Concordato e manovra, opposizioni ricompattate

ITALIA. La polemica del giorno tra opposizione e governo riguarda innanzitutto il concordato fiscale, quello che prevede un accordo del contribuente lavoratore autonomo con il Fisco che congela tasse e controlli per due anni.

Il termine è scaduto ma i risultati sembrano deludenti. L’inventore del concordato, il vice ministro Maurizio Leo di FdI, aveva parlato di un’attesa di almeno 150mila adesioni, forse 200mila, su una platea di possibili interessati di almeno quattro milioni e 700mila autonomi e partite Iva. Ma non ci si è arrivati, pare, tant’è che i commercialisti stanno premendo sul governo per riaprire i termini dell’in tesa fra lo Stato e i contribuenti. E qui scatta la polemica.

Un «Condonaccio» per Misiani

Parte lancia in resta il responsabile economico del Pd Antonio Misiani che parla direttamente di un «Condonaccio», di una «resa dello Stato agli evasori», di una cosa «che fa pena» fatta per la cassa ma che non produce cassa. In effetti proprio Leo aveva dichiarato che «ogni euro sarebbe stato benvenuto». Del resto si sa che la manovra è più che austera, che i margini sono risicatissimi, che gli impegni con Bruxelles devono essere mantenuti costi quel che costi visto che tutto sommato sia la Commissione che le agenzie di rating sembrano credere alla buona volontà di Roma e non bisogna deluderle: il prezzo sarebbe troppo alto.

Le opposizioni non demordono

Ma le opposizioni non demordono, sostengono che la manovra non solo è sbagliata ma è soprattutto inadeguata ad affrontare questa fase di fiacca dell’economia in cui anche l’occupazione comincia a segnare il passo e l’andamento del Pil viene piano piano limato verso il basso. In Parlamento sarà battaglia anche se si concluderà quasi certamente con un voto di fiducia. In tutto ciò il governo dovrà però anche affrontare il prossimo 29 novembre otto ore di sciopero generale indetto da Cgil e Uil che parlano di «manovra pericolosa» che taglia il welfare - sanità, scuola, pensioni - fa regali agli evasori, vuole estendere la flat tax degli autonomi, penalizza le pensioni e finge di chiedere sacrifici a banche e assicurazioni quando in realtà da loro riceve un prestito. Sono parole che vengono pronunciate da Landini e Bombardieri della Uil ma non da Sbarra della Cisl che anzi invita soprattutto il capo della Cgil a non fare il «traino dell’opposizione» ma a tornare al suo lavoro di sindacalista. La rottura sindacale non è cosa di oggi e si ripete ormai da anni: la Cisl sostiene che le sue richieste sono entrate nella manovra mentre Cgil e Uil ribattono che il governo non ha mai voluto davvero discutere con il sindacato la sua politica economica e così proclamano il terzo sciopero generale contro l’esecutivo di Giorgia Meloni.

L’incontro con le parti sociali

È vero che lunedì ci sarà a Palazzo Chigi un incontro con le parti sociali ma solo Bombardieri si mostra cauto nel prepararsi all’appuntamento: «Se ci sarà volontà di modificare le norme potremmo anche ritirare le otto ore di sciopero», cosa cui Landini proprio non crede: «Troppo tardi, noi andiamo avanti». E in questo la Cgil ancora una volta dà la volata all’opposizione politica che si aggancia alla protesta sindacale. Ne coglie il peso politico soprattutto Salvini che attacca a testa bassa il sindacato: «Ridicoli», li definisce. Sono - aggiunge - «l’estrema sinistra che sciopera contro l’aumento di stipendio per 14 milioni di lavoratori fino a 40mila euro».

Il dopo voto in Liguria

Sono tutti elementi che si giocano sul piano politico: non bisogna dimenticare che siamo ancora in campagna elettorale, ora che si è votato in Liguria i partiti si preparano al test in Umbria e in Emilia Romagna. Pd, M5S, Avs dopo la sconfitta di Genova proveranno a stare ancora insieme ma di sicuro tutti cavalcheranno l’onda della manovra «che taglia i servizi e non mette soldi nelle politiche di sviluppo delle imprese» (come dicono Conte e Schlein quasi con le stesse parole).

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