Stati Uniti, mancano uova. Le richieste arrivano pure in Bergamasca

LA CRISI. Epidemia aviaria, mercato americano in affanno, con richiesta di rifornimenti anche in Europa e in Italia. Gruppo Moretti: «Noi contattati, ma al limite produttivo».

Gli Usa chiedono aiuto anche a Bergamo per sopperire alla carenza di uova: una vera e propria emergenza quella che sta colpendo gli Stati Uniti.

La proteina più popolare e democratica al mondo, proprio per il suo costo contenuto, è ora particolarmente richiesta a causa dell’epidemia di aviaria, che Oltreoceano ha costretto all’abbattimento di ben 55 milioni di capi sulle 350 milioni di galline ovaiole allevate. I cittadini americani stanno per ora centellinando il consumo di uova, rinunciando a piatti simbolo come omelette e ricette che utilizzano tuorlo e albume come ingredienti, tra cui le immancabili ciambelle «donuts».

Aiuti dall’estero

Il problema ha rilevanza nazionale, tanto che per sopperire alla mancanza del prodotto e per fronteggiare l’emergenza, si sono mosse persino le ambasciate americane, che hanno incontrato i produttori europei di uova per capire la disponibilità all’export, proprio nel momento in cui - ironia della sorte - si parla di dazi per limitare l’ingresso di prodotti europei negli Usa. Finora all’appello ha risposto in maniera affermativa la Turchia, che ha promesso un quantitativo vicino al mezzo miliardo di uova nel corso del 2025, mentre il vecchio Continente ha rispedito in larga parte la richiesta al mittente.

«Contattati dall’ambasciata americana»

Il bergamasco Ruggero Moretti, presidente dell’Eepa, acronimo di European Egg processors association (l’associazione europea che raggruppa i produttori di uova) conferma: «Ci ha contattato l’ambasciata americana in Italia per capire se c’era la disponibilità ad esportare uova negli Usa per un periodo di almeno sei mesi. Per ora siamo al limite con la produzione e nel breve termine non possiamo garantire la disponibilità di prodotto. Si tratta di un’operazione commerciale che andrebbe pianificata per tempo, anche perché rischierebbe di generare squilibri di mercato con relativi aumenti di prezzo».

In Europa e nel Belpaese i prezzi sono leggermente aumentati, ma in questo momento non assistiamo ad una corsa al tuorlo

Basti pensare che nei supermercati a stelle e strisce una confezione composta da una dozzina di uova ha raggiunto anche il prezzo di 12 dollari, giustificati proprio dal forte squilibrio tra domanda e offerta. In Europa e nel Belpaese i prezzi sono leggermente aumentati, ma in questo momento non assistiamo ad una corsa al tuorlo, nonostante si noti una minima carenza di prodotto sugli scaffali.

In Italia cresce il consumo di uova

Ruggero Moretti, amministratore delegato di Cascina Italia insieme alla cugina Silvia Moretti, fa presente che «in Italia fortunatamente non registriamo le stesse problematiche degli Usa, tra tensioni commerciali e carenza di prodotto. È altrettanto vero che nell’ultimo anno è aumentato il consumo di uova anche da parte degli italiani, passati da 214 a 224 uova pro capite che su 50 milioni di persone portano ad una crescita di mezzo miliardo di unità, mentre in totale sono 13,5 miliardi le uova consumate in Italia (quarto Paese in Europa per numero di uova prodotte dopo Francia, Germania e Spagna) sotto varie forme come ingrediente alimentare».

«Fino a questo momento abbiamo privilegiato il mercato interno con l’uovo che è percepito come prodotto di qualità nazionale»

Solo Cascina Italia, che ha sede a Spirano, lavora ben 3 milioni di uova la giorno e più di 700 milioni ogni anno con richieste altissime che hanno portato ad aumentare la produzione ristrutturando gli allevamenti e sviluppando la parte zootecnica. Il gruppo orobico impiega 80 dipendenti per un fatturato che nel 2024 ha raggiunto gli 83 milioni di euro, dei quali 53 sono rappresentati proprio dalla lavorazione delle uova.

«Mercato estero marginale»

«Fino a questo momento abbiamo privilegiato il mercato interno con l’uovo che è percepito come prodotto di qualità nazionale - conclude Ruggero Moretti -. La parte legata all’estero è marginale e riguarda in particolare prodotti per la ristorazione, che vengono esportati in Europa ma anche ad Hong Kong e a Dubai». Il punto sul futuro del comparto è previsto proprio a Bergamo il prossimo 16 maggio, quando in terra orobica si riunirà l’associazione dei produttori europei di uova con l’assemblea annuale.

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