L'Editoriale
Domenica 27 Ottobre 2024
Destra e sinistra e la realtà deformata
ITALIA. Ci aspettavamo una nuova Le Pen e ci ritroviamo un Draghi in gonnella. In questo enunciato si potrebbe icasticamente condensare il giudizio sul primo biennio di governo della Meloni.
Sarebbe quindi tempo che le due parti in lotta - destra e sinistra- ne prendessero atto invece di continuare a recitare la parte in commedia nella quale ripetono fino alla noia un copione decisamente datato. Si perpetua una sorta di gioco degli specchi, in cui destra e sinistra si rispecchiano l’una nell’altra. Per un verso, la destra continua a dirsi orgogliosa della sua tradizione politica, che affonda le radici nel neofascismo, con ciò offrendo il fianco alla sinistra per parlare di incombente pericolo fascista. Per un altro, Fratelli d’Italia finge di star attuando l’originario programma elettorale, quando era una destra d’opposizione, senza accorgersi che la Meloni nella sua azione di governo su almeno due punti, politica estera ed economia (scusate se è poco) se n’è allontanata di gran corsa.
Si perpetua una sorta di gioco degli specchi, in cui destra e sinistra si rispecchiano l’una nell’altra. Per un verso, la destra continua a dirsi orgogliosa della sua tradizione politica, che affonda le radici nel neofascismo, con ciò offrendo il fianco alla sinistra per parlare di incombente pericolo fascista
La conseguenza è che Pd e M5S nel condurre la loro battaglia d’opposizione non sanno bene che pesci pigliare. Oscillano tra l’accusare il governo di seguire un indirizzo decisamente illiberale, addirittura securitario (su immigrazione e ordine pubblico) e al contempo di adottarne uno troppo liberale (su politica sociale, riduzione del welfare, privatizzazioni) e ancora, di invocare serietà nella gestione finanziaria (vedi l’accusa di aver procurato addirittura un danno erariale all’Italia con la dilapidazione di quasi un miliardo per il centro per rifugiati in Albania) e insieme censurare una politica di bilancio troppo severa.
I rating positivi per l’Italia
Non considerano che il nuovo Patto di stabilità europeo, che obbliga ad una riduzione progressiva del disavanzo pubblico, grazie alla severità adottata dal governo nel redigere la legge di bilancio, ha dato anche dei buoni frutti. Ha appena ricevuto l’apprezzamento di importanti agenzie di rating, come Fitch e S&P, e dei mercati (vedi la richiesta monstre di 200 miliardi all’ultima asta dei Btp). Si parlava sopra di un gioco degli specchi. È il gioco per cui Fratelli d’Italia continua a baloccarsi sull’orgoglio del proprio passato di destra non accorgendosi che in tal modo mette piombo nelle ali della Meloni.
Chiuderemmo così la troppo lunga stagione di una democrazia paralizzata dal rinfaccio reciproco, di destra e sinistra, di essere solo la controfigura deformata delle consorelle europee
Non solo, spinge anche la sinistra a perseverare nel rivolgere al partito della premier l’accusa di rimanere la destra antidemocratica di sempre. Sarebbe venuto il momento per entrambe le parti di prendere atto della svolta avviata dalla Meloni: almeno in politica estera e in politica economica ormai svincolata da qualsiasi suggestione populista. Accettando il confronto su questa base, i due poli si metterebbero sulla buona strada per dotare il nostro Paese di una destra conservatrice e di una sinistra riformista, entrambe di stampo europeo.
La «democrazia normale»
Chiuderemmo così la troppo lunga stagione di una democrazia paralizzata dal rinfaccio reciproco, di destra e sinistra, di essere solo la controfigura deformata delle consorelle europee. Potremmo avere insomma la tanto invocata, e mai realizzata, «democrazia normale», ossia una democrazia in cui il confronto tra maggioranza e minoranza si eserciti su programmi di governo credibili, e non sulla rincorsa a chi è più generoso quando sta all’opposizione, per diventare poi austero quando siede al governo.
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