L'Editoriale
Domenica 26 Gennaio 2025
Democrazie, leadership in crisi di consensi
MONDO. La crisi di leadership delle democrazie occidentali nell’indagine di «Morning Consult».
Il «Wall Street Journal» ha recentemente dato grande spazio a un’indagine svolta dalla società americana di sondaggi online «Morning Consult», realizzata per valutare il tasso di approvazione dei leader delle principali 25 democrazie del mondo. Ebbene, l’indagine ha messo in evidenza come gli indici di gradimento dei leader dei Paesi delle grandi democrazie occidentali stiano crollando. Al contrario, i leader alla guida di Paesi nei quali esistono ancora grosse sacche di povertà, come ad esempio Nerendra Modi (India), Javier Milei (Argentina) e Claudia Sheinbaum (Messico), godono di una ben maggiore popolarità attestata da indici di gradimento che superano il 50%. In Francia, dopo la caduta del governo Barnier, la popolarità del presidente Emmanuel Macron è al 19%. In Inghilterra il gradimento del neo primo ministro Keir Stazner dal momento del suo insediamento a oggi è sceso dal 59% al 30%. In Spagna Pedro Sanchez è apprezzato dal 32% della popolazione, in Germania il cancelliere Olaf Scholz addirittura solo dal 18%, in Canada il primo ministro uscente Justin Trudeau dal 25%. Solo di poco superiore era il consenso accreditato all’allora presidente statunitense Joe Biden, che si attesta al 37%. La nostra premier Giorgia Meloni si pone in Europa al primo posto come gradimento con il 38%, anche lei comunque ben lontana da livelli ritenuti pienamente apprezzabili.
La crisi dei sistemi democratici
La maggior parte degli analisti politici sostiene che questa generalizzata decrescita dei consensi sia per lo più riconducibile a una marcata crisi dei sistemi democratici. I vari partiti, anche in situazioni di tangibile gravità socioeconomica, pur di non perdere popolarità e compromettere gli esiti elettorali si dimostrerebbero incapaci di assumere i provvedimenti più opportuni. Per gli esperti di «Morning Consult», più che sulla crisi dei sistemi democratici ci si dovrebbe invece soffermare sulla scarsa autorevolezza dimostrata dai leader di governo nel dare risposte adeguate a grandi problemi. Questi sono soprattutto riconducibili alla scarsa crescita dell’economia reale, all’aumento dell’invecchiamento delle popolazioni e all’imperversare di flussi migratori provenienti da paesi estremamente poveri o interessati da guerre tremende e persistenti. Da tempo ormai la crescita dell’economia è quasi prossima allo zero in quasi tutti i paesi europei. In Francia e Germania si evidenziano sintomi di recessione.
Le difficoltà da affrontare
Le retribuzioni medie in quasi tutti i Paesi ricchi sono, tenuto conto dell’elevata inflazione, inferiori a quelli di cinque anni fa. Il divario tra ricchi e poveri è aumentato in modo iniquo e non più sopportabile. Si sta assistendo, in maniera più o meno accentuata, a un generale invecchiamento della popolazione e ad una conseguente crisi demografica che comporta maggiori costi per pensioni e per l’assistenza sanitaria. In presenza di economie stagnanti che non consentono le opportune entrate fiscali, si renderebbero necessari un aumento delle tasse per i ceti più abbienti e un contenimento selettivo della spesa pubblica. Interventi questi che nessun Capo di Stato si assumerebbe la responsabilità di realizzare a discapito della propria popolarità. Molti leader europei hanno piuttosto fatto cospicuo ricorso all’indebitamento, con il pericolo di compromettere, più di quanto non lo siano già, gli equilibri di bilancio dei rispettivi paesi. Il debito pubblico dei Paesi del G7, mediamente pari al 70% nel 2001, ha attualmente raggiunto il 124%. Molti elettori, seguendo i facili proclami di alcuni leader sovranisti del tutto incapaci di gestire il fenomeno migratorio facendolo diventare una preziosa fonte di crescita economica, sono continuamente indotti a temere che le scarse risorse disponibili siano in buona parte utilizzate per aiutare gli immigrati.
Intanto i consensi dei leader decrescono, a fronte di sempre più evidenti mancanze di vera leadership. Insomma, i dati allarmanti di «Morning Consult» certificano ciò che appare sempre più palese agli occhi di noi cittadini d’Occidente. A fronte di tanti, troppi, leader deboli e mediaticamente telecomandati, mancano i veri condottieri. Coloro che rimangono nei libri di storia perché hanno avuto il coraggio e la lealtà di fare coincidere pensiero, visione e azione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA