Trevigliese tra le 100 donne più influenti nell’economia
FORBES ITALIA. La trevigliese Francesca Airoldi è una delle cento donne che hanno maggiormente contribuito alla crescita, non solo economica, del nostro Paese.
Lo afferma la rivista «Forbes Italia», che ha inserito la trevigliese nella classifica 2024 delle donne di successo. Giunto al settimo anno, l’elenco include «fondatrici di aziende e imprenditrici che continuano lunghe tradizioni familiari. Ma anche manager, artiste, scienziate, sportive, giornaliste», si legge sulla rivista che ha fatto delle classifiche in chiave business uno dei suoi marchi di fabbrica più riconosciuti. Airoldi è stata inserita tra le cento donne più influenti in quanto Chief business officer presso «Condé Nast Italia». Detto in altre parole, è la figura professionale di più alto grado del gruppo editoriale che in Italia pubblica «Vogue», «Vanity Fair», «La Cucina Italiana», «Wired», «GQ», «Traveller», «AD».
Conta un totale di tre milioni di lettori delle riviste, a cui aggiungere i trenta milioni di visitatori unici dei siti e oltre 23 milioni di fan sui social, solo per citare alcuni numeri. Al vertice del gruppo c’è Airoldi, trevigliese classe 1979. La sua carriera è iniziata a 19 anni in una concessionaria di pubblicità ed è progredita in modo esponenziale. Nel 2023 ha ricevuto anche la massima benemerenza civica trevigliese, il «San Martino d’oro». In quell’occasione, in un’intervista, raccontava la propria carriera definendo «Condè Nast» come «un luogo molto stimolante, nel quale i cambiamenti sono frequenti. Io ho sempre seguito il consiglio che, con ironia, mi ha dato Franca Sozzani: “Punta in alto, che a scendere si fa sempre in tempo”».
Airoldi lavora a Milano e, a causa del suo lavoro, è spesso in viaggio: «Io sono cittadina del mondo, ma le mie radici sono trevigliesi e per me sono importantissime. Le mie amiche storiche sono trevigliesi, ci conosciamo fin dall’adolescenza, se non da prima. A Treviglio ho una mia casa e ci sono i miei genitori, che spesso mi aiutano nel curare mio figlio Leonardo». Nella città della pianura si è anche sposata, un paio d’anni fa. Dirigere un gruppo editoriale oggi, secondo la manager, significa avere a che fare con diversi canali: «I giornali che stampiamo sono solo una parte del lavoro – spiega –. Abbiamo 80 piattaforme diverse con le quali raggiungiamo il nostro pubblico: si sviluppano attraverso newsletter, attività commerciali, siti, inserzioni, social media, video e web, solo per citarne alcuni. E gli eventi, sempre più importanti. La nostra attività è creare cultura. E la cultura non muore mai. Per noi, editoria significa divulgare la cultura dovunque».
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