Mondo prima infanzia in crisi: la Cam annuncia 50 esuberi

LA VERTENZA. Coinvolto oltre un terzo dell’organico, perlopiù donne. Si punta sull’esodo incentivato. Fim e Fiom: cercare soluzioni alternative.

Il nome dell’azienda - Cam - è subito seguito dallo slogan «Il mondo del bambino», ma il punto è che quel mondo si sta sgretolando. Il calo demografico e l’agguerrita concorrenza cinese, infatti, pesano come macigni sul settore della prima infanzia, che a Telgate ha (aveva?) il suo distretto. La Cam, con sedi a Grumello del Monte (109 dipendenti) e, per l’appunto, Telgate (30 addetti) non fa eccezione: qualche tempo fa ha annunciato ai sindacati -Fim-Cisl e Fiom-Cgil - 50 esuberi su un organico complessivo di 139 persone e se al momento non è ancora stata aperta una procedura di mobilità è solo questione di tempo. Scioperi in vista non ce ne sono.

In servizio soprattutto donne

La mossa è di procedere in base al criterio della volontarietà, anche se, al momento, i numeri di chi potrebbe valutare di lasciare il posto di lavoro in cambio di un incentivo all’esodo (l’azienda offre otto mensilità) sarebbero contenuti. C’è da dire, tra l’altro, che l’organico è composto in maggioranza da donne e la parte più interessata dagli esuberi è la produzione. Cam, fondata nel 1969 dai fratelli Franco (presidente) e Mario (vice) realizza prodotti per neonati e bambini: dai passeggini ai seggioloni e bagnetti. Il 6 aprile, nella sede di Grumello, termina la cassa integrazione ordinaria e l’azienda ha esaurito gli ammortizzatori sociali a disposizione.

«Così non si sostiene chi è madre»

Vincenzo Zammito della Fim, pur riconoscendo che la bassa natalità incide sul calo di lavoro in azienda, afferma che «bisogna cercare di attenuare l’impatto economico e sociale». Per questo «abbiamo chiesto all’azienda di esplorare ogni possibile soluzione alternativa per limitare il numero di esuberi, anche attraverso il dialogo con le istituzioni e le parti sociali, attivando specifici progetti di riqualificazione e ricollocazione». Per Manuel Carrara della Fiom «è inaccettabile offrire otto mensilità come buonuscita quando ci sono lavoratori che hanno dato la vita per l’azienda». «Il settore è destinato a contrarsi sempre più e quindi servirebbe investire in altre produzioni». Tra l’altro «lasciando a casa delle lavoratrici non si sostiene chi è madre».

Un settore in crisi per la denatalità

Anche la brianzola Peg Perego è alle prese con una riorganizzazione aziendale e, rimanendo nella nostra provincia, a febbraio 2022 la Brevi Milano è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Bergamo e il marchio è stato rilevato dalla Foppapedretti.

E dire che la Cam nel 2008 contava circa 320 dipendenti (più del doppio rispetto a oggi) e aveva un fatturato che toccava i 60 milioni, contro i 19 del 2024. L’export è sceso al 50% contro il 70% degli anni più floridi. L’azienda spiega che «l’inverno demografico è un trend che non si ferma e si unisce alla perdita di potere d’acquisto dei consumatori». E ancora: «Abbiamo pensato di investire in altre produzioni, ma il settore del “pet” è saturo (si pensi ai passeggini per cani, ndr) e anche quello dei deambulatori per anziani non offre spazi». «Le prospettive non sono rosee - conclude l’azienda - ma stiamo valutando come investire ancora in Cam e quali scelte fare».

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