«Trussardi rimane un grande brand: sapremo rilanciarlo»

L’INTERVISTA. A dieci mesi dall’acquisizione della Miroglio la responsabile operativa Truffo parla di strategie future: «Puntiamo a Europa e Asia, l’outlet di Almè un caposaldo».

Sono trascorsi dieci mesi dall’acquisizione da parte della piemontese Miroglio e per Trussardi è tempo di primi bilanci legati al «nuovo corso»: a parlarne è Giulia Truffo, responsabile operativa del gruppo (Chief operations officier).

Dottoressa, perché Miroglio ha scelto Trussardi? Pensate che il brand bergamasco abbia ancora una forza globale, in grado di farlo rinascere?

«L’acquisizione di Trussardi deriva dalla valutazione attenta dell’opportunità rispetto a quello che oggi chiede il mercato. Come gruppo Miroglio, abbiamo visto un grande spazio nella fascia del quiet “lifestyle premium”, che il lusso ha abbandonato. Qui vogliamo inserirci: il segmento moda di massa è molto inflazionato, quello del lusso esclude. Puntiamo, quindi, ai clienti con un budget medio che hanno visto scendere il loro potere d’acquisto, ma vogliono ancora capi eleganti e funzionali in ottica contemporanea. Trussardi resta un brand con una grandissima credibilità nell’abbigliamento uomo e accessori».

La produzione è ripartita? Su quanti negozi puntate ora e poi a regime?

«Siamo ripartiti, focalizzandoci sulla rete presente, che conta oggi 15 negozi outlet, che avevano il forte bisogno di un riassortimento di prodotti core. Adesso il team, dopo aver presentato la collezione Autunno-Inverno 2025, si sta concentrando sulla campagna pubblicitaria Primavera-Estate 2025 per le licenze: occhiali, orologi e gioielli. Lavoriamo anche per riaprire un punto vendita full-price a Milano».

Quanti sono i dipendenti Trussardi? Sono previste assunzioni?

«Trussardi aveva circa cento dipendenti tra sede e negozi. Abbiamo cercato, in accordo coi sindacati, di salvaguardare l’occupazione. Rispetto a nuove assunzioni, crediamo nel talento: il team si potenzierà sia a livello di sede che negli store».

Cambiamenti in vista anche per lo storico Outlet di Almè?

«Il negozio di Almè rimane un nostro capisaldo. Il brand nasce nel 1911 a Bergamo, e siamo consapevoli del profondo legame con la provincia orobica. Ci stiamo impegnando, con la proprietà dello stabile, per dargli nuova vita: in questi giorni è in rifacimento la facciata col nuovo logo».

Pensate a un direttore creativo?

«Trussardi non ha bisogno di un approccio dirompente e slegato dalla storia del marchio. Ciò che ci distinguerà non sarà una figura singola: il team creativo, composto da persone che già lavoravano per Trussardi, arricchito da innesti selettivi, è guidato da Cosimo Dorato in qualità di design and product director, una guida con una visione condivisa che ci consenta di muoverci nel rispetto dell’heritage e del consumatore».

L’ambizione di Nicola Trussardi era di portare il brand a farsi conoscere nel mondo: pensate ci siano zone come America o Asia su cui puntare maggiormente?

«Sarà importante lo sviluppo estero, partendo da Sud ed Est Europa, mercato che Miroglio conosce bene. Trussardi la scorsa estate ha firmato un complesso residenziale a Dubai, nel Middle East ha già una forte reputazione e puntiamo ad aumentarla, guardando anche all’Asia in una visione più di lungo termine. La strategia sarà multicanale perché come Gruppo stiamo investendo molto nell’on line e stiamo ottenendo risultati con crescite superiori al 30%. Valorizzeremo il patrimonio del marchio senza fermarci alla moda, ma offrendo prodotti e servizi».

La situazione finanziaria di Trussardi alla fine si era fatta pesante: in quanto pensate di risollevarla?

«Il business di Trussardi era gestito da due società: la Trussardi spa che aveva marchio e diritti di licenza e Trs che gestiva la distribuzione retail. Le due società avevano contratto un debito diventato insostenibile, superiore ai 100 milioni. Abbiamo investito 35 milioni di euro che andranno interamente a soddisfare i creditori delle società. E abbiamo già raggiunto il breakeven Ebitda nel 2024: è stato un obiettivo sfidante, ma siamo fiduciosi di proseguire nella giusta direzione».

Infine, cosa resterà della vecchia tradizione Trussardi e cosa porterà di nuovo Miroglio?

«Trussardi è, e resterà, un’azienda indipendente, con una sede propria in centro a Milano: l’autonomia del brand non è in discussione. Uniremo competenze ed esperienze di entrambe le realtà per garantire il successo del marchio, facendo leva su alcune sinergie. Daremo allo stile della maison del Levriero la rilevanza e continuità che merita, senza mai dimenticare la funzionalità dei capi. Trussardi è anche un marchio pioniere nel lifestyle: Miroglio sarà un acceleratore di tutto questo, offrendo supporto per aumentare l’efficienza dei processi».

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