Contraddirsi in politica, ma i fatti prevalgono

IL COMMENTO. Tra le anomalie di questa fase politica, c’è anche l’elogio della contraddizione. Non a tutti piace, e anzi - alle prime difficoltà grosse - finirà per alimentare un dissenso nel campo di Giorgia Meloni, a cominciare dalla sua casa d’origine, che di nostalgia ha sempre campato. Ma per ora funziona. Per referenze, rivolgersi a Joe Biden che un anno fa ammoniva preoccupato il suo partito: «Guardate un po’ cosa succede in Italia…».

Ora, invece, baci ed abbracci alla Casa Bianca e tanti complimenti all’ex attivista missina, che quando parla inglese perde persino l’accento della Garbatella che in italiano non riesce a nascondere. È certo la chiarezza sul caso Ucraina che aiuta, nonché l’atlantismo senza se e senza ma (qui è più facile, perché per decenni Nato ha voluto dire anticomunismo) così come in Europa l’adozione sostanziale della linea Draghi in economia ha cancellato molte iniziali riserve. La von der Leyen spera di far carriera grazie a questa nuova amicizia. La Meloni di governo è sempre più distante dalla Meloni di lotta (salvo scivoloni ogni tanto, quasi riflessi pavloviani, o certi silenzi sulla strage di Bologna). A costo di appannare la missione di destra-destra di FdI, c’è ma è meno marcata l’affinità con Vox e Visegrad, è scomparso l’inattuabile blocco navale, si cerca di far dimenticare l’avversione per l’Europa e per l’euro.

Cadrà alla fine anche il pregiudizio sul Mes, perché illogico, contro gli interessi della «nazione» e motivato solo da troppe frequentazioni ungheresi. Premesso che, se arrivasse in italia la Troika o un suo equivalente, vorrà dire che l’avremo davvero fatta grossa, perduto il Pnrr, stravolto i bilanci, e dunque ce la meriteremo, come non notare che nei pochi casi di salvataggio pilotato da Bruxelles, c’è stato un risanamento? Vedi Portogallo, o Grecia, che era alla fame ma per molti indicatori sta oggi meglio di noi. Certo, è difficile cancellare le tracce delle antiche battaglie estreme, perché poi sono quelle che l’hanno portata dal 3 al 30%, ma se oggi vuoi governare, le contraddizioni possono essere una virtù. Biden si fida, noi abbiamo molte ragioni per essere diffidenti, ma l’opinione pubblica mostra di apprezzare l’attivismo della presidente, tanto più se confrontato con i limiti evidenti dei ministri del suo Governo.

Del resto, non è solo nel campo meloniano che si pratica lo sport di smentire sè stessi. Si pensi a cosa si diceva a sinistra contro il Reddito di cittadinanza, usando gli stessi argomenti che ora trionfano a destra, allora silente: assistenzialismo, dirigismo sovietico, divani diseducativi. Persino Salvini, firmatario della legge sul Reddito, non ha esitazioni a dirne peste e corna. Anche lui spera nell’oblio: io non c’ero e, se c’ero, era solo per accontentare quell’estremista di Di Maio… E sul salario minimo? Landini si è convertito a favore, resiste solo la Cisl. Quando, un anno fa, dopo il suicidio politico di Enrico Letta, gli elettori si preparavano a premiare la coerenza dell’unica che non aveva sostenuto Mario Draghi, resistendo ad un unanimismo in effetti un po’ imbarazzante, il suo vantaggio era di poter offrire una sponda all’Italia del «proviamo anche questi». Ora siamo all’ultima spiaggia (il buio oltre la Meloni) e tutti pronosticano lunga vita all’inquilina di Palazzo Chigi, un po’ perché ha di fronte solo la Schlein trainata dai populisti, ma un po’ perché le alternative disperate sono finite e il disastro a 5 Stelle - tipo casse di arance in cambio della penetrazione cinese, unico Paese occidentale a cascarci - già peserà sulle politiche nazionali per anni, perché è facile fare i populisti ma difficile fare le necessarie marce indietro. C’è per di più il Masaniello pugliese che infiamma le piazze.

La verità è che le contraddizioni non vengono da pentimenti e cambiamenti, ma dal confronto con la realtà. Sono cioè i fatti che dettano le condizioni, in un Paese che deve gestire un Pnrr da 200 miliardi, nel quale c’è già tutto. Bisognerà dunque vedere fino a quando questo realismo funzionerà, perché quando si decuplica un consenso basato su lotte e battaglie di tipo diverso, poi bisogna fare i conti con se stessi.

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