Pensioni, due su 5 sono sotto i mille euro. Tra gli over 65 è di 1.500 l’importo medio

LO STUDIO. Passera (Spi-Cgil): «Nell’ultima Legge di Bilancio un ulteriore colpo al meccanismo di rivalutazione». Differenza di genere: per una donna l’assegno è pari al 52,9% di un uomo.

È il «tesoretto» che mese dopo mese ripaga di una vita trascorsa al lavoro, ma non sempre è un gruzzolo poi così ricco: il 40,4% dei pensionati bergamaschi – per le pensioni di vecchiaia o prepensionamento degli ex lavoratori privati, esclusi assegni sociali, reversibilità, accompagnamenti, invalidità – percepisce una pensione inferiore ai 1.000 euro lordi al mese. È la quotidianità di due pensionati su cinque, ed è un dato che si riscontra con oscillazioni contenute anche qua e là in Lombardia: la media regionale è infatti del 39%, nella vicina Brescia l’incidenza è del 41,9%, mentre agli estremi ci sono Sondrio (in negativo) col 49,7% dei pensionati sotto i 1.000 euro e Milano (in positivo) dove capita invece solo al 35,6% di chi è in quiescenza; la media nazionale, più alta, è del 46%.

Lo Spi-Cgil di Bergamo ha scandagliato la situazione delle pensioni in Bergamasca, mettendo in luce punti di forza e di debolezza del sistema previdenziale. Con un presupposto di fondo: «Il sistema pensionistico italiano ha dimensioni economiche rilevantissime, ha bisogno di equilibri che siano sostenibili, soprattutto in virtù dell’aumento delle persone anziane rispetto a quelle che si trovano nella cosiddetta base produttiva e che versano i contributi», premette Augusta Passera, segretario generale dello Spi-Cgil di Bergamo. «Quando si parla di equilibrio del sistema, oggettivamente necessario – aggiunge Passera –, non si possono però dimenticare gli interventi volti a ridurre l’importo dei trattamenti pensionistici e ad allungare l’età di uscita dal lavoro, spesso imposti con segni di iniquità che il sindacato ha contestato puntualmente. Nell’ultima Legge di Bilancio si è dato un ulteriore colpo al meccanismo di rivalutazione, si sono allungate le finestre per l’accesso alla pensione, si sono strette le maglie per le opzioni per le donne, alla faccia delle promesse elettorali e populiste di cancellare la legge Fornero».

I numeri

Le pensioni erogate in provincia di Bergamo sono 202.023, di cui 178.677 conseguenza di una carriera lavorativa spesa nel mondo del privato: di queste, appunto, ben 72.222 sono inferiori ai 1.000 euro lordi mensili. Tra le altre voci, in Bergamasca si contano 32.831 indennità di accompagnamento e 63.204 pensioni di reversibilità (806 euro al mese l’importo medio). L’Ufficio Studi della Cgil ha poi «pesato» alcune statistiche. In provincia di Bergamo si contano solo 25,1 assegni sociali ogni mille residenti con più di 65 anni d’età: è l’11a provincia lombarda (su 12) per incidenza più bassa, «a testimonianza di lunghe carriere lavorative, nel senso che si cominciava a lavorare fin dalla giovane età», spiega Passera. Ogni mille ultra 65enni, invece, si contano 826 pensioni (9° rapporto più basso in Lombardia), «un dato in linea con il resto delle province», specifica Passera. Però non sono «pesantissime», le pensioni dei bergamaschi: con un importo medio di 1.466 euro mensili per i pensionati over 65 è ottava in Lombardia, «a testimonianza di carriere lavorative non certamente ricche, come nel tessile manifatturiero».

Tra i dati incoraggianti, «Bergamo è decima per assegni di accompagnamento ogni 1.000 abitanti (dopo di noi Brescia e Milano) e questo è relativamente un buon segnale se si pensa al fenomeno della non autosufficienza». Cronica la differenza di genere: mediamente l’importo ricevuto da una donna (reversibilità esclusa) è il 52,9% di quello percepito da un uomo, e Bergamo è la seconda provincia lombarda con una forbice così ampia (in media in Lombardia la pensione delle donne è il 58,2% di quella degli uomini, in Italia è del 64,3%).

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