
Economia / Bergamo Città
Giovedì 06 Marzo 2025
Rinnovo contratto tute blu. Altre otto ore di sciopero il 28
LA PROTESTA. Per gli industriali bergamaschi l’adesione media è al 24% Fim, Fiom, Uilm: confronto impossibile con chi vuole cambiare le regole.
Era il 1999 e Fim, Fiom e Uilm - per sbloccare la trattativa sul rinnovo del contratto - avevano radunato nella Capitale, nella simbolica piazza San Giovanni, qualcosa come 180mila metalmeccanici, portando a 36 le ore di sciopero complessive. Altri tempi e una presa sui lavoratori che oggi le tre sigle sindacali sembrano non avere più. Se è vero che nella nostra provincia l’adesione media generale agli scioperi nelle aziende metalmeccaniche che hanno comunicato i numeri a Confindustria Bergamo si attesta al 24%. Una percentuale molto lontana dalle cifre riportate dai sindacati.
Lo sciopero del 28 marzo
Ad ogni modo resta lo sciopero l’arma che le tre sigle scelgono di utilizzare nello scontro con Federmeccanica e Assistal: altre otto ore di astensione dal lavoro indette il 28 marzo, con manifestazioni a livello regionale e provinciale. E così, dopo le quattro ore di dicembre, le altre quattro di gennaio e le otto di febbraio, il totale sale a 24. La protesta sarà preceduta, il 21 marzo, da tre grandi assemblee che chiamano a raccolta i delegati sindacali del Nord, Centro e Sud che si dovrebbero tenere a Vicenza, Firenze e Napoli. Con l’auspicio che questa ennesima prova di forza porti a una ripresa del tavolo che si è rotto il 12 novembre. Anche perché ormai è da maggio dell’anno scorso che la trattativa è aperta e risultati all’orizzonte non se ne vedono, se non un grande punto di domanda e il rischio di non riuscire a portare a casa il rinnovo (la richiesta di aumento medio è di 280 euro lordi a regime).
Il punto sulla trattativa
A fare il punto sulla trattativa sono stati, mercoledì a Roma, i tre segretari generali di Fim (Ferdinando Uliano), Fiom (Michele De Palma) e Uilm (Rocco Palombella), che prendono le distanze dall’impostazione di Federmeccanica e Assistal improntata a «cambiare le regole del modello contrattuale», ovvero «nessun aumento certo per i prossimi anni, ma tutto legato all’andamento dell’inflazione», «disconoscendo quanto già pattuito nel Ccnl 2021». Ed «è stato impossibile continuare il confronto su queste basi».
Il leader della Fiom, De Palma, bolla come «irresponsabile» il comportamento delle due associazioni di categoria che «non riaprono il confronto con i sindacati dopo otto mesi dall’avvio della trattativa». «Le ragioni per il rinnovo del Ccnl si sono moltiplicate visto il contesto geopolitico», sottolinea De Palma, secondo cui «l’aumento del salario serve anche per rilanciare l’economia del nostro Paese». Epperò c’è la consapevolezza che ci sono «distanze infinite» tra le parti, stando alle parole del numero uno Fim, Uliano. Che non manca di ricordare la bontà di un contratto che «più di altri ha risposto alle impennate inflattive». A maggior ragione sono una ferita «i quattro mesi di silenzio che sono seguiti alla rottura del negoziato» e, aggiunge Uliano, «le iniziative di sciopero sono importanti per caricare di significato e contenuti la lotta per riaprire la trattativa». Per Palombella (Uilm) «la controparte ha presentato una contropiattaforma che prevede aumenti salariali fumosi e insufficienti e altre misure non adeguate a un rinnovo che deve essere di svolta per vincere le sfide epocali che abbiamo di fronte».
Nel frattempo giovedì Federmeccanica presenta la consueta indagine congiunturale: un’occasione (anche) per parlare di contratto.
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