Commissione anti-odio
Astensione che spacca

È destinato a provocare smottamenti politici non indifferenti la decisione del centrodestra di astenersi nella votazione in Senato sulla costituzione di una commissione, proposta da Liliana Segre, dedicata ad occuparsi dei fenomeni del razzismo, dell’antisemitismo, della propaganda e dell’odio che stanno riemergendo in questi ultimi tempi.

Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (ma forse ormai quest’ordine tradizionale dovrà essere invertito) non hanno ritenuto di affiancarsi alle altre forze politiche e, gesto ancor più clamoroso, i senatori dei tre partiti sono rimasti seduti a braccia conserte quando l’aula di Palazzo Madama, dopo l’approvazione della proposta, ha tributato un’ovazione alla senatrice Segre che vedeva realizzata un’idea manifestata da tempo (per un accordo comune sarà eletta presidente della commissione). Una specie di affronto personale verso una donna di ottantanove anni scampata al campo di sterminio di Auschwitz e onorata da Mattarella del laticlavio a vita.

La spiegazione data dal centrodestra è che non si tratta di essere poco sensibili ai fenomeni dell’antisemitismo, piuttosto del rischio che la commissione possa diventare una sorta di tribunale per sanzionare tutte le idee non collimanti con quelle della sinistra e del «politicamente corretto».

«Sarei il primo ad essere definito razzista solo perché difendo l’identità nazionale» ha detto un senatore di Fratelli d’Italia. «Si tratta di un bavaglio messo alla destra, una specie di Grande Fratello che controlla e punisce» hanno fatto eco i quotidiani di area.

La decisione ha comunque attirato sui partiti di Berlusconi, Salvini e Meloni una quantità di polemiche politiche e sociali. La comunità ebraica, sia romana che nazionale, ha espresso sconcerto e preoccupazione per questa divisione del Senato, e il segretario di Stato vaticano cardinale Parolin ha usato quasi le stesse parole chiedendo che le forze politiche siano unite contro piaghe tanto preoccupanti, e che non si politicizzi ogni cosa: «La lotta all’odio dell’uomo verso l’uomo deve unire tutti».

Quale può essere lo smottamento politico? Quello che si è subito manifestato con le protesta di parecchi parlamentari di Forza Italia, capofila Mara Carfagna, che si sono dissociati dalla decisione di astenersi anche se avallata da Berlusconi. «Avremmo dovuto votare sì anche noi, sull’antisemitismo, il razzismo e l’odio non si discute» ha detto Renata Polverini, ex governatrice del Lazio. «La mia Forza Italia, la mia casa, non avrebbe mai votato così» ha detto la Carfagna. Il punto è che Forza Italia è apparsa a rimorchio degli altri due partiti della coalizione facendo scolorire il carattere di «centro» del centrodestra e lasciando in luce la sola destra ex missina di Giorgia Meloni e il sovranismo di Matteo Salvini.

Dopo il voto umbro che ha messo ancora una volta in luce la crisi elettorale del partito azzurro, un episodio del genere rischia di generare ancora più disorientamento tra deputati e senatori di quello che fu la forza politica di maggioranza relativa. Insomma, siamo di fronte ad un altro atto di quella trasformazione della vecchia coalizione berlusconiana in qualche cosa di diverso e che mette ai margini gli esponenti più moderati, centristi, liberali che resistono in Forza Italia. Ecco perché molti prevedono che ci saranno delle fuoriuscite dai gruppi parlamentari in direzione Italia Viva: gli appelli di Renzi finora sono stati declinati ma non è chiaro fino a che punto resisterà il «no, grazie, restiamo a casa nostra».

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