Missione Marte e ricerca spaziale, anche Bergamo scende in campo

Mentre il rover «Perseverance» racconta il Pianeta Rosso alla Terra, il nostro territorio incrocia il cammino dei dati e guarda a Marte: a novembre e dicembre, il deserto dello Utah ospiterà una missione di ricerca sulla medicina spaziale «Made in Bergamo».

A promuoverla è la Mars Planet, associazione nata nel 2005 a Curno (conta sette gruppi di ricerca, un centinaio di associati in Italia e investimenti per 350 mila euro nell’ultimo triennio): è la «costola» italiana della Mars Society, la no profit Usa nata allo scopo di promuovere l’esplorazione del quarto pianeta del Sistema solare. «Smops»: così è stato battezzato il progetto, che ha ricevuto il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana. Gli obiettivi? Testare una tuta spaziale progettata dalla stessa Mars Planet, alcuni sensori per la rilevazione dei parametri fisiologici e tecnologie di stampa 3D da utilizzare nello spazio, ma saranno anche eseguiti esperimenti per sviluppare un drone «sentinella» per la sicurezza degli astronauti e una tecnologia per neutralizzare gli agenti contaminanti negli ambienti interni.

Obiettivi per cui Mars Planet ha creato un network in tutta Italia che coinvolge anche Dome, gruppo di ricerca (sede in Veneto) e D-Orbit, il fornitore di prodotti e servizi per il settore spaziale (nato nel 2011 nel comasco) specializzato nella rimozione della spazzatura spaziale. Il freddo, l’altitudine e le rocce rosse del deserto del Moab ospitano la Mars Desert Research Station, dove si svolgeranno i test : la stazione è un habitat di simulazione dell’ambiente marziano. Mars Planet ha selezionato un equipaggio internazionale composto da sei membri (Luca Rossettini, Vittorio Netti, Paolo Guardabasso, Nadia Maarouf, Simone Paternostro e Benjamin Pothier) tra scienziati, ingegneri, imprenditori e altri esperti.

«L’obiettivo delle attività in cui la missione è inserita - spiega Antonio Del Mastro, presidente di Mars Planet - è di trasferire le tecnologie sviluppate anche in ambito civile e nella quotidianità. È la prima volta che guidiamo una missione in autonomia: rappresenta il primo passo per potenziare il Mission control room, un centro di competenza con sede a Curno dove scambiare ed elaborare dati sulla ricerca spaziale».

Nello specifico, è prevista la sperimentazione di biosensori applicati su un corpetto intelligente indossabile dagli astronauti per monitorare lo stato di salute fisico e psicologico. Per la gestione dello stress, sarà studiato un sistema che prevede anche l’agopuntura. Attenzione anche alla comunicazione, studiando un sistema che favorisca il dialogo tra i membri dell’equipaggio. «Abbiamo attivato una partnership - prosegue Del Mastro - con Roboze, azienda specializzata nel 3D manufacturing, per sviluppare una tecnologia che stampi dei pezzi per attrezzature mediche da produrre in caso di emergenza. Dome condurrà esperimenti su un drone per l’ispezione del territorio marziano e per «salvare» gli astronauti in caso si perdano o si sentano male. D-Orbit coordinerà lo sviluppo di un dispositivo per eliminare i contaminanti e le spore dall’ambiente che ospita gli astronauti». L’obiettivo di Mars Planet nel medio periodo? «Testarci come leader nella simulazione analoga e potenziare Mars City, il programma con cui, un anno fa, ha sviluppato dei dispositivi di realtà virtuale immersiva applicabili in medicina, nel gaming e nel turismo esperienziale».

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