L'Editoriale
Martedì 06 Dicembre 2022
Crescita e lavoro, manovra debole
Italia.Nel giorno in cui Bankitalia lancia l’allarme per il contante e la flat tax, Carlo Bonomi, intervenuto in remoto all’assemblea di Confindustria Bergamo, ribadisce le critiche alla manovra finanziaria. Un doppio registro quello del leader degli imprenditori, che non ha potuto essere presente perché convocato al ministero: ha riconosciuto certo gli aspetti positivi (la compatibilità con la disciplina dei conti pubblici e le misure per raffreddare le bollette dell’energia), ma è stato più netto e dettagliato, rispetto alle sue dichiarazioni recenti, nell’elencare quel che non va.
In particolare flat tax e prepensionamenti, che sottraggono risorse allo sviluppo del Paese. In sostanza, fra ciò che gli imprenditori perdono e non ricevono, buona parte del peso della legge di bilancio ricade sull’ala marciante dell’economia italiana, che da noi significa soprattutto manifattura. «Le imprese sono penalizzate dalla manovra», riafferma, e l’insistenza sul concetto centrale del suo discorso («Lavoro e crescita come stella polare del Paese») equivale a dire che c’è poco di tutto questo nell’agenda del governo. È chiaro, comunque, che Confindustria è sempre aperta al dialogo e al confronto. Bonomi, del resto, può contare sulla propria esperienza, essendo questo il quarto esecutivo con cui si misura: da qui il ripetuto invito a trovare «spazi di riflessione».
Il punto dolente rimane la riduzione del cuneo fiscale (la differenza fra lordo e netto in busta paga), dove le aspettative di Confindustria erano superiori al quadro che si sta definendo. Bisogna sì riflettere, però in questa Italia il tasso di occupazione è sempre troppo basso, non si trovano i profili giusti e, in definitiva, «si pagano più tasse sul lavoro e meno sulle rendite». Se tutti tirano cinghia, ecco che la riduzione del numero dei parlamentari, sbandierata a suo tempo, non ha portato - è solo un esempio che propone - alla riduzione dei costi della Camera. Sul cuneo fiscale, simbolo concreto della scommessa sul lavoro, serviva più coraggio, riassume Bonomi, incontrando il sentire comune dell’assemblea. Poi, attenzione: gli choc economici e geopolitici li conosciamo, occhio però al calendario. In sede europea si va verso la riforma del Patto di stabilità e a marzo i soldi per raffreddare la tensione energetica, un macigno per imprese e famiglie, finiscono: finora utilizziamo le risorse aggiuntive del rimbalzo del Pil, grazie anche a Industria 4.0, ma il 2023 non promette nulla di buono.
L’assemblea degli industriali bergamaschi, in questa occasione con un tocco personalizzato, sarà ricordata per una serie di motivi. Perché c’è l’esordio della destra di governo, che al Nord ha sorpassato la Lega, perché è stata la prima volta della presidente Giovanna Ricuperati, perché s’è svolta alla Teb di Ranica e prima di tutto per il tema che intercetta storia e futuro: competitività sostenibile. Fra scenari, linguaggio, suggestioni e atmosfera complessiva, una missione compiuta e un affresco coinvolgente. La presidente si affida a un piglio umanistico, ricevendo applausi calorosi. La competitività sostenibile riunisce due termini che stanno bene insieme, specie nella Bergamasca, lo «stabilimento d’Europa» come lo definisce Ricuperati. La chimica fra i due universi c’è, la prassi segue con la governance aziendale e i tavoli istituzionali. La presidente indica un metodo per rendere virtuoso l’ecosistema: progettualità corale, rispetto, responsabilità, dedizione al bene comune, libertà solidale. La consapevolezza che il ruolo dell’imprenditore non può reggere in solitudine, che le buone pratiche si inseriscono in azioni comuni. Lo sguardo della leader esce dalla fabbrica e si sofferma su tutta l’area sociale che influisce sul perimetro del lavoro: la denatalità che comincia ad essere un deficit presente nel dibattito pubblico, i flussi migratori, l’occupazione femminile tuttora a quote insoddisfacenti. E soprattutto scuola e istruzione. «Servono competenze», si sofferma in più passaggi. La sostenibilità, chiarisce, «significa migliorarsi lasciando un progetto alle nuove generazioni», mentre un manager del settore, Filippo Addarii, porta l’assemblea in avventure culturali e progettuali in continua trasformazione, ricordando che la sostenibilità è una nuova modalità per creare valore per l’impresa e il territorio. Anzi, lancia la «provocazione» di un laboratorio bergamasco per valorizzare la proverbiale qualità del nostro lavoro e quei talenti che ancora non hanno spazio, restando ai margini.
Il merito forgiato dalla formazione continua, precisa Ricuperati, che dall’orgoglio imprenditoriale estrae fiducia e speranza, quella resilienza che ha dato il profilo della nostra terra piagata dal Covid. Magari, dice a bassa voce, cercando di correggere la sindrome di Cenerentola, per cui le occasioni ci sono certamente, ma all’appuntamento con il destino può mancare l’abito. E qui soccorre il capitale relazionale. Il sindaco Gori lo spiega con altre parole, quando ricorda che il 2023 di Bergamo e Brescia Capitali della Cultura dovrà dire quel che forse tempo fa era mancato: la capacità di raccontarsi, la rappresentazione di ciò che siamo con la nostra scala di valori. Un appello per tutti, un’occasione da non perdere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA