Coronavirus, le cifre
parlano chiaro

Cosa dire più di quanto ha «detto» il volto del premier Conte ieri sera in diretta televisiva davanti all’Italia intera? Nulla, se non ribadire che l’unico modo per uscire da questa drammatica situazione dipende solo da ciascuno di noi e dal nostro senso di responsabilità.

O tutti insieme ci impegniamo a rispettare le direttive del governo oppure Covid-19 dilagherà per chissà quante settimane ancora, travolgendo tutto e tutti, senza chiedere l’età o lo stato di salute. Il nuovo coronavirus si muove con le persone, contagiando – secondo alcuni studi statunitensi – fino a cinque persone per volta. Certo, non tutti i contagiati poi si ammalano, ma una percentuale compresa tra il 10 e il 20% di chi si ammala finisce in terapia intensiva.

È proprio questo che il governo tenta di scongiurare. Perché i posti nelle terapie intensive degli ospedali stanno per essere fagocitati dai malati più gravi del coronavirus. Il che vuol dire che questa intensità di cure non potrà più essere garantita a nessun altro tipo di malato. Non solo, ma se la progressione della malattia proseguirà con i ritmi registrati nell’ultima settimana, e se non sarà possibile riconvertire per tempo le strutture e i reparti ospedalieri individuati dalle autorità competenti, i medici si troveranno costretti a scegliere chi ricoverare in terapia intensiva e chi, invece, lasciar morire in totale isolamento. In un rapporto che potrebbe anche essere di uno a tre: un malato va in terapia intensiva, due vengono abbandonati al loro destino. E se uno di quei due malati fossimo noi o uno dei nostri cari? È davvero quello che vogliamo?

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