Same: meno ore di lavoro, stesso salario. E venerdì pomeriggio libero per gli impiegati

L’ACCORDO. Dal 1° luglio estesa l’intesa del 2018 a 1.200 addetti dello stabilimento di Treviglio. L’azienda: si guarda alla qualità della vita. Fiom: soddisfatti dopo una trattativa impegnativa.

Se il valore della busta paga è un elemento centrale, la qualità della vita - soprattutto dopo la pandemìa - è un tema altrettanto caro ai lavoratori e l’accordo firmato tra la Sdf di Treviglio e la Fiom-Cgil di Bergamo va (anche) in questa direzione. Votato dai lavoratori (ha incassato 847 sì, pari all’87,4% dei votanti, e 115 no, pari all’11,8%), è entrato in vigore il 1o luglio - la durata è di cinque anni, fino al 30 giugno 2028 - rafforza le intese precedenti in materia di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. E coinvolge la gran parte dell’organico della multinazionale di trattori e macchine agricole, compresi i lavoratori con contratto di somministrazione e part-time. In sostanza, il conteggio dell’orario lavorativo non avviene su base giornaliera, ma settimanale.

Stipendio invariato

Per quanto riguarda i reparti produttivi, la media oraria settimanale si attesta a 38 ore contro le canoniche 40, a stipendio invariato. Dato che l’accordo prevede il ricorso alla flessibilità, c’è la possibilità di «salire» fino a 42 ore e di «scendere» fino a 34, per un massimo di 92 ore in 14 mesi. Le aree coinvolte - per un totale di circa 750 addetti - sono: produzione (riparazioni incluse), magazzino, qualità (collaudo incluso), manutenzione, oltre a Hse e tecnologie (perlopiù impiegati). Sono esclusi invece i turnisti, per i quali scatta un meccanismo diverso. Nel periodo estivo, quando fa più caldo, ovvero dal 16 giugno al 31 agosto, le parti hanno convenuto un orario settimanale di 38 o 34 ore, evitando la flessibilità in salita. Ad esclusione di giugno, tutti i secondi venerdì del mese si lavora metà giornata o non si lavora affatto.

Il venerdì pomeriggio è sempre libero

Colletti bianchi e una parte di operai indiretti (450 persone) svolgono la loro attività in 39 ore settimanali. Terminando di lavorare, al più tardi, alle 13.30 di venerdì (con possibilità di ingresso alle 7.45). Il venerdì pomeriggio è sempre libero. In questo caso la flessibilità non è prevista. Parliamo di figure del commerciale, acquisti, R&D (incluso il reparto sperimentale), partner e service, logistica (inclusi dogana e magazzino componenti), amministrazione vendite, amministrazione finanza, controllo, It, archivio storico, communication e Hr.

Le assunzioni

Nell’intesa tra azienda e sindacato c’è anche un capitolo che riguarda le assunzioni: a giugno è stata stabilizzata una decina di lavoratori somministrati. E, più in generale, se i livelli produttivi rimangono stabili e c’è fabbisogno occupazionale, l’impegno è stabilizzare i somministrati che abbiano maturato 10 mesi di presenza continuativa.

È soddisfatto il sindacato, perché, come spiega Simone Grisa della Fiom, «già nella piattaforma per il rinnovo dell’integrativo avevamo chiesto di estendere a tutti i dipendenti le 38 ore settimanali pagate 40: sembrava una missione impossibile e invece siamo riusciti a coinvolgere un numero maggiore di persone in produzione, mentre il resto del personale - soprattutto impiegati - lavorerà 39 ore senza flessibilità con il venerdì pomeriggio libero e la garanzia del servizio mensa». Grisa aggiunge: «Si riduce l’orario di lavoro a parità di salario: è un accordo che va oltre i soldi e che guarda alla qualità della vita». Anche l’azienda mette l’accento sugli stessi aspetti: «Siamo molto contenti di un’intesa che si inserisce in un contesto di accordi volti a rendere sempre migliore la “balance” tra vita lavorativa e privata, con una flessibilità in ingresso e la riduzione dell’orario a parità di stipendio. Il percorso negoziale era partito nel 2017 culminando nell’accordo del marzo 2018, che oggi si completa coinvolgendo i lavoratori che non erano stati interessati da quella prima intesa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA