Economia / Bergamo Città
Venerdì 18 Agosto 2023
«Più di uno stipendio per una settimana al mare in famiglia»
LAVORATORI IN VACANZA. Per i metalmeccanici 15 giorni di ferie sono un lusso. La scelta cade su località italiane. Sette giorni in cinque in Romagna: il costo è di 2.700 euro.
Il tempo di rifletterci un attimo, fare due calcoli a mente e il risultato è questo: «Se dovessimo andare in vacanza in quattro, il mio stipendio non basterebbe, ce ne vorrebbe almeno uno e mezzo».
Le testimonianze di alcune famiglie
Marco - il nome è di fantasia, come quello di tutte le altre persone intervistate - lavora come operaio in un’azienda medio-grande della Val Seriana, una di quelle, per intenderci, dove alla busta paga si accompagna il contratto integrativo. Eppure la constatazione è oggettiva: un soggiorno di una settimana al mare per l’intera famiglia oggi sarebbe impegnativo. Da sempre Marco va in vacanza a giugno: «Costa meno e non c’è troppa gente. E poi era un’abitudine che, finita la scuola, partissimo per il mare con i figli». Vero è che «anni fa uno stipendio consentiva un po’ più di agio». Anche se non sono mancate le volte in cui «abbiamo salato le ferie», perché «bisogna fare i conti con il mutuo e le spese da pagare», spiega Marco. I suoi due figli ormai sono cresciuti e in vacanza con mamma e papà non vanno più. E così quest’anno la scelta è caduta sulla Grecia: sette giorni di mare in compagnia della moglie.
Cristian, vorrei fare due settimane ma non posso
Altro lavoratore, storia simile. Cristian risponde al telefono direttamente dalla spiaggia: operaio in un’importante realtà del territorio, opta sempre per le vacanze al mare, non per altro, ma «in montagna ci vivo». Sposato, i figli ormai ventenni, si gode una settimana di relax con la moglie sulla costa adriatica, alternando la vita da spiaggia agli eventi che offre la località in cui si trova. «Se potessi, starei via di più», dice Cristian, che ha un sogno nel cassetto: vedere lo spettacolo dell’aurora boreale, «ma so che non riuscirò a realizzarlo».
Una vacanza di due settimane sembra essere diventata un lusso anche per chi ha un contratto a tempo indeterminato e lavora in un’azienda affermata. Sette giorni al mare sono davvero «il giusto» per chi trascorre otto ore al giorno in reparto? «Beh, se tocchiamo questo tasto, allora dobbiamo stare al telefono minimo tre quarti d’ora», è la risposta di Stefano, che lavora in una multinazionale della nostra provincia. Stefano ha scelto come meta la Puglia «per risparmiare qualche dindino». Il copione è sempre lo stesso: una settimana insieme alla moglie, perché i figli sono ormai indipendenti. «Oggi non ce la fai a sostenere il costo di quattro persone in vacanza». Per il momento, per Stefano andare alle Maldive resta un sogno, mentre è concreta l’analisi che fa del mercato del lavoro: «Se sei giovane, funziona che fai domanda in un’azienda e tramite un’agenzia ottieni contratti brevi. Che futuro vogliamo dare ai ragazzi?».
Pierluigi, vado via a settembre per risparmiare
Pierluigi lavora in catena di montaggio e ha programmato le ferie in Sud Italia. «Ci vado a settembre, perché in alta stagione i prezzi sono improponibili». Non ci vuole molto a fare il confronto col passato: «I nostri genitori riuscivano a fare anche due settimane di vacanza».
Mentre oggi Pierluigi si deve accontentare di otto giorni: «Il lavoro in fabbrica è duro, c’è bisogno di staccare. L’ideale sarebbe stare via 15 giorni». Abbandonate le mete oltreoceano che sceglieva quando aveva 20-30 anni, ora si gode le vacanze in solitaria o in compagnia di amici. Con il desiderio di programmare un viaggio in Giappone.
Andrea, niente albergo ma casa in affitto
Andrea mi dà appuntamento telefonico alle 8 del mattino: è in vacanza in Umbria con la compagna e i tre figli. «Ti dico la verità: volevamo andare al mare, ma non abbiamo trovato prezzi accettabili. Il preventivo per un soggiorno di una settimana in hotel (tutto compreso) in Romagna è di 2.700 euro». E così «abbiamo ripiegato su un appartamento in affitto: è in un posto sperduto - scherza Andrea - di sera non si sentono rumori, se non i versi degli animali. Sembra di stare a “Le Cornelle”». Il lato positivo è che l’abitazione, inserita in un condominio con altri tre appartamenti, è immersa nel verde. «Di sera, non essendoci luci, si vede un bellissimo cielo stellato».
Di mattina Andrea e la compagna preparano la colazione ai figli (la più piccola ha due anni, il bambino frequenta le elementari e la più grande è ormai adolescente) e il pranzo al sacco per gite nei dintorni (in collina o per visitare città d’arte), per cui è necessario comunque spostarsi con l’auto. Per l’ora di cena sono a casa e se la cavano con una pastasciutta. «L’ultima volta che siamo andati al mare è stato nel 2019 - racconta Andrea -. Uno che ha figli in Italia non ce la fa: io devo comunque chiedere qualche prestito, perché le spese da sostenere durante l’anno sono tante». E stiamo parlando di una persona che lavora in una delle aziende della provincia con gli stipendi più alti, ma «i premi (dell’integrativo, ndr) sono tassati pesantemente; se lavoro di notte prendo le maggiorazioni, ma il turno è pesante».
Il fatto che sia agosto non aiuta e Andrea, l’anno prossimo, si ripromette di chiedere le ferie a giugno-luglio, quando i prezzi sono un po’ più bassi. Ci salutiamo e dopo poco Andrea mi manda un vocale su WhatsApp: «Stamattina avevamo programmato di andare a vedere la cascata delle Marmore e il costo per cinque persone, tra ingresso e parcheggio, è di 50 euro. L’Italia è per i ricchi, per i turisti che hanno soldi da spendere. Noi siamo povera gente».
Paolo, sono in ferie ma rimango a casa
Paolo, operaio in un’azienda della media Val Seriana, risponde alle mie domande con un messaggio laconico: «Sono in ferie, ma rimango a casa. Due figlie all’università, due gatti da seguire, prezzi alle stelle. Passeremo qualche giornata ai rifugi».
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