Risparmi, bergamaschi formichine
Dal 2010 cresciuti di 10 miliardi

Con il lockdown, la tendenza continua. I depositi dei bergamaschi superano i 32 miliardi. Di questi, 7 sono conservati in filiali fuori provincia.

Come sta impattando il Covid sui risparmi? È uno degli indicatori da cui si può cogliere il «contagio» economico dopo quello sanitario, anche a Bergamo. I primi due mesi dell’emergenza hanno complessivamente portato all’aumento dei depositi bancari in tutti i principali Paesi europei, con l’eccezione della Germania; in Italia, rilevava la Bce, a marzo i risparmiatori hanno accantonato 16,8 miliardi di euro, contro una media mensile di 3,4 miliardi. Dati confermati anche per aprile, secondo un recente focus del Centro studi di Unimpresa che stima una crescita complessiva di 39,7 miliardi di euro (+3%) per i depositi e conti correnti bancari italiani da gennaio ad aprile; in particolare, i depositi delle famiglie sono incrementati del 6,9%.

A determinare il trend è stato soprattutto il mix tra il lockdown – negozi e ristoranti chiusi, dunque quasi azzerati i consumi legati alla socialità – e i timori per l’incertezza economica. Ovviamente, non è stato così per tutti: soprattutto gli autonomi, ma anche i lavoratori dipendenti in attesa di cassa integrazione, hanno intaccato i propri risparmi anche solo per arrivare alla fine del mese. «I dipendenti pubblici hanno avuto disagi e limitazioni, ma hanno mantenuto il loro stipendio e in alcuni settori hanno pure aumentato il reddito disponibile. Per i lavoratori autonomi, invece, c’è stato un drastico calo del reddito», notava Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia.

Per provare a cogliere ciò che succede in terra orobica, il punto di partenza è che nell’ultimo decennio l’entità dei depositi bancari dei bergamaschi è cresciuta in maniera sensibile. Secondo l’ultima panoramica locale della Banca d’Italia che fotografa la situazione al 31 dicembre 2019, negli sportelli in provincia di Bergamo erano depositati 25,165 miliardi di euro, in crescita del 7,81% rispetto ai 23,341 miliardi di fine 2018, una performance migliore della media lombarda: solo Brescia (+9,08%) e Pavia (+7,75%) hanno avuto un aumento in proporzione più consistente.

I dati per sede degli sportelli

Le banche bergamasche sono le terze in regione per «peso» dei depositi, superate solo dagli sportelli di Brescia (32,051 miliardi) e Milano (301,369 miliardi). Il Covid s’è abbattuto su Bergamo, da questo profilo, in un momento di ritrovata vitalità del risparmio: se l’ultimo anno è stato particolarmente positivo, lo sguardo di medio periodo indica viceversa una performance parecchio al di sotto della media regionale. Dal 2010 al 2019, infatti, i depositi negli sportelli bergamaschi sono cresciuti del 46,99%, passando cioè da 17,120 a 25,165 miliardi di euro, ma il dato regionale è invece +68,43%: solo Varese, Monza, Pavia e Lodi hanno corso più lentamente di Bergamo. Al top c’è invece Milano, i cui sportelli bancari, tra città e provincia, hanno aumentato dell’80% i propri depositi, balzati da 166 a 301 miliardi di euro.

E per residenza dei risparmiatori

Il dato complementare che giunge da Bankitalia è quello della consistenza dei depositi per provincia della clientela, e cioè per residenza dei correntisti. Guardando a queste cifre, a fine 2019 i bergamaschi detenevano risparmi per 32,281 miliardi di euro, in rialzo del 7,64% sull’anno precedente, il secondo incremento più importante dell’intera Lombardia (il dato regionale è +5,52%) dopo quello di Monza e Brianza. Rispetto ai depositi negli sportelli delle banche bergamasche, emerge uno scarto di circa 7 miliardi di euro: si tratta della somma che i residenti in Bergamasca hanno depositato in filiali fuori provincia.

Guardando all’ultimo decennio, la crescita dei depositi dei residenti in terra orobica è del 48,88%; a fine 2010 ammontavano a 21,683 miliardi. Emblematico è il caso di Milano: negli sportelli delle sue banche – tra città e area metropolitana – sono depositati 301 miliardi di euro, ma i residenti a Milano detengono depositi per 211 miliardi; un terzo dei depositi negli sportelli meneghini, dunque, arriva da persone che abitano in altre province.

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