Piogge primaverili, un danno per la raccolta di mais: -30%

Bilancio Coldiretti . La mietitura slitta anche di 30 giorni, si va a fine mese. «Siccità poi gli allagamenti: così è difficile scegliere le colture da seminare».

«Odio l’estate» cantava Bruno Martino nel 1960, quando la temperatura media si aggirava intorno ai 23o. Ma, per quanto possa apparire strano ai non addetti ai lavori, non è il caldo afoso di questo ultimo mese ad aver danneggiato i raccolti di granturco, ma piuttosto le piogge abbondanti a cavallo tra primavera ed estate. E il risultato è che, nelle campagne bergamasche, «la raccolta di mais è slittata di 20-30 giorni e si stima un calo medio della produzione di circa il 30%», come spiega il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella.

Quali che siano le cause del cambiamento climatico, è un fatto che «rende difficile la normale programmazione - prosegue Borella -: nel giro di pochi anni siamo passati dalla siccità agli allagamenti e ormai sta diventando difficile anche scegliere quali colture seminare, tenendo conto che il foraggio è necessario per alimentare gli animali che alleviamo».

Lo sa bene Luca Assandri, titolare della Società agricola La Carlina di Fara Olivana con Sola: con 60 vacche da latte (per un totale di 130 capi, considerando anche vitelli e manze), per alimentare gli animali utilizza il mais e quello che avanza lo vende. Ma «per la troppa pioggia dei mesi scorsi in certe zone gli allevatori hanno dovuto rifare le semine e comunque la raccolta garantisce un 25-30% di prodotto in meno». E non va meglio a chi, come Assandri, coltiva anche frumento, orzo e segale, che, insieme ad altri ingredienti, vanno a comporre i cosiddetti miscugli autunno vernini (sempre destinati al bestiame), seminati in autunno-inverno e raccolti in primavera. «Come produzione siamo in linea con gli altri anni, ma il raccolto è troppo maturo e presenta malattie legate alle forti piogge». La conseguenza, in termini pratici, è che «bisogna bilanciare la razione in un altro modo e per farlo i costi aumentano di un 10-15%». «Dove i terreni sono poco permeabili l’acqua è ristagnata - precisa il presidente provinciale di Coldiretti - causando asfissia radicale ed è stato necessario riseminare con un pesante aggravio dei costi».

Altra azienda, stessi problemi: alla Borella Giacomo e Emilio di Barbata (170 vacche da latte per un totale di 350 capi) e 55 ettari di terreno coltivati a mais, erba medica, fieno, grano, «nel 2023, al 9 agosto, avevamo già iniziato la raccolta, mentre quest’anno si andrà a fine mese», racconta Sergio Borella, che lavora nella società di famiglia. «I colleghi che l’hanno già iniziata riferiscono di un 25-30% in meno di resa del mais, dovuto alle precipitazioni di maggio-giugno». E i conti sono presto fatti: «Se ti ritrovi 500 quintali di silomais per ettaro, anziché i consueti 700, i costi li spalmi su una quantità inferiore». Le piante «hanno bisogno di luce e temperature adeguate - dice ancora Sergio Borella - e le piogge, oltre a rallentarne la crescita, costringono alle risemine, perché le piantine muoiono per la troppa acqua». E la produzione agricola va in perdita.

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