Una formazione sempre più «su misura». Emergenza giovani: ne mancherà un terzo

SCENARI. In 6-7 anni le iscrizioni alla prima superiore si ridurranno da 12-13mila a meno di 8mila. Dibattito in Cisl: serve riqualificazione costante. Il ruolo dei professionali: contano 6mila studenti.

Servirà una prospettiva sempre più «sartoriale», cucita sul singolo caso e sullo specifico contesto, per affrontare le sfide future del lavoro. A partire dai temi delle competenze e dell’orientamento: «La formazione non può essere uguale per tutti. Orientamento vuol dire accompagnare: ma si accompagnano le persone, non le masse. Allo stesso tempo, bisogna comprendere come la riqualificazione sia un tema strutturale e non emergenziale: oggi ci si pone il tema della riqualificazione quando un’azienda sta per chiudere, invece in un mercato molto dinamico la riqualificazione deve diventare un diritto per tutti. Bisogna ragionare a livello territoriale, con un lavoro di prossimità». Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, centro di ricerca sul mercato del lavoro, traccia un affresco sulle possibili risposte di fronte a uno scenario in continua mutazione.

«Il lavoro: competenze e formazione»

La Cisl Bergamo ha messo attorno allo stesso tavolo diversi interlocutori nel seminario «Il lavoro: competenze e formazione», una densa mattinata di riflessioni a più voci. Partendo da qualche dato: nel 2022 in Bergamasca si contavano quasi 259mila persone tra i 50 e i 64 anni, contro appena 174mila ragazzi tra i 15 e i 29 anni: «Mancano quasi 85mila giovani in confronto alla popolazione dei lavoratori adulti, e teniamo conto dei circa 22.500 Neet – ragiona Danilo Mazzola, segretario provinciale della Cisl -. I nostri giovani non saranno in grado di sostituire le future uscite: sicuramente parte di questo gap sarà sostituito dalla tecnologia, ma la presenza della persona nel lavoro non potrà essere sostituita in toto. La soluzione si trova nel lavoro degli immigrati e nell’investimento in politiche per la natalità e l’occupazione femminile».

Quanto ai lavoratori in entrata, Paolo Rota – vicepresidente di Confindustria Bergamo con delega alle relazioni industriali – si è concentrato sulle attività di orientamento, ma anche sul ruolo dei contratti: «Lo strumento più utilizzato per introdurre in modo formativo un giovane in azienda è ancora l’apprendistato di tre anni, una legge che viene dal 1955 e che non si può adattare a tutti. Esistono altri due tipi interessanti di apprendistato, l’Articolo 43 e l’Articolo 45: il primo si rivolge ai centri di formazione professionale, il secondo all’università, ma sono strumenti ancora troppo poco usati per via della loro complessità». «La nostra provincia ha un deficit formativo importante – rileva Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo -: ci manca un pezzo di ricerca e sviluppo per arrivare a un lavoro di qualità ben pagato. In futuro, a fare la differenza saranno sempre più il benessere organizzativo e la crescita professionale».

I quesiti: potremo innalzare la qualità della formazione perché lavoreremo su classi più piccole oppure avremo più difficoltà perché si ridurranno le entrate legate alle iscrizioni?

L’erosione demografica impatta anche sulle scuole: «I numeri dell’Istat – riflette Maurizio Betelli, direttore generale dell’Abf, l’Azienda Bergamasca Formazione – ci dicono che fino ad alcuni anni fa in Bergamasca ogni anno avevamo 12-13mila ragazzi di 14 anni pronti a entrare nel mondo della scuola superiore e quindi anche nella formazione professionali: le proiezioni indicano che nel giro di 6-7 anni scenderemo a meno di 8mila 14enni l’anno, con una riduzione di un terzo. Questo pone delle sfide: potremo innalzare la qualità della formazione perché lavoreremo su classi più piccole oppure avremo più difficoltà perché si ridurranno le entrate legate alle iscrizioni? Per i lavoratori del futuro l’elemento fondamentale è la formazione continua: poter continuamente ampliare le proprie competenze, perché la qualifica con cui si entra in un’azienda diventa obsoleta già in un paio d’anni». La formazione professionale è un ponte concreto verso il mondo del lavoro, con 6mila studenti e 1.200 docenti in Bergamasca: «Fare rete è fondamentale, Bergamo ha avviato percorsi virtuosi negli ultimi anni – ricorda don Marco Perucchini, direttore dell’Afp del Patronato San Vincenzo -. Come Afp abbiamo appena avviato un’esperienza di collaborazione con la Tunisia, per rafforzare legami tra centri di formazione di Paesi diversi, per arrivare a un curriculum condiviso di competenze».

«L’obiettivo è dare ai lavoratori delle competenze in grado, da un lato, di garantire alle imprese di continuare nella loro sfida nel mercato globale e, dall’altro lato, per far sì che i lavoratori possano mantenere il proprio posto di lavoro»

«Il tema delle competenze è strategico per il nostro tessuto industriale – le conclusioni di Enzo Mesagna, segretario della Cisl Lombardia -. L’obiettivo è dare ai lavoratori delle competenze in grado, da un lato, di garantire alle imprese di continuare nella loro sfida nel mercato globale e, dall’altro lato, per far sì che i lavoratori possano mantenere il proprio posto di lavoro. La formazione continua diventa un elemento importante anche nella contrattazione».

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