Di fronte alla guerra nessuno può distrarsi

Il commento. Poi c’è la terza guerra mondiale… Papa Francesco non prova nemmeno a dissimulare la gravità della situazione. E non adopera più quell’aggiunta «a pezzi», per evitare che qualcuno si possa ritagliare un’oasi di tranquillità, mimetizzandosi tra i cocci.

Non c’è posto nella sua analisi per una ragione selettiva, perché il rischio di orientare la comprensione della realtà in una direzione che permette di chiamarsi fuori è troppo elevato. Oggi occorre guardare in faccia alla narrazione brutale e saper decifrare una complessità globale inquinata da carichi di morte, di cui il conflitto ucraino è stato solo l’ultima più crudele scintilla. Nell’omelia della Messa per la Giornata mondiale dei poveri, il Papa ha spiegato cosa sta accadendo a causa di un intreccio di crisi senza precedenti. Eppure il suo non è stato una sorta di stress test, non ha suonato alcun campanello di allarme, perché da tempo tutti i campanelli suonano a distesa.

Continuare a ragionare su una terza guerra mondiale a pezzi può costituire un alibi? Francesco ne è convinto e già nel recente viaggio in Bahrain aveva deciso di abbandonare un’analisi che è diventata (purtroppo) parziale. Così ieri mattina nella Giornata più evocativa del carattere del suo Pontificato, quell’attenzione ai poveri e alle cause della povertà di cui da quasi dieci anni parla e scrive praticamente in ogni contesto, ha spiegato come si declina la terza guerra mondiale, da cosa viene il tragico processo odierno e come si mettono a fuoco le circostanze che ci impediscono di vedere e di ascoltare il grido dei più deboli.

Il conflitto in Ucraina ha presentato al mondo intero costi che via via si sono moltiplicati e hanno aggravato un quadro economico globale già compromesso dalla pandemia e dalle crisi ambientali. Ha usato i tempi dei verbi al presente e ciò ha reso il suo racconto ancora più doloroso. Ha detto: «Vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargarsi dei conflitti». Eppure molti non vedono, confidano nell’incertezza, sperano di proteggersi, tenendosi a distanza e osservando con indifferenza. Francesco smaschera quella che ormai non è più solo una tentazione, ma è diventata un prassi. C’è chi si è convinto che l’apocalisse è dietro l’angolo, chi emotivamente si abbandona alla paura e cerca riparo dalle bollette e dai migranti consultando oroscopi, immagine efficace di Bergoglio che forse esagera citando maghi, ma centra la questione poiché oggi sono sempre di più quelli che credono a complotti e si affidano a «messia» improponibili, che agiscono per mobilitare consenso.

La realtà è invece molto più semplice nel suo funesto intreccio di crisi, che declinano i conflitti, così come è sereno il messaggio di Bergoglio quando sollecita a «non difendersi dalla storia», perché lì dentro c’è Dio, quello che «risolleva sempre». Tuttavia della storia, per evitare lo scoraggiamento, è indispensabile conoscere sfide e teorie, dimensioni ideologiche e trappole emotive, comprese le parole d’ordine che alcuni distribuiscono qui e là apparentemente per sollecitare soluzioni pragmatiche, che in realtà non sono altro che potenti armi di distrazioni di massa per giustificare le più odiose politiche di scarto di esseri umani, conseguenza dei conflitti armati e dei conflitti ambientali. L’esempio perfetto riguarda il concetto di sicurezza, quanto di più discutibile e manipolabile esista, sul quale non c’è affatto bisogno di fare i furbi, approfittando della situazione generale di fame, guerra e malattie. Bergoglio ieri ha chiesto di «non avere paura», di «cogliere le occasioni», di «cercare opportunità»: «Oggi, ognuno di noi».

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