Allentare e cautela
le parole chiave

Dunque, è confermato: la tanto attesa fase 2 inizia il 4 maggio, primo step di un allentamento delle restrizioni per le persone e per il mondo produttivo. Ma, attenzione: non è il «liberi tutti». La tutela della salute va ancora salvaguardata, giorno per giorno, per sé e per gli altri, e resta in cima all’agenda. Il premier Conte, nella conferenza stampa di ieri sera (ormai un appuntamento fisso), è stato chiaro e lo ha ripetuto più volte. Inizia la fase di convivenza con il coronavirus, che non ha smesso di essere un nemico insidioso: questi mesi hanno dimostrato che si può contenerne l’offensiva, ma la battaglia non è vinta.

Da qui l’appello del capo del governo alla responsabilità di tutti, finora sostanzialmente dimostrata dagli italiani disciplinati. La sostanza non cambia, il senso civico deve rimanere in servizio permanente e guai a derogare, mutano però gli strumenti e l’approccio nella cornice di un regime restrittivo che viene allentato.

Ecco la parola chiave: allentare. Una posizione intermedia, una fase che intende essere d’assaggio e sperimentale per andare oltre il lockdown. Sarà così per le due settimane successive al 4 maggio, poi si vedrà. Se tutto va bene, il perimetro dell’allentamento potrà essere esteso. Con gradualità e con i piedi di piombo. Cautela, la parola d’ordine. Il messaggio di Conte è stato realista, consapevole che questa fase di transizione è la più delicata e discussa, e può segnare un prima e un dopo. C’è stato un momento, ha ricordato il capo del governo, in cui la situazione sembrava stesse per sfuggire di mano, ma ora la sensazione è che il governo sia sul pezzo, e lo si è notato anche dal tono colloquiale del premier, per sintonizzarsi sui tanti e differenti umori collettivi che adesso vanno governati in una nuova prospettiva.

Certo, c’è chi potrà scegliere di inventarsi il capro espiatorio, tuttavia la chiamata all’interesse collettivo resta in campo nella sua complessità. Perché il punto critico, la vera incognita è dietro l’angolo: quella curva dei contagi che potrebbe riprendere la corsa verso l’alto, azzerando sia gli sforzi compiuti sia le prime aperture. L’effetto boomerang sarebbe deleterio. Il rodaggio dirà se la fase 2 è stata ponderata, ma se il passo è stato compiuto devono essere state calibrate tutte le variabili. Si tratta di tenere insieme interessi e bisogni potenzialmente confliggenti: sicurezza sanitaria, libertà personali, la non più rinviabile riapertura delle fabbriche. Quindi, sempre con il format consueto (distanziamento e mascherina), si potrà ricominciare a muoversi ma dentro la propria regione, incontrare i parenti, ritirare un pasto. E, cosa più importante, si riattiva il cuore pulsante dell’Azienda Italia: manifattura ed edilizia (settori che riguardano da vicino la Bergamasca), commercio all’ingrosso.

S’è trovato il punto d’equilibrio fra lavoro e salute, uno degli aspetti nevralgici. In un contesto sociale ed economico molto pesante (le previsioni del governo parlano di un PIl a -8% quest’anno, 126 miliardi in meno), bisogna accelerare i tempi perché la liquidità alle imprese e i sussidi ai cassintegrati arrivino il prima possibile. I troppi ritardi ci sono, eccome, ma si delinea anche l’azione complessiva di contrasto. Giovedì c’è il varo di un’altra maxi manovra di 55 miliardi e a breve è in programma un decreto sulla semplificazione, che riguarda appalti e burocrazia. Conte è apparso ottimista sulle linee di credito dell’Europa: un punto di svolta senza precedenti, tuttavia – anche qui – non sono ancora definiti gli strumenti operativi e i tempi. Quel fattore tempo, che assedia gli italiani e l’Azienda Italia.

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