L'Editoriale
Venerdì 17 Gennaio 2025
Biden saluta e di Trump finora solo un assaggio
MONDO. Dopo cinquant’anni in politica e dodici alla Casa Bianca, otto come vice di Barack Obama e quattro come presidente, Joseph Robinette Biden detto Joe ha dovuto arrendersi all’unico avversario che, a ben vedere, lo abbia davvero sconfitto: il passare del tempo.
Lo aveva sconfitto a luglio, costringendolo ad accettare la decisione dei notabili del Partito democratico che non lo ritenevano più adatto alla contesa con Donald Trump. E lo ha sconfitto adesso, quando il suo mandato presidenziale è arrivato alla fine. Non è un caso, quindi, se Biden, nei suoi due discorsi di addio, quello dedicato alla politica estera e quello di ieri dedicato agli Stati Uniti, abbia tenuto a sottolineare che i risultati della sua presidenza saranno ancor più apprezzati in futuro, quando si capirà (politica estera) che la Cina non potrà mai eguagliare la potenza economica americana e che l’aiuto alla resistenza ucraina è stato una grande vittoria del mondo libero. E tutto questo anche perché, nel suo quadriennio, è stato realizzato un piano di stimolo dell’economia nazionale (politica interna) senza precedenti, con la creazione di milioni di posti di lavoro e l’approvazione dell’Inflation Reduction Act, un intervento da 740 miliardi di dollari.
L’eredità dei Biden nel futuro
È stato come se Biden, costretto dalla vita a lasciare la politica, cercasse di guadagnarsi un nuovo tempo virtuale proiettando la propria eredità nel futuro. Ammonendo intanto i connazionali su quanto di preoccupante li attende qui e ora, in particolare quella «oligarchia di super ricchi» che potrebbe tentare, a suo dire, di pervertire le istituzioni democratiche americane. Anche senza far nomi, il riferimento era piuttosto esplicito: Donald Trump, Elon Musk e il gruppo di miliardari delle tecnologie che sono saltati sul carro del nuovo vincitore, accompagnati da alcuni di coloro che, fino a poco prima, stavano sul carro dei democratici, Mark Zuckerberg di Meta e Jeff Bezos di Amazon, per fare solo un paio di esempi.
Chiunque può giudicare se l’autocertificazione politica di Biden corrisponda a verità. Se l’intervento in Ucraina sia davvero una vittoria. Se l’aiuto statale alle aziende americane, da parte di un Governo che può stampare senza limiti la valuta di riferimento mondiale e chiede agli altri Paesi fedeltà assoluta alle leggi del mercato, sia una conquista. Se il perenne ammonimento sui pericoli che minacciano la democrazia, lanciato da un presidente che voleva correre per il secondo mandato ma è stato silurato da una congiura di palazzo, sia davvero credibile. E insomma se Biden sia stato un buon presidente o no.
Il cessate il fuoco a Gaza
Certo è che le ore convulse che hanno accompagnato il discorso sono sembrate andare nella direzione dei suoi timori. A Doha, in Qatar, i negoziatori stavano concludendo l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Ed era piuttosto evidente, nella parte americana, il desiderio di accompagnare la fine della presidenza Biden con una buona notizia, una notizia di pace. Quando infine l’accordo è stato siglato, però, Donald Trump si è buttato al centro della scena per attribuirsi il merito della tanto sospirata svolta, accompagnato dai media che gli sono favorevoli. Quando un giornalista gli ha crudelmente chiesto se davvero fosse così, Biden ha risposto chiedendo se si trattasse di uno scherzo.
La realtà, però, è più sfumata. A Doha, al tavolo dell’ultima trattativa, c’era anche Steve Witkoff, l’uomo che Trump ha nominato inviato speciale per il Medio Oriente. E la destra radicale israeliana, che considera il cessate il fuoco un vergognoso cedimento e una sconfitta per Israele, è stata concorde nell’attribuire la decisione di Netanyahu alle pressioni di Trump. Il tutto mentre negli ambienti democratici da settimane corre il brusio che vuole Biden troppo morbido con il protagonismo di un Trump che smania per rientrare alla Casa Bianca.
Comunque sia andata, il siparietto segnala oltre ogni dubbio un cambio di fase, il passaggio da un politico «tradizionale» come Biden a un personaggio dell’era social come Trump, che non a caso politico di professione non è stato mai. E da questo punto di vista si ha la sensazione che il primo quadriennio, quello concluso con Trump che ballava mentre i suoi fan davano l’assalto al Parlamento, sia stato solo un assaggio.
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