Ambienti e relazioni per crescere senza rabbia

IL COMMENTO. Ha nove anni, minuto, gentile. Alla fine dei compiti tira fuori una foto di una classe di scuola d’infanzia. C’è anche lui, quattro anni fa. Cerca con attenzione, poi fissa il dito sulla faccia di un bambino. «Questo era il mio amico» dice. Fa una pausa «Il solo amico che avevo».

Indago. Come mai? Sei simpatico, di sicuro avevi molti amici. Mi guarda perso. «No, solo lui voleva giocare con me». Adesso è in quarta, altra casa e altra scuola. Ma conserva ancora gelosamente la foto di chi l’aveva fatto sentire accettato, stimato, insieme uguale e speciale. Comincia all’asilo il bullismo? In una classe dove magari le mamme non ti invitano ai compleanni perché hanno già escluso tua mamma dal giro? E i figli sentono l’aria e ti tagliano fuori?

Per bullismo si intendono i comportamenti aggressivi, intenzionali e ripetuti caratterizzati da uno squilibrio di potere tra chi agisce e chi subisce. Possono essere fisici, psicologici, digitali

I dati in Bergamasca

Venerdì 7 febbraio, Giornata internazionale contro il bullismo e cyberbullismo, i dati della Rete provinciale di contrasto al bullismo e cyberbullismo parlano di un ragazzino bergamasco su cinque, il 20%, che dai 9 ai 16 anni ha subito episodi di prevaricazione, con punte di frequenza che si alzano gli ultimi due anni della primaria e i primi due anni della secondaria superiore. Femmine e maschi, la perfidia non ha sesso. Secondo l’Unicef, il 10% dei ragazzi dei Paesi Ue nel 2024 ha dichiarato di aver subito cyberbullismo almeno una volta al mese nel corso dell’anno. Per bullismo si intendono i comportamenti aggressivi, intenzionali e ripetuti caratterizzati da uno squilibrio di potere tra chi agisce e chi subisce. Possono essere fisici, psicologici, digitali. Lo squilibrio deriva dal numero (tanti contro uno) o dalla posizione di vantaggio «reputazionale» del bullo o della bulla all’interno del gruppo che li fa procedere impunemente, sicuri di avere le spalle coperte dai gregari dei quali sono la «voce». Lasciando agli esperti la fase conclamata, come adulti possiamo contribuire alla prevenzione. Non del tutto eliminabile (quanti classici della letteratura per l’infanzia di tempi meno politicamente corretti raccontano storie di bulli e di vittime?) ma sicuramente riconducibile in argini più stretti dopo l’esondazione digitale. Dovuta, ci spiegano, all’incrocio fra tecnologia, deresponsabilizzante e narcisismo patologico che produce carnefici vigliacchi e vittime fragili come gusci d’uovo. Alla radice, sempre rabbia e solitudine. Allora il nostro compito è creare relazioni e ambienti che le riducano al minimo.

Lo squilibrio deriva dal numero (tanti contro uno) o dalla posizione di vantaggio «reputazionale» del bullo o della bulla all’interno del gruppo che li fa procedere impunemente, sicuri di avere le spalle coperte dai gregari dei quali sono la «voce»

Senso della realtà e gruppi spontanei

Come si fa a crescere bambini contenti e col senso della realtà? Un elemento sottovalutato è il gruppo spontaneo, verticale perché ci sono presenti varie età, che si forma all’inizio per vicinanza casuale (stessi luoghi di vita) e si struttura con un codice di regole liberamente costruite e accettate e che perciò diventano vincolanti per i partecipanti. Nel gruppo si cresce e si sperimentano i meccanismi della convivenza. La differenza con gruppi organizzati (squadre sportive, associazioni) è che la «banda» costruisce il suo sistema di valori invece di trovarlo già predisposto. Sperimenta perciò una sensazione di maggior autonomia. Quartieri dove si possa «andare a giocare» e giocarsi e genitori che diano il permesso, sono essenziali per sviluppare in una generazione il sentimento del sentirsi «insieme e non da soli».

La costruzione dei contesti quotidiani

Ma i valori ai quali il gruppo si ispira provengono, filtrati dal sentire delle età, da quanto i ragazzi respirano e captano intorno a sé. Mutuano perciò il loro sistema dal mondo adulto che vedono, anche se lo trasformano. Sarà a misura dei 5 anni, dei 15, ma il brodo è quello che cucinano gli adulti. Non solo con i comportamenti individuali ma anche con la costruzione dei contesti quotidiani, delle abitudini, dei linguaggi sociali, delle scelte civili e politiche. Far crescere bene è una responsabilità diretta per genitori e educatori, ma indiretta per tutti gli altri adulti. Se ci pensiamo, spesso i primi bulli siamo noi.

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