L'Editoriale
Giovedì 02 Febbraio 2023
Anarchici, gli imbarazzi e la domanda decisiva
Politica interna. Un imbarazzo che si taglia a fette e che sta coinvolgendo anche Palazzo Chigi. Ormai a pochi giorni dalle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, primo test politico per il centrodestra di governo, il caso «Cospito-Donzelli-Delmastro» sta deflagrando e non potrà essere chiuso contando sullo scorrere del tempo.
E che la situazione sia più che ingarbugliata, lo si è capito bene ascoltando in aula, prima alla Camera e poi al Senato, il ministro della Giustizia Nordio mentre riferiva sull’intera vicenda che ha al centro lo sciopero della fame dell’ergastolano Cospito, terrorista anarchico, che chiede - per sé e per tutti - di essere sollevato dal regime carcerario previsto dall’articolo 41bis del Codice penale, ossia dal carcere duro e dall’isolamento. Ma è vero che Cospito tramava contro il 41bis con camorristi e mafiosi, come ha rivelato il meloniano Donzelli in aula? E il medesimo Donzelli ha forse rivelato documenti secretati, con ciò commettendo un reato? E poteva il sottosegretario Delmastro passare, come ha ammesso, i documenti al suo collega di partito?
Ebbene, su nessuna questione Nordio è riuscito a dire parole definitive. Tranne su un punto: l’articolo 41bis non è in discussione. Ma quanto alla sua applicazione a Cospito, il ministero aspetta il parere dei giudici e solo dopo potrà decidere su una «situazione complessa». Quanto alla segretezza degli atti citati da Donzelli, una frase generica: «Di per sé tutti gli atti di quel genere sono sensibili». Ma Donzelli e Delmastro si devono dimettere? Silenzio di Nordio. A questo punto il Pd, accusato da Donzelli di connivenza con i terroristi e i mafiosi per il fatto che alcuni suoi parlamentari hanno fatto visita in carcere a Cospito «per verificarne lo stato di salute», punta a coinvolgere direttamente la presidente del Consiglio. Giorgia Meloni finora è stata zitta sulla vicenda - «e dunque è d’accordo con l’atteggiamento di Donzelli e Delmastro? Chiede Debora Serracchiani - per la ragione che i due deputati di cui l’opposizione chiede le dimissioni «per analfabetismo istituzionale» sono tra i suoi più fedeli seguaci dentro Fratelli d’Italia, e sacrificarli costerebbe moltissimo.
Se non altro perché si finirebbe per dare ragione alla fronda interna (ormai creatasi intorno al deputato romano Fabio Rampelli) che non ha esitato un attimo a condannare l’episodio. Quindi per il momento Meloni prova a resistere alla reiterata richiesta dell’opposizione piddina (e del M5S) di tirarla in ballo. Del resto tutti sanno che Delmastro è stato collocato come sottosegretario al ministero della Giustizia per fare in modo che il noto garantismo del ministro Nordio non vada oltre un certo limite, ed è noto che i due personaggi hanno più volte battibeccato. Sarà anche per questa ragione se martedì sera Meloni ha riunito i suoi parlamentari per rivolgere loro l’ennesima durissima reprimenda, imponendo il silenzio. Se non altro per evitare altre figure imbarazzanti su cui alleati maliziosi come quelli di Forza Italia non hanno esitato a ironizzare. Diverso l’atteggiamento di Salvini che invece ha cercato di gettare sabbia sull’incendio con qualche parola di pacificazione, ma certo non è bastata. La sostanza è che fino a quando Cospito farà lo sciopero della fame (ma quanto può andare avanti ancora con le flebo?) la ferita sanguinerà, provocherà altre polemiche, ingrosserà le file degli ipergarantisti che chiedono l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo e finirà per alimentare i violenti movimenti di piazza degli anarchici e dei cosiddetti antagonisti.
C’è però un punto. Nessuno si chiede se quello che ha rivelato Donzelli sia vero oppure no: gli anarchici stanno davvero cercando di agganciare camorristi e mafiosi per piegare lo Stato sul 41bis come voleva Totò Riina? È la domanda più importante, ma ad essa viene concessa poca o nulla attenzione.
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