Superbonus, caos caldaie: a rischio un contratto su tre

Il decreto. Le disdette degli acquirenti legate allo stop dello sconto in fattura. Secondo Confartigianato sono 2mila le aziende bergamasche in sofferenza.

Un sistema produttivo in crisi, che con gli sconti in fattura e la cessione dei crediti aveva trovato linfa vitale e che ora rischia una contrazione profonda, visto che le disdette dei contratti e le sospensioni degli ordini iniziano a pesare. Il decreto legge blocca crediti sta determinando un effetto panico anche nel mercato dell’edilizia libera, quello dei piccoli interventi per la sostituzione di infissi, l’installazione di caldaie, pompe di calore e tende solari.

Il danno maggiore è creato dall’incertezza che mette a rischio gli investimenti. Le imprese che si occupano di infissi e caldaie starebbero perdendo un contratto su tre. Il decreto legge 11 del 16 febbraio 2023 prevede infatti che, per continuare a utilizzare lo sconto in fattura, la data di inizio lavori non può essere successiva al 16 febbraio. E quindi niente sconto in fattura per gli interventi su caldaie, infissi e tende eseguiti dopo quella data, anche se i materiali sono stati ordinati mesi prima. Ciò si sta traducendo nel congelamento di migliaia di contratti in tutta Italia e anche nella Bergamasca, con i materiali che giacciono nei magazzini e merce non ritirata, perché nessuno vuole accollarsi il rischio di non essere pagato, soprattutto senza sapere quando.

Stessi timori nel settore degli infissi, pompe di calore e di tende solari

E sui siti di molte aziende che propongono l’acquisto e l’installazione di caldaie ad alto rendimento energetico (come, ad esempio, A2A Energia) sono comparsi da giorni avvisi in cui si specifica che «a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 11 del 16 febbraio 2023, non è più esercitabile l’opzione della cessione del credito».

In sostanza una galassia di imprese che facevano leva sui bonus edilizi per l’efficientamento energetico si sentono penalizzate. E, in attesa delle auspicate modifiche governative per non applicare lo stop alla cessione del credito ai piccoli interventi di edilizia libera, secondo le stime di Confartigianato Imprese Bergamo solo nel territorio orobico sarebbero oltre 2mila le aziende del settore in sofferenza o a rischio collasso per gli effetti di disdette e sospensioni. Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo, delinea un quadro a tinte fosche proprio per quelle aziende che effettuano interventi medio-piccoli in edilizia libera: «Il blocco dello sconto in fattura e della cessione dei crediti comporterà una contrazione importante dei ricavi, nemmeno quantificabile – osserva -. Lo stop improvviso è stato un errore che sul nostro territorio metterà a rischio più di 2mila aziende. Sarebbe servito almeno un preallarme, ora si sta scatenando una guerra tra poveri con un mercato al ribasso».

Incertezze e stop agli ordini

E su un mercato condizionato al ribasso pesano i timori di un’intera filiera. «L’incertezza porta con sé il blocco degli ordini – aggiunge Giambellini, che è anche impiantista ed esperto delle dinamiche di un settore in continua evoluzione –. Chi ha fatto gli ordini a ottobre-novembre, non ha dove piazzare i materiali perché il suo ordine è stato annullato. I cappotti termici, alcuni tipi di impianti climatizzati o le sostituzioni di serramenti si fanno da primavera fino in autunno, mentre in inverno si prepara ciò che serve per l’estate, a livello di ordini e di programmazione. Chi ha disposto il blocco della cessione dei crediti non ha considerato tutto ciò. Questo è un anno di forte riflessione e confronto, ma bisogna trovare una soluzione logica, equa e perseguibile a livello statale e delle imprese per arrivare al 2030 con un patrimonio immobiliare migliorato in modo sensibile. Ci si sieda a un tavolo, non c’è tempo da perdere. Il ribasso del mercato non farà bene a nessuno, perché pur di lavorare molti accetteranno determinate condizioni e il 30% degli ordini annullati si tradurrà nel 30% di materiali in più nei magazzini».

Giambellini: «Serve un tavolo di concertazione per una soluzione condivisa»

In pratica si è creato un circolo vizioso, con il fornitore che vuole essere pagato per la pompa di calore, la caldaia o la tenda solare che ha messo a disposizione, chi per il lavoro che ha eseguito e lo sconto in fattura e la cessione del credito sospesi. «L’auspicio è che si arrivi a una soluzione ragionevole, entro 6 mesi a un tavolo di concertazione nazionale con il governo – sottolinea Giambellini -, con regole chiare che disciplinino le questioni pregresse dei crediti e dello sconto e norme che regolamentino con certezza il futuro, coinvolgendo sin dall’inizio le banche e senza più imbattersi in una giungla di decreti». Le stime delle categorie produttive più colpite dal decreto sono significative: per FederlegnoArredo, di cui fanno parte Assotende e Assolegno, lo stop allo sconto in fattura porterà mancati ricavi per 3 miliardi alle imprese di questi settori. Solo Assotende stima per il 2023 un calo delle vendite compreso tra il 25% e il 40%, per il settore legno (infissi e finiture) stime analoghe e giro di affari in netto calo anche per Assotermica (caldaie) e Assoclima (pompe di calore

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