Nasce il calcestruzzo che si fa autoriparante

L’innovazione. Studiando la resistenza del Pantheon, la start up orobica DMat crea un nuovo materiale green.

Un nuovo calcestruzzo autoriparante e sostenibile, creato da una start up italiana e ispirato ai materiali di costruzione del Pantheon di Roma. È questo il fil rouge che unisce la scienza edile antica a quella ultra-tecnologica della contemporaneità e gli Stati Uniti con Bergamo, di cui è originario Carlo Andrea Guatterini, già Ceo di Edilgo e co-fondatore di DMat, la start up dell’omonimo calcestruzzo rivoluzionario.

Tutto nasce da uno studio condotto dal chimico Admir Masic, professore di Ingegneria Ambientale del Mit-Massachusetts Institute of Technology, che nel 2017 ha indagato sul Pantheon di Roma, costruito nella sua versione definitiva 1.905 anni fa (118 d.C.), quando l’imperatore Adriano fece riedificare il Tempio già esistente. Alla base dello studio dell’istituto di Boston, l’estrema resistenza dimostrata nei secoli dall’edificio, che ha saputo arrivare intatto ai giorni nostri nonostante terremoti, intemperie e l’incuria a cui è stato destinato in secoli di abbandono.

Una delle caratteristiche che i fondatori hanno «rubato» dal materiale edile romano, è «la sua capacità di auto-riparare eventuali crepe. Processo che, analogamente al cemento romano studiato da Masic, viene attivato dall’acqua che, invece di ammalorare il materiale, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici».

Lo studio che ne approfondisce le caratteristiche tecniche e dei materiali è stato pubblicato dall’autorevole rivista Science Advances ed ha fornito lo spunto per la creazione di una start up che, partendo da queste conoscenze, approfondisse la ricerca su un nuovo tipo di calcestruzzo. Nasce così DMat, fondata da Paolo Sabatini, coautore della ricerca appena pubblicata, insieme allo stesso professor Masic, il bergamasco Carlo Andrea Guatterini e il francese Nicolas Chanut. Una delle caratteristiche che i fondatori hanno «rubato» dal materiale edile romano, è «la sua capacità di auto-riparare eventuali crepe. Processo che, analogamente al cemento romano studiato da Masic, viene attivato dall’acqua che, invece di ammalorare il materiale, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici». Caratteristica che è stata certificata in Svizzera dall’Istituto di Meccanica dei Materiali e che permette a D-Lime di fregiarsi del titolo di primo prodotto commerciale con queste caratteristiche. «La nostra missione è rendere più green e performante un ecosistema dai volumi enormi come quello del calcestruzzo, responsabile del 8% delle emissioni di CO2,- spiega il ceo Sabatini, - Per riuscirci lavoriamo inseguendo due macro-obiettivi: aumentare la durabilità di questo materiale, diminuendone l’impatto ambientale». Attualmente, infatti, il calcestruzzo sviluppato dalla start up consente un risparmio del 20% di emissioni di CO2, perchè la realizzazione di D-Lime è affidata direttamente ai produttori che, tramite un piano di licenze dedicato, possono applicare la nuova formula senza modifiche agli impianti produttivi. Questo permetterà anche, nell’idea Dmat, un risparmio fino al 50% dei costi di produzione di filiera. «Da bergamasco, sono fiero della risposta delle aziende di costruzione del territorio,- commenta Guatterini, - Ciò dimostra che l’eccellenza si raggiunge continuando a migliorare i processi produttivi, investendo in tecnologie all’avanguardia e prestando sempre più attenzione alla sostenibilità».

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