Sicurezza: «Servono ispettori e una nuova cultura del lavoro»

IL SINDACATO. Il segretario bergamasco della Cisl Francesco Corna: «Bergamo provincia con il minor numero di tecnici in organico».

Una folta delegazione bergamasca ha preso parte alla manifestazione nazionale della Cisl sul tema di sicurezza nel lavoro, andata in scena sabato 13 aprile al PalaTiziano di Roma.

«Fermiamo la scia di sangue - Sicurezza sul lavoro, un impegno comune» è lo slogan che riassume senso e obiettivi della manifestazione. Delegate e delegati per la sicurezza di ogni settore produttivo hanno dato voce e ulteriore impulso a una mobilitazione che da febbraio impegna la Cisl in centinaia di assemblee e iniziative nei luoghi di lavoro e sui territori, con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e imprese su questa emergenza, di migliorare e rafforzare i contenuti del Decreto Legge n.19 e di promuovere una proposta complessiva che ponga fine all’intollerabile perdita di vite nei luoghi di lavoro.

«Ci troviamo qui, dopo la grande tragedia di Bargi, consapevoli che ormai non ci siano più scuse per promuovere una cultura della sicurezza degna finalmente di un paese civile – ha detto Francesco Corna, segretario generale della Cisl di Bergamo, presente all’assemblea. Bergamo, a livello nazionale, è la provincia con il numero di personale più basso nelle agenzie che dovrebbero vigilare su lavoro e sicurezza. Da tempo chiediamo che si intervenga su questa situazione, favorendo in ogni modo i lavoratori che dovrebbero giungere a Bergamo, anche con iniziative e condizioni di alloggio favorevoli. Ma per noi è necessario che ci siano e al più presto tutte le assunzioni necessarie. A tal fine, contiamo nell’approvazione del decreto che dovrebbe prevedere l’assunzione dei nuovi ispettori, grazie anche alla tenacia dell’azione della Cisl nei confronti del governo. La proposta della patente a punti non potrà avere fortuna senza un numero adeguato di ispettori che controllino e facciano rispettare le regole. È necessario che il fenomeno non venga affrontato solo il giorno dopo le tragedie e solo con spot, o che a ogni lutto si dichiari sciopero, senza che la cosa non risolva la tematica, che invece va affrontata soprattutto con la prevenzione e la formazione partendo dalle scuole e dalla cultura del lavoro che deve mettere al centro al persona. Finché ci saranno un solo morto o un solo ferito – conclude Corna – nessuno potrà sentirsi esentato dall’impegno».

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