Turismo in crisi: busta paga più leggera, niente bonus per 5 mila addetti

Ascom: «Situazione eccezionale, il contratto nazionale prevede la deroga». L’importo varia tra 112 e 186 euro. Sindacati: grave decisione unilaterale, confrontiamoci.

Doccia fredda per i 5 mila lavoratori impiegati nelle aziende del turismo in provincia di Bergamo, che rischiano di vedersi sospendere, proprio alla vigilia delle festività natalizie, il bonus una tantum legato alla produttività previsto dal contratto collettivo nazionale. In soldoni stiamo parlando di una cifra variabile fra i 112 e i 186 euro per ogni lavoratore, in base al livello retributivo, che nella maggior parte dei casi può arrivare anche a costituire il 10 per cento dello stipendio netto mensile. A deciderlo la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe). A rilanciarlo a livello territoriale Ascom Confcommercio Bergamo che ha consigliato ai propria associati di seguire le indicazioni arrivate da Roma e quindi «di non corrispondere l’importo annuale che sarebbe previsto con la retribuzione del mese di novembre».

Sorpresi i sindacati che, di fronte all’ipotesi del taglio della busta paga dei lavoratori, si aspettavano da parte dell’associazione di via Borgo Palazzo almeno una convocazione, in modo da portare al tavolo anche la posizione dei lavoratori.

Alla base della decisione, spiega una nota diffusa ieri da Ascom Bergamo, «le mutate condizioni rispetto al momento della sottoscrizione del contratto nazionale che non rendono possibile erogare il trattamento retributivo una tantum legato alla produttività in una situazione di grave crisi economica come quella che tutte le imprese del settore hanno attraversato e stanno tuttora vivendo, legata alle perduranti incertezze generate dalla pandemia».

Incertezze, come evidenziato da un recente sondaggio realizzato da Ascom tra gli associati, che vede ancora ai minimi storici il livello di fiducia delle imprese bergamasche del terziario strettamente legate al turismo. Solo il 21% ha aspettative sulla ripresa del business in tempi brevi, percentuale che sale al 24% allargando l’orizzonte al 2022.

Il contratto nazionale, sottoscritto l’8 febbraio 2018, all’articolo 13 prevede la deroga nell’erogazione del bonus «a fronte di situazioni economiche di particolare rilievo o con riferimento ad eventi estremi» sottolinea Enrico Betti, responsabile dell’area Politiche del lavoro di Ascom Confcommercio Bergamo. «Il trattamento economico in questione - prosegue - rientra fra quelli legati alla produttività. Naturalmente potrebbero esserci azioni di rivalsa da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali». Il cui esito giudiziale «rimane incerto» conclude Betti.

«Prima di emettere un comunicato stampa, sarebbe stato opportuno attivare un confronto – afferma Mario Colleoni, segretario generale Filcams Bergamo e della Lombardia -. Riteniamo si debba prendere tempo per discutere nel merito la decisione. Pur riconoscendo la situazione di difficoltà in cui versano tutti i settori dell’economia, è infatti necessario non far ricadere sui lavoratori questo enorme peso e sostenere il loro potere d’acquisto».

Sulla stessa linea anche Alessandro Locatelli, segretario della Fisascat Cisl Bergamo. «Conosciamo bene il contratto e sappiamo che il settore è in crisi a causa della pandemia – sottolinea Locatelli -. Proprio per questo motivo ci si aspettava una convocazione per un confronto. Apprendere una decisione unilaterale non ci piace, anche perché avremmo discusso per capire se c’erano margini di trattativa nel merito. Anche i lavoratori hanno passato un periodo di difficoltà e il riconoscimento del bonus potrebbe aiutare a rilanciare i consumi a beneficio dell’intero sistema economico».

Per Anila Cenolli, responsabile territoriale Uiltucs Bergamo «non è possibile far ricadere nuovamente sulle lavoratrici e sui lavoratori gli effetti di una crisi che li ha già colpiti duramente. Non è accettabile e risulterebbe un’ingiustizia insopportabile per una categoria così debole, soprattutto in questo periodo in cui le aziende dichiarano addirittura di non trovare personale per le loro attività». «Di tutto abbiamo bisogno - conclude Cenolli - tranne che innescare contenziosi: meglio concentrarci sulla ripresa economica nell’interesse di lavoratori e aziende».

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