Stipendi, la parità è lontana. A pesare anche il tipo di lavoro

L’ANALISI. L’occupazione femminile prevale nella scuola, nei servizi e nella cura. Sonzogni (Cisl): più opportunità con studi Stem ed economico-scientifici.

Anche i dati di Cisl Bergamo confermano la resistenza del divario di genere nel mondo del lavoro: le donne guadagnano meno degli uomini e, di conseguenza, percepiscono pensioni più basse.

Sul territorio orobico è di circa 10mila euro la forbice fra la retribuzione media annua femminile e quella maschile: le donne percepiscono mediamente poco più di 21.000 euro, gli uomini 31.200

Se a livello nazionale nel 2023 le retribuzioni medie settimanali lorde degli uomini sono state di 643 euro, il 28,34% in più rispetto ai 501 euro medi percepiti dalle donne, dalle ultime dichiarazioni dei redditi raccolte nei Caf del sindacato provinciale emerge che la disparità raggiunge picchi del 50%, sicuramente anche per effetto di contratti di lavoro part-time e perché le donne occupano posti meno remunerativi. Sul territorio orobico è di circa 10mila euro la forbice fra la retribuzione media annua femminile e quella maschile: le donne percepiscono mediamente poco più di 21.000 euro, gli uomini 31.200.

Ad avere retribuzioni inferiori ai 10 mila euro è il 14% delle donne e il 5 % degli uomini, mentre la situazione si ribalta sopra i 40 mila euro, dove si colloca il 16% degli uomini contro il 4% delle donne.

Sul territorio orobico è di circa 10mila euro la forbice fra la retribuzione media annua femminile e quella maschile: le donne percepiscono mediamente poco più di 21.000 euro, gli uomini 31.200

Italiani e stranieri, il divario

Il divario fra italiani e stranieri riguarda, invece, entrambi i sessi. Le lavoratrici italiane vengono pagate 5.834 euro all’anno più delle straniere (che rappresentano il 14% del totale), gli uomini 7.000 euro in più dei colleghi nati all’estero (18% del totale).

I settori di competenza

Quanto ai settori di appartenenza, il 70% della componente maschile è occupata nell’industria, nelle costruzioni e nei trasporti, tutte attività ad alto valore aggiunto, mentre la componente femminile per il 60% è impiegata nel settore pubblico e in quello dei servizi e del commercio, che hanno salari mediamente più bassi.

L’età e tipologia di famiglia

Guardando la composizione per età, i dichiaranti che hanno più di 50 anni, fascia nella quale le retribuzioni dovrebbero essere più alte per anzianità e carriera, la componente femminile si ferma al 38%, mentre quella maschile supera il 42%. I non coniugati e senza familiari a carico si equivalgono fra i due sessi, mentre il 37% delle donne ha almeno un figlio a carico, contro il 43% degli uomini, e solo l’1% delle donne ha il coniuge a carico, contro il 17% dei maschi.

«Basandoci soltanto sui lavoratori che si rivolgono ai Caf Cisl per la dichiarazione dei redditi, sicuramente questa visione è parziale - ammette Candida Sonzogni, segretaria provinciale di Cisl Bergamo - anche perché registriamo le differenze sul reddito lordo da lavoro senza avere dati rispetto al percorso di studio e formativo personale, agli inquadramenti, alla paga oraria, agli eventuali superminimi, al welfare, alla durata del rapporto di lavoro e agli orari».

Resta il fatto, però, che le differenze emergono comunque e che «il divario salariale rende più fragile la componente femminile della società non solo oggi, ma anche nel lungo periodo, e questo aspetto non può non preoccupare», aggiunge Sonzogni riferendosi alle ricadute sulle pensioni.

«il divario salariale rende più fragile la componente femminile della società non solo oggi, ma anche nel lungo periodo»

L’altro elemento che la segretaria provinciale Cisl sottolinea è «la maggiore concentrazione dell’occupazione femminile nel settore della scuola, dei servizi e della cura non solo in Italia e nella nostra provincia. Come evidenzia l’Eurostat, questo vale un po’ per tutti i Paesi, ma le dinamiche retributive tra i settori economici non sono identiche da una nazione all’altra».

«Bisogna fare di più - afferma Sonzogni - per attrarre le giovani generazioni di donne verso percorsi di studio Stem ed economico-scientifici in genere, per fare in modo che, dentro le aziende e i luoghi di lavoro in genere, siano garantite pari opportunità e percorsi di crescita e carriera. E, come sui salari, il ruolo del sindacato con la contrattazione e la bilateralità può e deve contribuire a innescare un cambiamento nelle culture organizzative e nel mondo del lavoro».

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