Economia / Bergamo Città
Martedì 07 Gennaio 2025
«Nuova impennata del prezzo del gas. Insostenibile per le imprese energivore»
LE PREVISIONI. Olivo Foglieni, a.d. della Fecs di Ciserano, lancia l’allarme: «Le aziende faticano a pianificare. In Italia il costo è maggiore del 25%. E la legge non consente di installare pannelli sulle strutture agricole».
Il 2025 inizia con lo spettro di una nuova impennata del prezzo del gas dopo la conferma dello stop al transito delle forniture russe attraverso il territorio ucraino. Per la prima volta da ottobre 2023 sul mercato di riferimento di Amsterdam sono stati superati i 50 euro al megawattora e questo è soltanto l’inizio.
«Facciamo fatica a pianificare, perché i costi dell’energia cambiano continuamente - racconta - ma queste fiammate sono inspiegabili, visto che abbiamo ottimi stoccaggi di gas e che le imprese stanno consumando meno energia elettrica a causa del rallentamento dell’economia»
«È una situazione insostenibile per le imprese energivore», denuncia Olivo Foglieni, amministratore delegato della Fecs di Ciserano e componente del Comitato energia strategico nazionale di Confindustria a Roma fino allo scorso aprile. «Facciamo fatica a pianificare, perché i costi dell’energia cambiano continuamente - racconta - ma queste fiammate sono inspiegabili, visto che abbiamo ottimi stoccaggi di gas e che le imprese stanno consumando meno energia elettrica a causa del rallentamento dell’economia».
Intende dire che, al netto degli effetti della guerra in Ucraina, sono in atto speculazioni finanziarie?
«Sicuramente. Una stortura certa è che il prezzo dell’energia sia definito in base alla quotazione all’ingrosso del metano sul mercato di Amsterdam, quando invece ormai si producono moltissimi megawatt di energia pulita a costo zero. Questo ci fa perdere competitività: noi italiani subiamo circa il 25% di costo in più rispetto ai nostri concorrenti europei».
Perché siamo messi peggio, nonostante gli accordi di fornitura da Algeria e Libia, i rigassificatori e gli stoccaggi pieni?
«Francia e Germania hanno il nucleare, i Paesi del Nord Europa sono facilitati nella produzione di energia idroelettrica, la Spagna è partita cinque anni prima di noi con i rigassificatori, ha porti attrezzati ed è agevolata dal fatto che le navi americane cariche di gnl percorrono 2 mila chilometri in meno».
Dobbiamo prepararci a un 2025 difficile sul fronte energetico?
«Se l’economia ripartirà, potrebbe esserci uno choc importante, perché una maggiore richiesta di energia determinerebbe un’ulteriore impennata dei prezzi. Non dimentichiamo che sia il gas metano, sia l’elettricità costano già almeno il 130% in più rispetto ai livelli pre-Covid. Se alla materia prima, che rappresenta il 60% della bolletta, aggiungiamo accise, dispacciamento e quant’altro, si capisce quanto sia diventata pesante la situazione».
Un aiuto alle imprese energivore è arrivato dal decreto “Energy Release”, che prevede un prezzo calmierato dell’energia elettrica per le aziende che si impegnano a realizzare nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici o a potenziare quelli già esistenti.
«È stato anche deciso un pacchetto di aiuti da 600 milioni di euro per gli energivori, ma stiamo aspettando di capire come attingere a questi fondi. Speriamo anche che arrivi uno snellimento del piano Transizione 5.0 che prenda in considerazione anche gli impianti eolici e fotovoltaici. Se fossero previsti crediti d’imposta, tante aziende sarebbero incentivate all’autoproduzione di energia».
«Molte imprese si stanno attrezzando, memori degli choc energetici che nel 2020-2021 hanno compromesso la prosecuzione di certe attività. Sicuramente la Bergamasca potrebbe essere ancora più avanti se ci fosse la possibilità di installare i pannelli anche sulle strutture agricole, ma la legge non lo consente»
La sostenibilità è diventata importante anche per una questione di filiera.
«Chi lavora per i grandi gruppi deve adeguarsi a certi standard per continuare a esserne fornitore, ma le stesse banche sono convinte che chi non è sostenibile non sopravvivrà. Essere sostenibili non significa soltanto non inquinare, ma anche avere autosufficienza energetica per essere competitivi: il prezzo di un prodotto, infatti, è determinato anche dalla componente energia».
Nella nostra provincia a che punto siamo?
«Molte imprese si stanno attrezzando, memori degli choc energetici che nel 2020-2021 hanno compromesso la prosecuzione di certe attività. Sicuramente la Bergamasca potrebbe essere ancora più avanti se ci fosse la possibilità di installare i pannelli anche sulle strutture agricole, ma la legge non lo consente».
Sui tavoli europei si sta muovendo qualcosa?
«Guardi, il problema nel campo dell’energia è lo stesso dell’automotive: fabbriche storiche stanno chiudendo, perché Bruxelles ha deciso di passare al motore elettrico, per il quale non abbiamo neanche le materie prime. E la crisi dell’automotive sta avendo un effetto domino su tutto il resto, dal tessile all’acciaio alla gomma».
«Se finiranno le guerre in Ucraina e in Medio Oriente ci sarà un riequilibrio dal punto di vista energetico, di mercato, dei traffici internazionali e si tornerà a una competizione sana»
Ora, però, si inizia a parlare di una possibile revisione o addirittura della revoca dello stop alla produzione di motori endotermici.
«Non c’è niente di male a riconoscere di aver sbagliato, ma bisogna farlo subito, perché senza industria non c’è lavoro. L’Europa è stata troppo perentoria: chi ha detto che il motore endotermico non possa funzionare con i biocarburanti? Anche l’idrogeno, che oggi non è competitivo, potrebbe diventarlo. Lo stesso vale per l’energia: perché ancorare il prezzo dell’elettricità al gas, visto che oggi si produce elettricità solo per il 30% da gas e per il 70% da altre fonti? Perché non si introduce il valore dell’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico?».
Secondo lei perché?
«Perché manca una politica industriale seria, in Italia come in Europa».
Il 2025 porterà almeno la tanto attesa ripresa?
«Voglio essere positivo: dopo una lunga notte c’è sempre un’alba. Se finiranno le guerre in Ucraina e in Medio Oriente ci sarà un riequilibrio dal punto di vista energetico, di mercato, dei traffici internazionali e si tornerà a una competizione sana».
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