Democrazia averne cura non è lusso ma necessità

ITALIA. Qualche giorno fa, Sergio Mattarella, alla cerimonia per lo scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile, ha pronunciato un discorso che dovremmo ascoltare con più attenzione di quanto siamo soliti fare.

Non era il solito esercizio di retorica istituzionale, ma un’analisi lucida e preoccupata dello stato della democrazia, in Italia e nel mondo. Un discorso che somiglia a un grido d’allarme, rivolto non solo ai politici, ma a noi tutti. Perché se c’è una cosa che dovremmo aver imparato dalla storia, è che la democrazia non è mai al sicuro.

«I nuovi padroni del mondo»

Il presidente della Repubblica non si è limitato a osservare i nostri confini. Ha puntato il dito contro quei regimi autoritari che, dietro la facciata di forza, nascondono un’incapacità cronica di rispondere ai bisogni dei popoli. Ma il vero colpo lo ha sferrato contro i nuovi «padroni del mondo», i miliardari globali che con le loro criptovalute e i loro imperi finanziari stanno svuotando gli Stati delle loro prerogative fondamentali: il controllo della moneta e il monopolio dell’uso della forza. Personaggi come Elon Musk – e non è l’unico – non rispondono a nessuno, eppure dettano le regole di interi settori economici e, di riflesso, delle nostre vite.

Il pericolo dell’astensionismo nelle democrazie

Ma guai a pensare che il pericolo venga solo dall’esterno. L’inquilino del Quirinale ha messo il dito nella piaga più dolorosa: l’astensionismo. Una democrazia senza popolo, ha detto, è una democrazia «di fantasmi». Un’immagine che fa venire i brividi, ma che descrive perfettamente lo stato delle cose. Non votiamo, non partecipiamo, non crediamo più nelle istituzioni. E così facendo, diamo una mano a chi la democrazia vuole demolirla davvero.

Le divisioni e le disuguaglianze

E non finisce qui. Mattarella ha denunciato la polarizzazione crescente, quella che trasforma ogni discussione in una guerra tra amici e nemici. Persino sui temi più cruciali – cambiamento climatico, vaccini, scienza – siamo incapaci di trovare un terreno comune. È un suicidio lento, che avviene mentre la classe media, storica garanzia di equilibrio e stabilità, viene erosa da disuguaglianze insostenibili.

Eppure, è proprio il «corpaccione del ceto medio», per dirla alla de Rita, con i suoi lavoratori nei vari settori, le sue libere professioni, i funzionari dell’amministrazione, i suoi imprenditori e commercianti del commercio, dell’artigianato e dell’imprenditoria, a rappresentare un pilastro della democrazia. Senza di essa, la società si radicalizza, dividendo la popolazione tra un’élite privilegiata e una massa indistinta (e povera) di esclusi.

E non possiamo ignorare che l’equità dei salari, elemento fondamentale per una vera coesione sociale, non è ancora garantita per tutti. La disparità tra categorie, settori e, in modo particolare, tra generi, resta un vulnus evidente. E nessuno dice nulla. Lo stesso Mattarella ha riconosciuto: «Avvertiamo i timori che attraversano le nostre società e, talvolta, oscurano il futuro. Ma siamo consapevoli anche di realtà solide e confortanti. Il commercio, l’artigianato, l’imprenditoria che nasce e si sviluppa nelle piccole e medie dimensioni sono parte del tessuto vitale della comunità. Ossatura di valori e connessioni che caratterizza il nostro modello economico e sociale e che rende sicuro il nostro cammino, affrontando le sfide nuove».

L’accumulazione di risorse, pericolo per la democrazia

Le grandi ricchezze e le immense accumulazioni di risorse transnazionali, soprattutto finanziarie, sono non solo una fonte di disuguaglianza, ma anche un pericolo concreto per la democrazia. Il rischio della scomparsa della classe media è un campanello d’allarme che non possiamo più ignorare: senza di essa, il terreno è pronto per la radicalizzazione.

Il capo dello Stato, però, non si limita alla diagnosi. Il suo discorso è anche un invito a riscoprire il valore della fiducia, dell’impegno, di quel senso di comunità che abbiamo smarrito per strada. La democrazia non è fatta solo di leggi e procedure: è passione, è appartenenza. E se oggi ci sembra che tutto vada in pezzi, forse è perché abbiamo smesso di crederci davvero.

L’Italia portatrice di pace

L’Italia ha un compito urgente: tornare a essere protagonista di un’idea di pace e cooperazione internazionale. Non possiamo accettare un mondo dominato dal conflitto permanente e dal disordine. Come ha detto il Presidente, la presidenza italiana del G7 ha mostrato che, nonostante tutto, possiamo ancora fare la differenza. Il discorso si chiude con un invito che è, insieme, un ammonimento. Lo Stato deve essere all’altezza dei sacrifici e dell’impegno quotidiano di milioni di italiani. Quegli italiani che, anche nelle difficoltà, mandano avanti famiglie, aziende, comunità. Tocca a noi dimostrare di meritare questa democrazia, perché avere cura della democrazia non è un lusso. È una necessità.

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