Sindacati contro i Comuni di Alzano Lombardo e Albino: «Per ridurre le bollette tagliati i buoni pasto»

La polemica. «Il caro bolletta lo pagano i dipendenti, il taglio dei buoni pasto vale 10 mila euro». I sindacati: «La chiusura degli impianti vale per sole 4 ore settimanali. Il vero risparmio sulle spalle dei lavoratori». La replica dei sindaci.

«È tempo di risparmio energetico: così Alzano risparmia 10.000 euro grazie al taglio dei buoni pasto nei confronti dei propri dipendenti, dopo che gli stessi hanno dovuto accettare il piano comunale per ridurre la spesa energetica, con una rimodulazione dell’orario, e senza che questi stessi soldi siano destinati a politiche a favore dei lavoratori». È la conclusione cui sono giunte le Rsu del Comune e rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil che denunciano la politica dell’amministrazione del comune della Valle Seriana che, dietro a misure che dovevano contrastare il caro bollette, sottrae soldi che sarebbero di competenza dei lavoratori.

«I Comuni di Milano e Bergamo ottimizzano le aperture degli uffici grazie al lavoro agile, altri invece usano la crisi come pretesto per tagliare i buoni pasto ai dipendenti» dichiarano Fabio D’Aniello, Paolo Agape e Antonio Montanino, che per CIisl Fb, Fp Cgil e Uil Fpl hanno seguito la trattativa con il Comune.

Nel Comune di Alzano Lombardo, infatti, il Segretario Generale, durante l’incontro convocato lo scorso 24 ottobre per discutere delle misure di risparmio energetico in vista dell’inverno, ha dichiarato ufficialmente che dal 2 novembre 2022 l’orario dei dipendenti sarebbe cambiato al fine di ridurre la spesa energetica. Il nuovo orario prevede una riduzione del servizio nelle ore pomeridiane, «ma a conti fatti lo spegnimento degli impianti riguarderebbe appena 4 ore settimanali. Il vero risparmio deriva in realtà dalla mancata erogazione dei buoni pasto che, a conti fatti, arriverebbe a circa 10 mila euro annui».

«Cosa ancor più assurda – continuano i sindacalisti -, l’amministrazione pur dichiarando di voler adottare politiche per coinvolgere attivamente i lavoratori nelle misure di risparmio energetico, ha deciso di non destinare tali risorse a favore del personale».

Un fatto gravissimo, secondo la Rsu e le organizzazioni sindacali, se si considera anche «l’ormai strutturale situazione di carenza di personale all’interno dell’ente, causa di eccessivi carichi di lavoro da diversi anni a questa parte».

Una situazione parzialmente analoga, sottolineano ancora le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil Bergamo, si verifica al Comune di Albino dove al termine del confronto è emerso che «anche in questo caso, i risparmi derivanti dalla mancata erogazione dei buoni pasto non saranno destinati ai dipendenti per l’anno corrente, mentre per il 2023 si spera nel ripristino della situazione previgente».

La replica dei sindaci

Il sindaco di Alzano Camillo Bertocchi replica: «Non sappiamo se questa nota sia stata emessa su mandato del personale dipendente o sia una scelta autonoma dei sindacati, ma in un periodo così teso e difficile per tutti, questo comunicato ci pare un enorme danno d’immagine nei confronti dei dipendenti stessi. Il Comune di Alzano ha licenziato un piano di contenimento dei consumi energetici articolato su ogni ambito, nel tentativo di contenere la spesa e non dover ricorrere ad aumento della pressione fiscale. Nel piano è prevista anche la rimodulazione dell’orario dei dipendenti al fine di contenere l’orario di riscaldamento dei locali». Bertocchi definisce la nota «infelice» anche alla luce di un recente provvedimento della Giunta: «Ha riconosciuto ai dipendenti il massimo del fondo incentivante facoltativo, per oltre 30mila euro».

Il sindaco di Albino Fabio Terzi parla di «completa delusione»: «I sindacati non hanno capito in che situazione ci troviamo. Se veramente pensano che, a fronte di un aumento previsto di 400mila euro solo per la corrente, la questione sia la perdita di un buono pasto a settimana, hanno fatto un buco nell’acqua. Sono sicuro che i dipendenti, che mi conoscono, non la pensano così, anche perché molti hanno già detto di gradire i nuovi orari, che comunque sono una misura provvisoria, in vigore solo fino ad aprile». Terzi ricorda anche che lui e i suoi assessori hanno deciso di rinunciare all’aumento delle indennità: «Così il Comune risparmia 40mila euro, mentre la mancata erogazione di un buono pasto è una questione di 5mila euro».

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