Economia / Bergamo Città
Martedì 22 Ottobre 2024
Mercato auto, a Bergamo tiene. Bene elettriche e ibride
IMMATRICOLAZIONI. A settembre quasi un pareggio con i dati 2023. A livello nazionale brusco calo del 10,7%. Ghinzani (Concessionari): senza incentivi manca stabilità.
Settembre pareggia (o quasi) con lo stesso mese dell’anno scorso le immatricolazioni di autovetture nella Bergamasca. Registra un lieve calo (-1,3%), ben al di sotto del pesante -10,7% nazionale. Ottimo il risultato delle elettriche (Bev, battery electric vehicles) a Bergamo, con un +46,2% sul settembre 2023, frutto della consegna di ordini maturati ai tempi degli incentivi e di autoimmatricolazioni a km zero da parte dei concessionari. Buono il risultato delle ibride elettriche (Hev, hybrid electric vehicles) che registrano un +13,2%, mentre sono in affanno le ibride a spina (Phev, Plug-in hybrid electric vehicles) che segnano una battuta d’arresto (-28,8%). In negativo anche diesel (-13%) e benzina (-17,5%), ormai stabilmente superate nella targatura dalle ibride.
Crescono le immatricolazioni di auto elettriche
La crescita delle immatricolazioni delle vetture totalmente elettriche anche a livello nazionale spinge l’Unrae (l’associazione che riunisce i rappresentanti di auto estere) a chiedere di «rifinanziare gli incentivi per la fascia di autovetture con emissioni 0-20 g/Km di CO2, rendendo immediatamente disponibili i 240 milioni di euro di fondi residui degli incentivi 2024». Tutto il comparto dell’automotive nazionale è in difficoltà e il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, di recente ha presentato le linee guida della proposta italiana per una
In calo le vendite di veicoli diesel e benzina
nuova politica industriale europea, che sarà poi formulata con gli altri Paesi europei che ne condividono i contenuti. Oltre a chiedere che la Commissione europea anticipi al 2025 la revisione delle modalità che dovrebbero condurre allo stop dei motori endotermici entro il 2035, il governo pone tre condizioni fondamentali per raggiungere gli obiettivi al 2035: l’istituzione di un fondo di sostegno per l’intera filiera automotive e per i consumatori che acquistano veicoli elettrici prodotti in Europa; l’adozione di un approccio basato sulla neutralità tecnologica, riconoscendo il ruolo di biofuel, e-fuel e idrogeno; la definizione di una strategia per l’autonomia europea nella produzione di batterie.
I costruttori, passo indietro sull’elettrico
«I costruttori europei stanno facendo retromarcia sull’elettrico – osserva Loreno Epis, presidente della categoria Autosalonisti di Confcommercio Bergamo e titolare dell’omonima rivendita di auto di Scanzorosciate – perché nonostante tutto gli automobilisti fanno fatica a comprare le auto a corrente, ancora troppo care». Sono molte, infatti, le vetture elettriche
Epis: «Costi ancora troppo alti, l’acquisto dei mezzi green non è per tutti»
ferme nei piazzali dei concessionari e molte vengono immatricolate a km zero. Bisognerà vedere poi «cosa succederà quando aumenterà l’arrivo delle macchine elettriche cinesi, dal basso prezzo. I dazi introdotti dall’Europa limitano l’ingresso di tali vetture, ma non risolvono il problema, perché la Cina, a sua volta, applica i dazi sui prodotti importati dall’Italia, a danno dei nostri esportatori di prodotti nazionali. È una soluzione tampone; credo invece che i costruttori europei debbano personalizzare di più i loro prodotti e differenziarli dai cines». «L’usato sta andando bene – aggiunge Epis – vera alternativa per chi vede la borsa del denaro restringersi».
«Servono incentivi per spingere l’elettrico»
«Il successo dell’elettrico di settembre – precisa Paolo Ghinzani, presidente del gruppo Concessionari Confcommercio Bergamo e direttore di Ghinzani Group – è da ascriversi sostanzialmente a ordinativi precedenti e forzature sui concessionari da parte delle Case costruttrici, che spingono verso le autoimmatricolazioni a Km zero, per rispettare i budget di vendita». Ghinzani aggiunge poi che «il governo deve mettere mano ancora agli incentivi, che fanno da volano. Mettere in circolo i contributi statali all’acquisto vuol dire maggior incassi Iva, meno cassa integrazione per le fabbriche italiane, maggiori utili per le imprese costruttrici, che si traducono in un incremento di imposte da incassare».
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