerenti con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che impegna l’intera Comunità internazionale». Chiarezza e onestà intellettuale e morale. Non serve aggiungere altro.
Contro demagogia e populismo
Demagogia e populismo, del resto, hanno proprio Sergio Mattarella tra i più fieri oppositori, con il suo patrimonio di coerenza e vigore ideale. Verso questi atteggiamenti, il Capo dello Stato nutre un’avversione profonda e sincera, rimarcata con pacatezza e sempre con spirito costruttivo, mai divisivo, anche quando il livello dello scontro politico all’interno del Paese non è dei più semplici. Ancora una volta c’è, in questo corredo intellettuale e di passione civile, il cattolico e il giurista (non a caso i maestri del parlamentarista Mattarella sono stati uomini come Costantino Mortati e Leopoldo Elia) che vede nei valori della Costituzione il fondamento della cittadinanza, la «casa comune». In dieci lunghi e tribolati anni sul Colle, Mattarella ha dunque mantenuto fede alle promesse fatte: è stato, in sostanza, un galantuomo. E c’è solo una parola che si merita: «Grazie».
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