L'Editoriale / Bergamo Città
Mercoledì 06 Maggio 2020
Covid, nuovi poveri
Dramma alto da pagare
Gli esperti hanno calcolato che ci vorranno due anni, al termine della pandemia di coronavirus, affinché l’Italia torni ad avere una situazione economica uguale a quella precedente all’immane tragedia. Ad uno stato comunque non brillante, con il Prodotto interno lordo che cresceva solo dell’1,2%. Intanto si contano già le prime vittime economiche del Covid-19, qualificabili attraverso un termometro incontestabile: i centri di ascolto della Caritas nazionale, che ha elaborato sul tema uno studio preoccupante. Soltanto nel periodo dal 9 al 24 aprile scorsi, rispetto a quello pre-emergenza, cioè gennaio-febbraio, i centri hanno visto l’arrivo di 38.580 persone bisognose di aiuto. Un raddoppio, il 105% in più rispetto alle settimane prima dell’obbligo di stare a casa.
Sono italiani e stranieri che avevano in gran parte occupazioni precarie e stagionali, operai edili, collaboratrici domestiche, anziani, persone già disoccupate che cercavano di sopravvivere con lavori saltuari. I penultimi della gerarchia sociale, che a fatica vivono del proprio reddito. Non riescono più a pagare bollette, affitti e medicine, rischiando di finire in strada. Ma in questa lista dolente ci sono anche piccoli commercianti, costretti a chiudere attività che già stavano in piedi a fatica. Il rientro nel mercato del lavoro per queste persone è molto difficile: l’età media è 50 anni, troppo bassa per andare in pensione e troppo alta per trovare un nuovo posto, in assenza di una riqualifica.
Possono sembrare numeri piccoli ma si tratta di persone, fagocitate dalla nuova povertà mentre la crisi sanitaria è ancora in corso: un’avanguardia. Secondo la Coldiretti sarebbero già un milione: non passano dai centri Caritas ma ricevono aiuti alimentari ed economici attraverso le centinaia di iniziative di volontariato nate sul territorio (anche nella Bergamasca) o di associazioni già esistenti che hanno momentaneamente ricalibrato le proprie finalità per portare la spesa a domicilio ad anziani e famiglie bisognose. Anche i Comuni hanno messo in campo diverse iniziative. Le richieste di aiuto ai Servizi sociali della Val Seriana sono quintuplicate: arrivano da lavoratori dipendenti in cassa integrazione, artigiani, ma anche da chi è rimasto solo, senza più la garanzia di un secondo stipendio.
Tra marzo e aprile solo le Caritas hanno distribuito 56.500 pasti e dispositivi di protezione individuale e igienizzanti a 290 mila persone. Ma c’è anche un aspetto psicologico che grava sulle persone economicamente più fragili. Infatti i centri di supporto dell’organizzazione caritativa della Chiesa per questo tipo di servizio hanno registrato 23 mila contatti: da chi è in cerca di un semplice ma essenziale conforto a chi chiede un accompagnamento nel lutto per la perdita di propri cari. Un’altra povertà è quella digitale: moltissime le richieste di aiuto per smart working (senza il quale in questo periodo molti dipendenti non lavorano) e per la didattica a distanza per i figli. Un dato positivo è il coinvolgimento di nuovi volontari giovani, under 34, cresciuti del 59,4% in queste settimane. Un dato tragico è invece la morte di 10 operatori contagiati dal Covid-19.
In questo quadro economico devastante se la cavano le famiglie che, seppur perdendo il lavoro, dispongono di risparmi da cui attingere: è un tesoretto che in Italia ammonta complessivamente a 10 mila miliardi di euro, superiore alla maggior parte dei Paesi avanzati. Così come è decisivo l’essere proprietari di casa: lo sono quasi l’80% degli italiani. Ai nuovi poveri il governo intende garantire un reddito di emergenza. Ma è il lavoro che dà dignità alla persona. E in cento giorni di pandemia sono stati emessi 160 decreti, i cui effetti però ritardano a farsi sentire. La burocrazia è un avversario insidioso anche per la lotta alle nuove, drammatiche povertà.
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