L'Editoriale
Martedì 19 Novembre 2024
Assedio Ucraina, chi paga il prezzo
MONDO. Mille giorni fa prendeva avvio la nefasta invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, all’alba del 24 febbraio 2022. L’anniversario tragico cade oggi, in un periodo di mutamenti politici internazionali: la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, preceduta dalle elezioni europee.
Si sono riaperti i canali di comunicazione fra Washington, l’Ue e Mosca, attraverso le telefonate del nuovo capo della Casa Bianca e del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Vladimir Putin. Il tempo dirà con quale esito. Ma i colloqui hanno evidenziato come, anche in presenza di una volontà di negoziare, le posizioni restino distanti. Il Cremlino chiede il riconoscimento delle «nuove realtà», cioè l’annessione illegale del 20% del territorio invaso, la neutralità di Kiev e la sua sostanziale smilitarizzazione con la riduzione dell’esercito a 85mila effettivi. Le premesse cioè di una terza possibile invasione, dopo quella del 2014 con la presa della Crimea e il sostegno militare ai separatisti del Donbas, e del 2022.
Il Cremlino chiede il riconoscimento delle «nuove realtà», cioè l’annessione illegale del 20% del territorio invaso, la neutralità di Kiev e la sua sostanziale smilitarizzazione con la riduzione dell’esercito a 85mila effettivi
La guerra e le conseguenze
Quali sono gli effetti sul popolo ucraino prodotti in mille giorni di guerra? La domanda non è peregrina perché i sopravvissuti di ogni conflitto chiedono protezione, giustizia per i crimini subiti, quando non si assestano su sentimenti di odio e desiderio di vendetta verso chi è causa dei propri mali. E sebbene nel dibattito pubblico c’è chi ribalta la responsabilità dell’invasione su larga scala sugli aggrediti e sui loro alleati, non si troverà un solo ucraino che accrediti questa tesi moralmente e militarmente infondata e che accetti una «resa» senza garanzie di sicurezza o che siano stabilite da Mosca. In gioco non c’è solo la ridefinizione dei confini di uno Stato indipendente e sovrano (ridefinizione che dall’esterno non avveniva dalla Seconda guerra mondiale) ma il destino di un popolo. Con l’annessione illegale dei territori occupati dalla Russia, l’Ucraina ha perso un quarto del proprio Prodotto interno lordo. Dopo mille giorni dall’inizio dell’invasione, secondo l’Onu 14 milioni di ucraini sopravvivono solo grazie agli aiuti umanitari, tre milioni sono minori. Il Paese ha perso 10 milioni di abitanti, emigrati dal 2014 o profughi dal 2022. Il tasso di fecondità è crollato sotto il livello di un figlio per donna, tra i più bassi al mondo. Un ucraino su tre non vive più nella propria casa, perché distrutta o danneggiata dai quotidiani bombardamenti russi.
12mila vittime secondo l’Onu
Sempre secondo le Nazioni Unite, le vittime civili sono 12mila ma è una stima al ribasso perché migliaia di persone risultano scomparse, nel terzo di territorio complessivo minato e irraggiungibile o nella parte occupata, dove secondo rapporti della Croce Rossa Internazionale e della Missione Onu per i diritti umani chi non prende la cittadinanza russa è sottoposto a carcerazioni arbitrarie, torture, sparizioni, perde casa, lavoro e assistenza sanitaria. Trecentomila ucraini adulti sono stati trasferiti a forza in Russia, 19mila i minori.
Mosca non ha ottenuto la resa degli aggrediti: dove ci sono ancora le condizioni, ogni cittadino continua a svolgere il proprio lavoro con l’aggiunta della motivazione civile e civica di resistere a un sopruso
Putin ha perso la guerra di conquista dello Stato assediato ma l’obiettivo resta aperto, dichiarato in più occasioni, per creare un impero pan-russo («È venuto il momento di rimediare agli errori del 1991 e di ripristinare l’unità di russi, ucraini e bielorussi»). È riuscito invece a impoverire un popolo che vuole soggiogare, reo di essersi ribellato al giogo politico ed economico del Cremlino . Ha comandato l’ennesima distruzione delle centrali elettriche: Kiev ha perso il 65% della capacità di produrre energia e il prossimo sarà il terzo inverno consecutivo al gelo e al buio per milioni di ucraini. Mosca però non ha ottenuto la resa degli aggrediti: dove ci sono ancora le condizioni, ogni cittadino continua a svolgere il proprio lavoro con l’aggiunta della motivazione civile e civica di resistere a un sopruso. È l’Ucraina non vista, che i grandi media non raccontano. Prevale invece il dibattito politico e militare.
Il confronto Usa e Russia
Durante la telefonata dei giorni scorsi, Trump ha chiesto a Putin di evitare un’escalation. Ma solo ad ottobre l’esercito russo ha lanciato sull’Ucraina 2.023 droni esplosivi importati dall’Iran, in prevalenza su obiettivi civili. E domenica scorsa si è registrato uno dei più massicci attacchi missilistici, un messaggio alla Casa Bianca: non sarà il cambio di inquilino a far cambiare le mire di Mosca, in virtù della propria superiorità militare. Ma il Cremlino dovrà continuare a fare i conti con la forza morale di un popolo vittima di vasti crimini e che non vuole essere sottomesso. È l’Ucraina non vista.
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