Conflitti senza fine se prevale la forza

MONDO. Telefonata per la pace in Ucraina e ripresa dei bombardamenti israeliani su Gaza. Segnali decisamente contrastanti in una giornata tesa seguita con speranze e timore dall’intera comunità internazionale.

Stando alle comunicazioni ufficiali, Donald Trump è soddisfatto del colloquio, avuto con Vladimir Putin, durato molto più del previsto. Troppo complessa è infatti la tragedia russo-ucraina per trovare semplici soluzioni. Addirittura di «momento storico», ha parlato uno degli aiutanti del capo del Cremlino. Storico perché, dopo anni, alla Russia viene, di fatto, riconosciuto dalla Casa bianca lo status di «Potenza», tanto che ora Washington ha chiesto a Mosca di intervenire sull’Iran per riportare ordine anche in Medio Oriente.

Per il momento - questa è l’intesa raggiunta più importante - le parti in causa non colpiranno per un mese le «infrastrutture energetiche», le quali sono state tanto al centro dei pensieri dei rispettivi Quartier generali

Ma partiamo dall’Ucraina. Putin ha discusso con Trump della tregua di 30 giorni, presentando le sue condizioni che riguardano aspetti tecnici e non solo. L’obiettivo, dichiarato ufficialmente dal Cremlino, non riguarda tanto un cessate il fuoco temporaneo delle ostilità quanto la definizione di un piano che porti alla conclusione della tragedia russo-ucraina. In segno di buona volontà oggi ci sarà uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev e la consegna da parte dei russi di una ventina di militari ucraini gravemente feriti. Per il momento - questa è l’intesa raggiunta più importante - le parti in causa non colpiranno per un mese le «infrastrutture energetiche», le quali sono state tanto al centro dei pensieri dei rispettivi Quartier generali. Poco? Molto? Conversazione fallita? Per il momento bisogna accontentarsi. Ma intanto «per proseguire alla ricerca di una soluzione» della pace verranno organizzati gruppi di esperti russo-americani. Saranno invitati gli ucraini? Questo nemmeno non lo si capisce per adesso. Nella pratica si comprendono invece due altri aspetti. Il primo è che nelle prossime settimane osserveremo nuovi incontri tra leader ad alto livello sull’Ucraina. Il secondo è che non basta la sola volontà di Trump per terminare il conflitto. Anche Putin e Zelensky devono essere d’accordo, trovando un punto di equilibrio.

La situazione a Gaza

A Gaza adesso. Da quanto si è appreso gli israeliani avrebbero ricominciato a bombardare dopo essersi consultati con la Casa Bianca ed aver ricevuto il relativo «via libera». L’Amministrazione Trump, del resto, non ha mai fatto mistero pubblicamente di non fidarsi degli accordi mediati dagli uomini di Joe Biden. L’interminabile «tira e molla» con i palestinesi di Hamas per il rilascio degli ostaggi - con umiliazione mediatica annessa a chi stava per essere liberato - ha stancato Netanyahu e dalle minacce di usare la violenza si è ora passati ai fatti. Cosa aspettarsi in un prossimo futuro? Chiaramente la speranza è che la ragione torni a prevalere e le armi tacciano nuovamente dopo aver provocato l’ennesimo inutile spargimento di sangue. Purtroppo, però, il reintegro di «falchi» nell’Esecutivo israeliano indica che Netanyahu ha deciso di usare la forza. I suoi nemici sono in un momento di estrema debolezza, quindi il premier pare voler risolvere militarmente la partita. Ma gli alleati di Hamas (in Libano, in Siria e nello Yemen) e gli stessi iraniani non se ne staranno con le mani in mano. Il lancio di droni e di missili contro le navi commerciali, in navigazione nel Mar Rosso, e contro la portaerei Usa Truman da parte degli Houthi sembra indicare che il barometro segna di nuovo «tempesta» in Medio Oriente.

La lettera inviata a Teheran da parte di Trump, che vuole trattare sul nodo del programma nucleare degli ayatollah e su tante altre questioni aperte da decenni, non ha ancora sortito l’effetto di riaprire un dialogo diplomatico serio con l’Iran. E a seconda di come andrà nelle prossime giornate a Gaza difficilmente lo riaprirà mai. A meno che Putin non farà sentire il suo peso su Teheran, come si augura Trump. Le prossime settimane sono destinate a continuare ad essere piene di morti e di tensione.

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