«Serve una visione di medio-lungo termine
Bergamo, la ripresa sarà solo rinviata»

La Camera di commercio: peggioramento a breve ma il tessuto imprenditoriale è forte. «Discreta tenuta dell’occupazione anche dopo la fine del blocco dei licenziamenti. Fiera, persi almeno 6 mesi».

«Di questi tempi bisogna avere uno sguardo strabico: da un lato pensare all’emergenza, dall’altro avere una visione di medio-lungo termine». È la filosofia di Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di commercio di Bergamo, che ha varato un Programma pluriennale in sei obiettivi da qui al 2025: attrattività del territorio attraverso il rafforzamento delle infrastrutture, in primis l’aeroporto; sviluppo e formazione d’impresa; digitalizzazione; orientamento e alternanza scuola-lavoro ; semplificazione burocratica e tutela e trasparenza del mercato.

Presidente, secondo l’ultimo report di Prometeia in provincia di Bergamo il valore aggiunto totale nel 2020 è crollato del 10,1% , quello pro capite è sceso addirittura del 10,5%. Si prevede però un recupero entro il 2023, ma con la rimonta dei contagi e le nuove restrizioni in arrivo queste stime sono da rivedere?

«Nel breve periodo ci sarà un ulteriore peggioramento, ma credo che la ripresa sia solo rinviata di qualche mese. La nostra provincia può contare su un tessuto imprenditoriale molto forte e differenziato: siamo presenti in tutte le filiere del valore, abbiamo un buon livello di efficienza, produttività e innovazione. Lo dimostra il fatto che la nostra industria, ma anche agricoltura e servizi, erano riusciti a tornare ai livelli pre-crisi 2008. Solo l’edilizia era ancora indietro, ma ora dà segnali di ripresa legati anche al Superbonus».

Cosa la preoccupa di più come presidente della Camera di commercio?

«L’incertezza, che rende difficile fare impresa. E infatti gli investimenti sono al palo».

Nel 2021 per la Bergamasca si prevede un aumento del tasso di disoccupazione dello 0,7%: secondo lei è un’aspettativa realistica o andrà anche peggio?

«La proroga del blocco dei licenziamenti fino a marzo 2021 e della cassa Covid spostano in là il momento in cui potremo prendere consapevolezza delle conseguenze occupazionali di questa crisi che i contratti a termine e il lavoro somministrato, quindi i giovani in particolare, stanno già pagando a caro prezzo. È chiaro che non si possono mantenere strutture non più proporzionate ai reali livelli di attività, ma penso che nella Bergamasca ci sarà una discreta tenuta».

Anche le previsioni sull’export bergamasco sono negative: - 0,3% all’anno da qui al 2023.

«Così come l’Italia, anche gli altri mercati sono in grave difficoltà. Per favorire l’export bisogna continuare sulla strada già percorsa in questi anni, cioè fare innovazione, nell’industria come nell’agro-alimentare».

Nel Programma pluriennale si parla anche di «valutazioni relative al futuro del sistema fieristico territoriale», ma l’ospedale Covid in Fiera è stato appena riaperto con i primi quattro pazienti della seconda ondata…

«Inutile dire che l’assistenza sanitaria è una priorità, ma ritengo che si siano persi sei mesi preziosi nei quali si doveva assolutamente rilocalizzare l’ospedale ospitato in via Lunga. Viceversa, ci troviamo di nuovo con la struttura fieristica impossibile da utilizzare, e chissà fino a quando, tant’è che alcuni appuntamenti, una volta finito il primo lockdown e consentita la ripresa dell’attività fieristica nel resto d’Italia, sono stati ospitati a Brescia o tenuti in piazza, come la Fiera di S. Alessandro. Quello che forse sfugge a chi governa a livello regionale e nazionale, è che la Fiera di Bergamo non sono capannoni vuoti, inutilizzati: siamo di fronte a una vera e propria requisizione d’impresa, e non è pensabile che essa possa sopportare il rischio imprenditoriale relativo se è messa in condizioni di non poter operare. Il problema è stato portato all’attenzione delle istituzioni, a parole sono arrivate rassicurazioni, speriamo arrivino presto risposte concrete. Tra l’altro, non conoscendo la data di restituzione della Fiera, non si può programmare nessuna attività futura, né vendere gli spazi».

Quelli per la Fiera delle valvole Ivs programmata per maggio 2021 erano peraltro già stati venduti prima del Covid. Cosa succederà se l’ospedale sarà ancora lì?

«Sarebbe un danno gravissimo. Anche pensando di chiedere ospitalità altrove, non è detto che dopo si riesca a riportare Ivs a Bergamo».

Commercio, turismo, ristorazione sono in gravissima difficoltà. La Camera metterà in campo nuovi aiuti?

«Quest’anno siamo già intervenuti con specifici bandi a sostegno delle aziende. Pensiamo di replicarli, anche se abbiamo un po’ di preoccupazione riguardo al budget 2021: con i fatturati aziendali in calo e imprese che rischiano di cessare l’attività, anche i diritti camerali subiranno una contrazione, perciò stiamo valutando di attingere al patrimonio di cui dispone la Camera. Certo è che non lasceremo sole le imprese».

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