Economia / Bergamo Città
Venerdì 15 Settembre 2023
Meccanica in frenata, ma bene meccatronica e i macchinari orobici
PRIMO SEMESTRE. La flessione del commercio mondiale penalizza l’export orobico: previsioni non ottimistiche. Piccinali: «Calo, ma anche resilienza, diversificando».
La meccanica zoppica: secondo gli ultimi dati Federmeccanica nella prima parte dell’anno la produzione industriale italiana nel suo complesso ha infatti continuato a evidenziare risultati in peggioramento nel secondo trimestre, rispetto al primo, anche se poi complessivamente, nell’intero periodo gennaio-giugno 2023, la produzione metalmeccanica è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%) rispetto all’analogo semestre 2022. Anche l’export metalmeccanico, a livello nazionale, pur risentendo del rallentamento in atto del commercio mondiale, segna risultati ancora positivi. Nel primo semestre 2023, le esportazioni sono, infatti, cresciute del 6,0% e le importazioni del 2,9% ma, per entrambi i flussi, la dinamica trimestrale evidenzia un rallentamento.
Situazione analoga anche a livello locale, come risulta dalle rielaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Bergamo, in cui si registra, nel secondo trimestre 2023, una fase congiunturale di rallentamento per la metalmeccanica bergamasca, per quanto con andamenti differenziati tra i diversi comparti. Chiude meglio di tutti il comparto della meccatronica e dei macchinari, in crescita del 4% sul trimestre precedente, e dell’1% sullo stesso periodo del 2022: uno dei pochi segni tendenziali positivi della manifattura bergamasca in un trimestre che ha segnato un rimbalzo negativo del -2,5%. Il dato della produzione trova conferma anche nell’andamento dell’export, che ha visto una brillante performance dei beni strumentali e in particolare dei macchinari.
Maggiori invece le difficoltà per il comparto siderurgico e dei prodotti in metallo, che, malgrado la crescita del 2% sul primo trimestre, perde il 9% nel confronto con lo stesso periodo del 2022, e per la componentistica automotive, che evidenzia una discesa sia rispetto ai tre mesi precedenti (-5%), sia rispetto all’analogo periodo 2022 (-8%).
In generale per tutti i comparti la domanda estera sembra premiare più di quella interna, come dimostra il consuntivo semestrale dell’export, chiuso con variazioni positive comprese tra l’11% e il 16%.
Queste difficoltà si riflettono sugli imprenditori, con giudizi per Bergamo in negativo sui consuntivi di produzione. La propensione all’export dell’industria orobica ne determina una maggiore esposizione al rallentamento del commercio mondiale: questo spiega il manifestarsi, nel secondo trimestre, di segnali di preoccupazione sul portafoglio ordini e sull’esubero delle scorte, specialmente nel caso delle materie prime. Dall’indagine emerge anche una previsione per il terzo trimestre di diminuzione dell’attività produttiva nel 36% dei rispondenti, di stazionarietà nel 30% e di aumento nel 34%.
«Questi dati - spiega Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo - confermano la fase di rallentamento per la meccanica bergamasca, ma al tempo stesso mettono in luce la resilienza del settore nel suo complesso che, grazie alla grande diversificazione, può contare sulle buone performances di alcuni comparti, primo fra tutti quello dei macchinari, in evidenza anche per quanto riguarda l’export. Abbiamo però di fronte scenari caratterizzati da grande incertezza, sia per quanto riguarda le evoluzioni geo-politiche, sia per il perdurare delle tensioni legate al costo del denaro, che inevitabilmente si riflettono sulle prospettive a breve e medio termine, generando grande prudenza e rallentando il ciclo degli investimenti».
Per Piccinali si tratta di «un contesto difficile, nel quale operano ogni giorno gli imprenditori sono comunque chiamati a spingere sui percorsi di innovazione per mantenere e accrescere la competitività sui mercati internazionali. Auspichiamo che i prossimi provvedimenti governativi siano all’insegna del supporto agli investimenti in tecnologia e sicurezza e non complichino ulteriormente il quadro normativo fiscale e previdenziale».
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