Quarta gamma, allerta produttori: «Costretti a vendere sotto costo»

Agricoltura. Da Bergamo parte la battaglia per la valorizzazione delle produzioni orticole. Le aziende: con le nuove norme in via di definizione prevista una riduzione delle rese.

Parte da Bergamo la battaglia per la valorizzazione della IV gamma. Le aziende orticole produttrici di insalatine (baby leaf) hanno deciso di fare squadra, mosse dalla situazione di difficoltà economica e finanziaria che rischia di affossare il comparto. Una redistribuzione del valore all’interno della filiera tutelerebbe anche l’aspetto occupazionale, tenuto conto che la coltivazione prevede un dipendente assunto per ogni ettaro.

In Bergamasca la produzione primaria di insalate vale 70 milioni euro all’anno e la coltivazione si estende su mille ettari di serre, con il 70% della produzione che finisce in busta. Il settore lamenta una perdita di fatturato del 30% in 20 anni, un dato che mette a rischio la sopravvivenza delle stesse aziende agricole. «Conti alla mano, un chilo di insalata è quotata in media 1,10 euro al chilogrammo, inferiore di 20 centesimi rispetto a quanto riconosciuto un ventennio fa, ma nel frattempo i costi di produzione si sono più che raddoppiati e la situazione è diventata insostenibile: siamo arrivati ad un punto di non ritorno – commentano Paolo Barcella della società agricola Bioagro di Lurano, associato e Mauro Baresi dell’omonima azienda agricola di Zanica -. Abbiamo deciso di rivolgerci al commercialista Stefano Armellini, specializzato nella consulenza alle imprese agricole, in modo da effettuare la raccolta dei dati economici e tecnici per arrivare ad un’elaborazione statisticamente significativa ed aggiornata dei costi di produzione delle principali varietà coltivate nella provincia di Bergamo, insieme al rapporto con i fatturati espressi nel corso del 2022».

Sei imprese hanno messo a disposizione i dati dei fattori di produzione analizzando l’incidenza di ognuno sia per metro quadrato coltivato sia per chilogrammo di prodotto, suddivisi per ciascuna tipologia coltivata: valeriana, lattughino verde e rucola. «Dall’analisi è emerso come il fatturato medio espresso non è in grado di copre tutti i fattori della produzione, generando di conseguenza delle evidenti perdite economiche – proseguono Barcella e Baresi -. Il dato rileva inoltre che il segmento della IV gamma non è in grado di esprimere una redditività minima tale da poter coprire anche il rischio medio di questo settore, definibile come «iper specializzato», soprattutto per la scarsa possibilità di diversificazione che lo espone particolarmente agli eventi macroeconomici negativi in corso».

L’analisi, che è stata consegnata al tavolo costituito per le problematiche del settore della IV gamma, affinché possa essere integrata, nel lavoro in corso presso Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) andrebbe peraltro ulteriormente rivista nella prospettiva delle nuove indicazioni normative che prevedono la riduzione drastica dei principi attivi impiegati «con una conseguente drastica riduzione delle rese e degli investimenti per adeguare le aziende alle ulteriori previsioni, più restrittive, in ambito di risparmio idrico e di minor impatto ambientale - concludono Paolo Barcella e Mauro Baresi -. Dai calcoli emerge la necessità impellente di un adeguamento in aumento dei prezzi di almeno il 30% per valeriana, del 34% sul lattughino e del 12% per la rucola. Solo in questo modo riusciamo a coprire tutti i fattori della produzione e a remunerare il correlato rischio imprenditoriale. I nostri prodotti sono sicuri e molto apprezzati dal consumatore anche per le proprietà organolettiche e i parametri al top in Europa».

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