L'Editoriale
Giovedì 21 Novembre 2024
C’è bisogno di coraggio se il vento è contrario
ITALIA. Le recenti stime economiche per la chiusura dell’anno in corso e per i prossimi, in termini di crescita del Pil, non sono affatto entusiasmanti.
Nel 2024, e siamo al preconsuntivo, la crescita dei Paesi euro è nell’insieme pari allo 0,8%. Si tratta di una media e va osservato che la principale economia, quella tedesca, è prevista quest’anno decrescere, seppur di poco. Altri quattro Paesi accusano una leggera recessione. Tra questi, fortunatamente, non compare l’Italia. Le previsioni per il prossimo biennio sembrano positive, anche se siamo sempre nel campo delle «crescite anemiche», intorno all’1%, quelle per intenderci che uno stormir di fronde può facilmente cancellare. E, stante la situazione geopolitica, non è affatto improbabile. La Commissione europea prevede per l’Italia il ritorno a una crescita inferiore alla media europea dopo che, per anni, essenzialmente nel periodo post Covid, abbiamo fatto meglio.
La Commissione europea prevede per l’Italia il ritorno a una crescita inferiore alla media europea dopo che, per anni, essenzialmente nel periodo post Covid, abbiamo fatto meglio
L’analisi
Questo quadro merita alcune considerazioni. Come ha sottolineato l’economista Marco Fortis, se oltre al Pil complessivo guardiamo la crescita pro-capite, ci accorgiamo che l’Italia, negli ultimi 5 anni, ha battuto tutti in Europa con un +6,6%. Gli Stati Uniti hanno fatto anche meglio con un +9,9%, ma nel Vecchio Continente la Francia si è fermata al +1,7%, e la Germania è regredita dell’1,5%. E anche le previsioni europee per il prossimo biennio lasciano al primo posto l’Italia con un +2,9%. La differenza tra la crescita del Pil complessivo e di quello per abitante si spiega con la situazione demografica del nostro Paese, che vedere calare da tempo il numero di abitanti. Non è questa una giustificazione. Anzi, dal momento che la leva demografica non è modificabile, occorre fare di tutto affinché essa possa essere più che compensata, come nel recente passato. Anche perché il debito pubblico lo si paga in valori assoluti e, da questo punto di vista, quello pro-capite cresce percentualmente più di quello totale.
La differenza tra la crescita del Pil complessivo e di quello per abitante si spiega con la situazione demografica del nostro Paese, che vedere calare da tempo il numero di abitanti. Non è questa una giustificazione
Stante le premesse, si capisce bene la prudenza del Governo in questa legge finanziaria. La domanda che dovremmo porci, tuttavia, aldilà dei normali mal di pancia da parte dei soggetti più o meno colpiti dalle misure in essa contenute, è come possiamo dare un contributo alla crescita del nostro Paese. E qui, pur nella prudenza dei conti, serve coraggio. Non tanto da intendersi come propensione al rischio, quanto come volontà di individuare le priorità e creare nuove architetture. Se la priorità è non ridurre gli investimenti, scordiamoci che possano essere fatti con il solo capitale pubblico. Se la priorità è difendere la qualità del sistema sanitario e di quello universitario, chiediamoci se possiamo, da un lato, fare le stesse cose con meno risorse e dall’altro, se le maggiori risorse possono derivare da una rivisitazione dell’universo di esenzioni e agevolazioni tutt’ora presente. Al riguardo, il Centro studi itinerari previdenziali ha stimato che la creazione di una «banca dati dell’assistenza», oggi inesistente, permetterebbe, per via dell’unificazione dei controlli, il risparmio di ben 15 miliardi all’anno.
Le prospettive per il futuro
Tante sono le sfide che ci aspettano e l’attesa non è mai neutrale. Ricordiamoci la sottovalutazione che si è data 10 anni fa alla carenza di medici cui saremmo giunti entro il 2020. Oggi non meravigliamoci del fatto che la cosiddetta quota 103 per il pensionamento di anzianità sia stata misura nel 2024 poco popolare per via del calcolo contributivo dell’assegno. Nel 2030 avremo i primi pensionati «contributivi puri» e ci accorgeremo delle differenze. Anche per tutto questo occorre avere coraggio e attrezzarsi in tempo con soluzioni innovative, come il «gradual retirement», il pensionamento per gradi. Affidarsi ai venti è certamente la via inerziale per chi solca i mari. Resta inteso che un buon marinaio, quando sente il vento contrario, prova ad andare di bolina. Giusto per raggiungere il traguardo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA