Carenza di Pm se Bergamo
è periferia dell’impero

La criminalità s’è vista costretta al part-time, ridimensionata per questioni di profilassi. Proliferano solo i malviventi «da remoto», quelli che invece della pistola usano il pc: le frodi informatiche schizzano infatti alle stelle, anche perché la gente, non potendo uscire di casa, s’è messa a fare acquisti sulle piattaforme web. Quando si cerca di capire è sempre difficile affidarsi ai numeri, dal momento che la loro potente sintesi rifiuta l’ingombro del dettaglio. Ma un paradosso lo si può intravedere tra le cifre che emergono dall’apertura dell’anno giudiziario: il Covid ha ridotto la maggior parte dei reati (2.500 in meno a Bergamo), eppure viviamo peggio e meno sicuri di prima. Il virus che contagia e uccide ha avuto il potere di arginare la delinquenza come neanche la più efficace delle politiche securitarie.

Ma, avanti, chi di voi non farebbe cambio? Chi non sogna di tornare alla vita di un anno fa, quando ci prendevamo il lusso di vedere minacce dappertutto, anche nei disperati che premevano alle nostre frontiere?

Il Covid s’è insinuato subdolamente tra di noi, è riuscito a tirar fuori il meglio e il peggio di ciascuno. E così è andata anche per la giustizia. «L’epidemia in corso ha messo a nudo le nostre arretratezze e carenze e potrebbe essere l’occasione per far diventare la crisi momento di riflessione, cambiamento, rilancio», ha sostenuto il presidente della Corte d’appello di Brescia Claudio Castelli. Perché, alla pandemia sono susseguiti ritardi e disagi, ma pure intuizioni e progressi. Si pensi al procuratore Chiappani che, di fronte alla polverosa macchina organizzativa a rischio d’incepparsi con lo smart working (da remoto il personale amministrativo non può accedere alla gran parte dei registri, e questo è solo uno dei tanti esempi) ha avuto la brillante idea di dotare i dipendenti di scanner casalinghi e di dirottarli sulla digitalizzazione degli avvisi di chiusura indagine, il passaggio procedurale diventato una palude popolata da migliaia di arretrati, con notifiche che a volte sfioravano l’anno d’attesa. Oggi i 415 bis «parcheggiati» sono scesi a 400.

E nel civile, la blindatura degli uffici del tribunale a pubblico e avvocati ha spronato all’implemento dei processi telematici, fino a qualche anno fa guardati come un nativo analogico può guardare la consolle del figlio nativo digitale.

Non cambia invece l’antifona sulla carenza di personale, ormai un dato storico della giustizia orobica. Osservata da Bergamo, la geografia giudiziaria ha davvero dell’imperscrutabile. Il Csm manda magistrati come rinforzo a Cuneo, dove avranno le loro buone ragioni, e si dimentica Bergamo la cui Procura è sotto di 5 pm e dove è in corso un’inchiesta sulla pandemia dal perimetro internazionale e dalla mole che s’annuncia mastodontica. Trattati da periferia dell’impero, facendo torto non al lustro di un’indagine o a un permaloso campanilismo, ma a migliaia di cittadini che hanno perso un caro o si sono ammalati (i fascicoli per lesioni colpose sono aumentati di 800 unità) e che chiedono di sapere il perché.

Chi ha l’invidiabile capacità di adattarsi sono invece i criminali in doppio petto, che hanno colto la palla al balzo dei ristori Covid per offrire fatture false a società e imprese. Dimostrando artatamente che prima la propria ditta lavorava parecchio e che ora è azzoppata dalla crisi, gli imprenditori possono così ottenere risarcimenti. È un settore in cui s’è cimentata pure la criminalità organizzata. Il pg Rispoli scrive che i vertici della ’ndrina dei Paparo si sono trasferiti nella nostra provincia. Finora la mafia qui da noi era stata una parola di rimbalzo, un’organizzazione al massimo di passaggio per i suoi occasionali raid. Ora ha preso casa. Ma forse non spaventa, perché ha la camicia stirata al posto della coppola storta e l’F24 al posto della lupara.

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