Supermercati, la Regione mette ordine: le regole per le nuove aperture

TERZIARIO. Dopo gli ipermercati, arrivano le indicazioni ai Comuni per il via libera alle strutture di medie dimensioni. L’assessore Guidesi: «Da favorire le riqualificazioni. Piccolo commercio, la soluzione non sono solo gli aiuti diretti».

Nuove aperture di supermercati di medie dimensioni nel segno della sostenibilità. A tutto campo: sia in termini di impatto sulla rete del commercio locale, che del traffico e dell’ambiente.

Sono le indicazioni che Regione Lombardia ha inviato nei giorni scorsi a tutti i sindaci, accompagnate da una lettera firmata dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo e alle Attività produttive, Guido Giudesi. Obiettivo: fare ordine anche nell’affollato mondo delle medie strutture di vendita, in particolare quelle della grande distribuzione e delle catene in generale che, grazie a iter autorizzativi più «snelli», sono aumentati notevolmente anche in Bergamasca.

Il provvedimento

«Si tratta di indicazioni che hanno lo scopo di aiutare gli amministratori comunali nella valutazione delle richieste di nuove aperture, fornendo criteri oggettivi e omogenei», spiega l’assessore Guidesi. Il via libera finale, bene chiarirlo, resta sempre in capo ai comuni, su questa tipologia di strutture la Regione non ha infatti competenze dirette. Testo base, spiega l’assessore, la legge sulla grande distribuzione, varata lo scorso anno. «In quella legge sono inseriti una serie di parametri, vincoli, criteri di premialità, che, in parte, abbiamo ribadito anche nel documento sulle superfici di vendita più piccole, che inviato ai comuni».

Un occhio all’ambiente

«Se nel comune vicino c’è già una struttura analoga è auspicabile un coinvolgimento o comunque un confronto»

In un’ottica di sostenibilità, piuttosto che costruzioni ex novo il consiglio ai sindaci è di incentivare l’insediamento delle nuove strutture di vendita in immobili o aree riqualificabili. Da «premiare», poi, l’utilizzo di materiali eco compatibili, rimodulabili o riutilizzabili. Tra i criteri di valutazione indicati dalla Regione, l’efficienza e il grado di autonomia energetica delle strutture, la produzione dei rifiuti, l’eventuale impatto sul rumore, l’inquinamento dell’aria e sul sistema di gestione delle acque, ma anche sulla viabilità. Un’omogeneità di regole, è l’intento di fondo, che dovrebbe anche favorire una maggiore sinergia su questo tema tra comuni confinanti. «Riteniamo - sottolinea l’assessore - che la valutazione di impatto di un nuovo supermercato, rispetto al numero degli abitanti ma pure della vicinanza di altri punti vendita, del volume del traffico generato, non può essere fatta esclusivamente dal comune che la ospiterà. Se in quello vicino c’è già una struttura analoga è auspicabile un coinvolgimento o comunque un confronto». Regola, o meglio indicazione, che vale in particolare modo se la richiesta riguarda l’apertura di uno store con superfice superiore a 1500 mq. In questo caso, si legge nel vademecum, «il Comune può coinvolgere, in specifici tavoli di confronto, anche gli altri i comuni interessati».

L’adozione o meno delle indicazioni regionali lasciata alla volontà della singola amministrazione, espone al rischio che rimangano lettera morta o quasi. «Non c’è vincolo di legge, è vero, ma siamo convinti che per un comune può essere un’opportunità poter dire che le decisioni in merito a una richiesta sono basate su indicazioni condivise con la Regione». «Una maggior pianificazione dal punto di vista dell’impatto ambientale, commerciale e infrastrutturale - aggiunge - può generare anche una migliore offerta commerciale facendo emergere, ad esempio, quelle aziende molto più attente alla sostenibilità, qualità oggi valutate positivamente dai consumatori».

Il piccolo commercio

Regolata anche la media distribuzione, rimane il capitolo del piccolo commercio, realtà che continua a incontrare difficoltà. «Difficoltà che non ignoriamo - precisa l’assessore - e lo dimostrano i tanti bandi dedicati ai piccoli negozi, in accordo con i Distretti del commercio, proprio per supportare i negozi di vicinato». Detto questo, un cambio di passo s’impone, secondo l’assessore. «Siamo convinti che il futuro del commercio non dovrà essere valutato rispetto alle singole dimensioni del negozio, ma dovrà rispetto al contesto». Tradotto: basta soldi a pioggia, ma destinazione dei fondi a fronte di progetti che abbiano una prospettiva più ampia.

«Non è solo l’aiuto diretto ai singoli commercianti che consente un miglior presidio del territorio e del mercato»

Esempio? «Sappiamo - prosegue Guidesi- che alcune società della media distribuzioni invece di aprire in un territorio extra urbano oggi preferiscono insediarsi all’interno di una città o di un paese con operazioni di rigenerazione che diventando un valore aggiunto anche per il commercio urbano esistente se si sanno cogliere le potenzialità». Gli stessi Distretti del commercio stanno cambiando passo nell’elaborazione delle loro proposte . «Gli ultimi progetti presentati per accedere ai nostri bandi lo confermano: si è capito che non è solo l’aiuto diretto ai singoli commercianti che consente un miglior presidio del territorio e del mercato. È tutto l’ambiente in cui vivono e lavorano i commercianti che deve diventare attrattivo. Da qui l’attenzione a proposte sul decoro urbano, l’offerta di appuntamenti e manifestazioni, a cui si aggiunge una migliore organizzazione anche dal punto di vista manageriale da parte di tutti i commercianti».

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