Economia / Hinterland
Sabato 16 Luglio 2022
Verdure in busta, costi di produzione alle stelle: «Lavoriamo in perdita»
Quarta gamma Gli agricoltori bergamaschi: filiera in trasformazione ma i prezzi sono fermi da anni. I fornitori Bonduelle: urge incontro con il nuovo a.d..
Il settore della quarta gamma lamenta una perdita di fatturato del 30% in 20 anni e lancia l’allarme sull’aumento vertiginoso dei costi, che mette a rischio la sopravvivenza delle aziende agricole. In Bergamasca la produzione primaria di insalate vale 70 milioni euro all’anno e la coltivazione si estende su mille ettari di serre, con il 70% della produzione che finisce in busta.
«Oggi ci viene corrisposto un prezzo al chilogrammo che, per valore nominale, è inferiore del 10% rispetto a 10 anni fa. A questo si somma un’ulteriore perdita del 20%, frutto di una serie di nuovi standard che vanno dalle decurtazioni per umidità a resi e scarti inerenti la qualità, a cui bisogna sommare l’invenduto che finisce al macero – fa presente Paolo Barcella della società agricola Bioagro di Lurano, associato a Confagricoltura Bergamo -. Conti alla mano, un chilo di insalata è quotata in media 1,10 euro, inferiore di 20 centesimi rispetto a quanto riconosciuto vent’anni fa, ma nel frattempo i costi di produzione si sono più che raddoppiati e la situazione è diventata insostenibile».
Tra i maggiori rincari figurano energia, fertilizzanti, ma anche semi e attrezzature. «La produzione richiede maggiori sforzi e investimenti – conferma Cristian Consoli dell’azienda agricola Consoli Innocente e figli di Carobbio degli Angeli -. Il comparto sta vivendo un periodo molto difficile con poco ricavo e costi alle stelle, ai quali si aggiunge la problematica legata ad un clima sempre più devastante che peggiora la situazione».
Per ultima è arrivata la problematica legata alla siccità, che si ripercuote sulla produzione, spesso seguita da fenomeni naturali devastanti. «Stiamo utilizzando l’acqua dei nostri pozzi, ma non sappiamo quanto riusciremo ad andare avanti – commenta Giorgio Oberti, dell’omonima azienda di Brignano Gera d’Adda, associata a Coldiretti Bergamo -. Oltre al caldo, che diminuisce le rese e favorisce le malattie, siamo sempre in allerta per i fenomeni atmosferici violenti che sempre più spesso danneggiano le serre con danni ingenti per le singole realtà produttive».
Un chilo di insalata è quotata in media 1,10 euro, 20 centesimi in meno di 20 anni fa»
Mauro Baresi dell’omonima azienda agricola di Zanica conferma che «non siamo certo in un buon momento, gli aumenti dei costi e delle materie prime sono sotto gli occhi di tutti, mentre il prezzo di vendita dell’insalata è fermo a 20 anni fa. Siccità e trombe d’aria ci stanno mettendo in ginocchio, mentre le assicurazioni hanno franchigie molto alte - conclude Baresi -. Occorre costituire tavoli di lavoro e un intervento politico per valorizzare la filiera, impegnata fortemente anche nella ricerca e nella sostenibilità».
Nel frattempo, i produttori «baby leaf» dell’area di Bergamo, associati all’Op Oasi (principale fornitore di insalate di Bonduelle), chiedono un incontro urgente al nuovo amministratore delegato di Bonduelle Italia, Federico Odella. «Cogliamo l’occasione per dare il benvenuto al nuovo a. d. – comunicano le aziende impegnate nel settore -. Condividendo appieno gli obiettivi annunciati, i produttori stanno tuttora proseguendo, con notevole impegno e difficoltà, un percorso di sostenibilità e innovazione, iniziata già da alcuni anni, ma evidenziano tuttavia la necessità di un confronto urgente e costruttivo con Bonduelle. Non può esistere sostenibilità ambientale senza che vi sia al contempo anche la sostenibilità economica e sociale. . Sarebbe pertanto auspicabile, se non oltremodo necessario per questo settore, così come avvenuto per il comparto lattiero caseario, ristabilire un riequilibrio dei prezzi, ormai fermi da 20 anni e ad oggi non più in grado di sostenere né i costi ordinari né tantomeno gli investimenti o le innovazioni».
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