Debito, conto
salato per tutti

Come previsto Standard & Poor’s ha abbassato l’outlook italiano da stabile a negativo, allineandosi alle altre due agenzie maggiori, Fitch e Moody’s. Per tutte e tre le agenzie ora siamo molto vicini ad avere i titoli di debito considerati come «spazzatura». Le conseguenze immediate saranno che costerà ancora di più per lo Stato gestire il proprio debito, enorme, e ci sarà un ulteriore segnale di sfiducia sui mercati finanziari, già ieri – nell’attesa dell’annuncio – la Borsa di Milano ha registrato un calo dello 0,7%. Secondo gli analisti però questa bocciatura dovrebbe essere stata già scontata dai mercati nei mesi scorsi e le conseguenze non dovrebbero essere drammatiche.

Dal punto di vista politico comunque aumenterà la pressione sul governo italiano nella complicata trattativa con l’Unione europea sulla manovra economica nel tentativo di spingere l’esecutivo a rispettare i vincoli di bilancio e a privilegiare la spesa per investimenti. Essendo il rating un giudizio di merito sulla solvibilità come debitore dello Stato, le nuove emissioni di Bot, Btp, Cct e Ctz costeranno di più allo Stato, peggiorando ulteriormente i conti pubblici. La seconda conseguenza colpirà la fiducia di imprese e consumatori. Le ripercussioni più immediate si avranno per le banche che vedranno abbassato anche il loro rating e vedranno svalutato il loro patrimonio in titoli di Stato italiani. Poiché i titoli di Stato sono la garanzia che gli istituti di credito offrono alla Banca centrale quando chiedono liquidità, costerà loro di più finanziarsi. La cosa si ripercuoterà sui loro clienti, cioè su imprese e famiglie. Sarà più costoso per le imprese chiedere finanziamenti, così come costeranno di più i mutui che le famiglie potranno chiedere, ma soprattutto sarà sempre più difficile ottenerli e le garanzie richieste saranno sempre più solide e complicate.

Le novità, anche da questo punto di vista, non saranno una sorpresa. Già nelle passate settimane le imprese si sono rese conto che è più difficile ottenere finanziamenti bancari, così come le famiglie a ottenere mutui. I risparmiatori poi hanno già constatato in queste settimane che, in particolare chi ha dovuto cedere titoli di Stato prima della scadenza, il loro portafoglio nei solitamente sicuri Btp ha perso circa il 10% del capitale. Peggio è andata per chi investe in Borsa, con perdite da giugno ad oggi di circa il 15% (con picchi intorno al 35-40% per il settore bancario). La bocciatura sulle politiche del governo è arrivata, ancor prima che dalle agenzie di rating, dagli stessi risparmiatori. Nelle ultime settimane è aumentata di oltre il 10% la quantità di liquidità sui conti correnti dovuta a disinvestimenti. Proprio ieri Assogestioni ha fornito i dati sul risparmio gestito a settembre.

Come previsto si è registrato un vero e proprio tracollo dei fondi obbligazionari (basati sui titoli di Stato e obbligazioni delle grandi imprese), ma tutta la raccolta sul segmento del retail (cioè dei piccoli risparmiatori) ha registrato un calo di 616 milioni. Si potrà tastare il polso sul rapporto fra Stato e famiglie il 19 novembre prossimo quando il Tesoro emetterà il nuovo Btp Italia, riservato solitamente quasi interamente al retail. Come fare per invertire questa tendenza negativa per il nostro Paese? La strada classica sarebbe quella di garantire stabilità di governo e favorire la crescita con investimenti. Sul primo punto sembrava di potere esserci con la maggioranza numericamente molto solida. Il clima da campagna elettorale permanente e lo scontro continuo fra le due forze di governo sta andando invece nella direzione opposta e si guarda già alle prossime scadenze elettorali. Per quel che riguarda gli investimenti, nella manovra pare che siano l’ultima delle preoccupazioni.

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