Con sguardo di madre

L’AUGURIO. Cosa c’è di più mite, e nel contempo di più forte, di uno sguardo materno? Cosa c’è di più dolce, e nel contempo di più angosciante, di una madre che «mette» i propri occhi negli occhi del figlio per cercare di scrutare il futuro di quella piccola vita che tiene tra le mani?

Quanta gioia nel cuore, ma quanti timori nella mente… Se il Natale è nascere a nuova vita - e non soltanto «venire al mondo» - non c’è dubbio che questa rinascita passi anche attraverso il tenero sguardo di una madre. Sappiamo istintivamente che c’è, ancor prima di vederlo, così come sappiamo che a quel volto ci potremo sempre affidare pienamente, fin quando avrà vita. E anche dopo, che si creda oppure no: il nostro cuore lo sa, fin da subito.

«Le madri - dice Papa Francesco - sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace». Riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita, «e lo sanno fare perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita». Ce lo ha insegnato Maria, la madre dell’Umanità tutta: credette oltre ogni pregiudizio, sperò contro ogni speranza. Dal «Fiat» al momento dell’Annunciazione fino allo «Stabat» ai piedi della croce. Madre del dolore, ma anche madre della speranza.

Ed è proprio di speranza che abbiamo tremendamente bisogno oggi, in un Paese dove i veri valori da difendere sono solo merce di scambio per una classe politica tanto impreparata quanto disinvolta; in un’Europa dilaniata dalle guerre e da pericolosi nazionalismi; in un mondo dove il valore della vita, non essendo merce di scambio, non ha alcun valore. «C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni» chiede Francesco. C’è bisogno di gente che sappia guardare il mondo con sguardo di madre.

Lo stesso sguardo «con il quale tante madri abbracciano le situazioni dei figli. Uno sguardo concreto, che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio. Vengono in mente i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà. Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare. Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi, offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza. Lo sguardo materno è la via per rinascere e crescere. Le madri guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita: guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza».

Cerchiamo anche noi, nel nostro piccolo, di «ri-nascere» con la capacità di guardare il mondo, da quello più prossimo a quello più lontano, con sguardo di madre. Solo così potremo ridare – e ridarci - la speranza di cui abbiamo bisogno. Buon Natale, se sapremo alimentare la speranza, sarà certamente così.

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