Economia / Bergamo Città
Martedì 06 Febbraio 2024
«Sarà l’anno dell’intelligenza artificiale. Robot falso problema, mancano persone»
L’ANNO CHE VERRÀ. Majorana (Km Rosso): nel 2024 l’Ai entrerà in maniera preponderante nei sistemi aziendali. «La tecnologia è agnostica, non sa di essere buona o cattiva, dipende dall’uso. I droni pronti a volare sulle città».
«Il 2024 è l’anno in cui vedremo l’intelligenza artificiale entrare prepotentemente nei sistemi aziendali. Cresceranno gli investimenti, le applicazioni e anche i risultati. E sarà interessante vedere la risposta della gente, anche perché le macchine saranno così sofisticate da non sembrare macchine». A dirlo è Salvatore Majorana, direttore del Kilometro Rosso e vicepresidente della International Association of Science Parks and Areas of Innovation (Iasp), l’associazione che riunisce i parchi scientifici e tecnologici di un’ottantina di Paesi.
Quali saranno le applicazioni dell’intelligenza artificiale nel sistema manifatturiero?
«L’intelligenza artificiale sarà sempre più presente nella mappatura della qualità della produzione, nei sistemi che gestiscono l’energia utilizzata in produzione e nella mappatura e risposta alle richieste del mercato. Ovviamente sarà applicata anche alle macchine, che non compiranno più solo azioni in base alle misurazioni dei sensori, ma faranno una riflessione quasi autonoma scegliendo l’operazione migliore per raggiungere un certo obiettivo. Un altro trend da tenere d’occhio è l’arrivo dei robot in fabbrica dei robot umanoidi, che si muovono nello spazio di lavoro vicino alle persone e le aiutano a fare lavori a minor valore aggiunto».
C’è chi ha paura che i robot rubino posti di lavoro.
«Il vero problema non sono i robot, ma la carenza di professionisti qualificati. Se ce ne fossero di più, il sistema industriale li assumerebbe seduta stante. Bisogna formare le persone, e credo che queste tecnologie possano aiutare anche le scuole e i sistemi educativi».
I software di intelligenza artificiale sono ormai realtà, ma abbiamo l’hardware per gestirli?
«Per ora i software di intelligenza artificiale si basano su computer tradizionali, ma presto avremo a disposizione il Centro nazionale di supercalcolo previsto dal Pnrr, con sede a Bologna, per il quale il nostro Paese ha ottenuto dall’Europa un finanziamento di quasi 320 milioni di euro e che sarà dedicato al calcolo ad alte prestazioni, alla gestione dei big data e al calcolo quantistico. Alle grandi aziende servirà per la simulazione di processi e prodotti, ma anche le piccole potranno condurre analisi e calcoli che con i loro strumenti non riescono a fare».
C’è, però, chi teme l’intelligenza artificiale.
«La tecnologia è agnostica, non sa di essere buona o cattiva. Tutto dipende da come la si usa. Credo che il rischio al quale saremo più esposti sia riuscire a capire se l’interlocutore dall’altro lato di uno schermo sia un uomo o una macchina, come ha dimostrato il caso di quella influencer completamente creata dall’intelligenza artificiale (Aitana Lopez, ndr) che veniva invitata a cena da calciatori famosi.
La stessa insidia c’è sul fronte delle notizie: un video generato al computer può spostare l’opinione delle masse, cosa molto pericolosa in un anno di guerre e di grandi elezioni come questo».
Nel campo della mobilità quali novità ci saranno?
«In questo campo mi aspetto di veder volare i droni sulle nostre città. In un anno non saranno pronte le norme necessarie, ma le tecnologie ci sono già tutte. Per esempio, è in corso una sperimentazione di Poste italiane, che consegna la corrispondenza con un drone dalla terraferma all’isola di Procida, perché il servizio è più efficiente che con il traghetto. Ma si useranno i droni anche nei cantieri edili o nelle infrastrutture per tirare i cavi».
Nelle telecomunicazioni, invece, il 5G ancora non è così diffuso come ci si aspettava. Cosa non ha funzionato?
«Le infrastrutture ci sono e si sta già studiando la generazione successiva, il 6G. Contro il 5G c’è stata una combinazione di due fattori: da un lato il fatto che il 4G ancora fa bene il suo lavoro, dall’altro la campagna avversa da parte di chi lo ritiene nocivo per la salute. Io mi fido degli enti di controllo, che danno invece ampie rassicurazioni. In realtà, proprio in campo medico l’intelligenza artificiale ci darà grandi soddisfazioni».
In che modo?
«L’intelligenza artificiale permetterà di gestire le enormi quantità di dati derivanti dagli studi scientifici su farmaci e malattie, permettendo di interpretare fenomeni che fino a ieri non si riuscivano a leggere. Allo stesso modo l’intelligenza artificiale potrà essere usata per trovare i migliori match tra molecole e risultati richiesti, accelerando la medicina personalizzata: soprattutto per tumori e malattie autoimmuni useremo sempre più farmaci costruiti per il singolo caso».
Tutte applicazioni affascinanti. Come sempre, però, quando si parla di dati si pone il problema della sicurezza.
«La cybersecuirty sarà imprescindibile. Furti, ricatti e contrabbando di dati già oggi fanno girare miliardi di dollari».
Veniamo all’energia. Cosa possiamo aspettarci per i mesi a venire?
«Non credo che il 2024 ci porterà grandi novità, perché sul fronte dell’idrogeno e del nucleare la ricerca ha bisogno di tempi lunghi, ma l’importante è non fermarsi».
Sull’idrogeno la ricerca è già avanti.
«Ma bisogna trovare la chiave di volta per generare idrogeno verde, perché farlo usando i combustibili fossili sarebbe un controsenso. E poi c’è un altro tema altrettanto delicato, quello dello stoccaggio e del trasporto, perché si tratta di una molecola altamente infiammabile».
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